Care amiche, pensate a questo cliché: ogni mattina la maggior parte delle persone si sveglia, fa colazione, la doccia e incomincia un’altra giornata di lavoro, che consente di poter mantenere se stessi e la propria famiglia, andare in vacanza, fare shopping… Intanto gli anni passano e si continua a lavorare, mangiare, allevare i figli, andare in vacanza, mettere i soldi da parte, andare in pensione e aspettare l’ultimo respiro e via, quando tutto è finito.
Si trascorrono anni di una vita senza un’apparente ragione, senza sapere, né chiedersi “perché” si sta vivendo. Potremmo paragonare questa modalità d’esistenza a una persona alla quale è stato chiesto di correre senza dirle il motivo. Una persona sana di mente si rifiuterebbe, allora per quale motivo continuare a vivere senza chiedersi “a che fine”? E voi, amiche, vi siete mai chieste qual è lo scopo della vostra vita?
Nel corso dei millenni abbiamo sviluppato un sistema di schemi che ci consente di garantirci la sopravvivenza, ma che ancora non ci offre la possibilità di sentirci realizzati, felici, gioiosi. La maggioranza dell’umanità, nell’ignoranza della propria essenza, non essendo consapevole del proprio scopo, avverte soltanto l’azione della forza antagonista; se provate infatti a chiedere a un uomo per strada, come va la sua vita, cosa pensa dell’esistenza, vi racconterà probabilmente molti dei suoi problemi, delle continue difficoltà che incontra.
A una mente conflittuale l’esistenza appare come un flusso ininterrotto d’ostacoli, problemi e difficoltà. L’intero pianeta è percepito come un campo di azioni di una forza cieca inspiegabile, che sembra impedire il raggiungimento di uno scopo. Ma in realtà non è così: noi incontriamo solo gli ostacoli che proprio noi abbiamo creato, perché – come dico sempre – il sabotatore di noi stessi siamo noi, siamo noi l’ostacolo a ogni nostro raggiungimento!