La relazione tra esseri umani e natura è un rapporto da rifondare, in quanto la tradizione laica e religiosa ha sottolineato e perpetuato l’assoluto dominio dell’uomo, che sin dai suoi primordi ha dovuto difendersi da essa, vedendola minacciosa, mettendo in campo strategie e comportamenti per garantirgli la supremazia.
Adesso invece non è più così: siamo noi che dobbiamo difendere la natura, compresi gli animali, in quanto ne va della nostra stessa sopravvivenza.
Molti ancora pensano che incendiare un bosco, inquinare una falda acquifera sia moralmente e giuridicamente meno grave che uccidere un uomo ma non è così! Occorre cambiare prospettiva, riuscendo a responsabilizzarsi. Non dobbiamo vedere la natura e l’uomo in un sistema piramidale, in cui l’essere umano è la vetta. La natura è in realtà come una catena, in cui ad ogni anello è necessario riconoscere pari dignità, perché l’uno non può sussistere senza l’altro. Non ci sono quindi gerarchie, e noi stessi siamo anelli di questo sistema. Spetta quindi a ciascuno di noi tutelare ogni aspetto della catena, valorizzando la funzione ecologica delle piante e degli animali, riconoscendo ad essi il loro valore intrinseco, fine a se stesso e non in funzione dell’uomo.
È vero, l’uomo ha un’intelligenza superiore rispetto agli altri componenti della natura, ma come tale non gli viene legittimata una presunta superiorità di dominio, bensì una maggiore responsabilità nel garantire la salute dell’ecosistema, includendo animali e piante nella comunità morale. Noi tutti dobbiamo comprendere che siamo parte attiva nel processo di crescita della salute e del benessere dell’ambiente, non ne siamo semplici spettatori.