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La scoperta di James Parkinson
Nel 1817, il medico inglese James Parkinson descrisse per la prima volta i sintomi della malattia di Parkinson. Questo quadro clinico includeva riduzione progressiva della mobilità, movimenti involontari, rigidità muscolare e andatura rallentata.
La sindrome, nota come paralisi agitante da Parkinson, divenne il punto di partenza per la definizione successiva della malattia. Parkinson formulò anche una descrizione clinica precisa e ipotizzò le possibili cause, tra cui l’inquinamento di Londra.
La scoperta della Substanzia Nigra
Nella seconda metà del diciannovesimo secolo, Jean-Marie Charcot dell’Università Sal Petrier di Parigi descrisse la Substanzia Nigra, la sostanza nera del cervello che si impoverisce nei malati di Parkinson. Questa scoperta contribuì alla comprensione anatomopatologica della malattia.
Gli antichi manuali indiani descrivevano segni della malattia di Parkinson e ipotizzavano una cura attraverso l’assunzione di legumi. Questi legumi contengono levodopa, il farmaco utilizzato ancora oggi per trattare la malattia di Parkinson.
La malattia di Parkinson oggi
La malattia di Parkinson è considerata un disturbo degenerativo cronico e progressivo che colpisce la sostanza nera del cervello, responsabile della produzione di dopamina. La progressiva perdita di neuroni produttori di dopamina porta ai sintomi cardinali della malattia: tremore, lentezza dei movimenti, rigidità muscolare e discinesia.
La terapia per la malattia di Parkinson deve essere gestita da un neurologo specializzato. La malattia può evolvere attraverso diverse fasi, con periodi di miglioramento controllato seguiti da peggioramenti e fluttuazioni motorie. Il medico curante definirà il percorso terapeutico più adatto a ogni paziente.