Rambutan, il frutto esotico alleato della digestione e del controllo del peso

Ricco di fibre solubili e insolubili, oltre che di antiossidanti, il rambutan è prezioso per la linea e per la salute

Pubblicato: 24 Aprile 2024 09:10

Ivana Barberini

Giornalista specializzata in Salute e Benessere

Giornalista ed economa dietista, scrive articoli su salute, alimentazione e benessere ed è specializzata nell’editing di volumi e pubblicazioni medico-scientifiche.

Originario dell’Indonesia e della Malesia, il rambutan è un frutto ricco di benefici per la salute che è utile conoscere.

Dall’inconfondibile guscio rosso e peli verdi, un aspetto che ricorda un riccio di mare, non è solo un piacere per gli occhi, ma è anche un toccasana per la digestione e può essere un valido alleato per chi desidera mantenere o raggiungere il peso forma ideale.

Grazie al suo ricco contenuto di fibre solubili e insolubili, nonché di antiossidanti, favorisce il benessere dell’intestino e migliora la qualità della flora batterica intestinale.

Cos’è il rambutan

Il rambutan, nome scientifico Nephelium lappaceum, è un frutto esotico, di forma ovoidale, che arriva dal Sud-Est Asiatico, molto diffuso in Malesia. Il suo nome, infatti, deriva dalla parola malese “rambut”, che significa capelli. Attualmente è coltivato anche in India, Indonesia, Tailandia e in alcune zone degli Stati Uniti.

Si presenta con una buccia dal vivace colore rosso e aculei morbidi e flessibili, dalle tonalità dal giallo al verde, che racchiudono al loro interno una polpa succosa e dolce.

Noto anche come “litchi peloso” per la sua somiglianza con il litchi, il rambutan è apprezzato per le sue eccezionali proprietà nutrizionali, al pari di superfood come la spirulina e frutti rossi. È poi un’ottima fonte di antiossidanti e vitamina C, ma anche di acidi grassi salutari e proteine.

Ma non basta: è ricco di flavonoidi e composti fenolici, tra cui quercetina, corilagina, acido ellagico e geraniina, particolarmente noti per la salute della pelle e per l’intensa attività antiossidante.

Per questo motivo è un frutto molto usato anche nell’industria cosmetica, dove è incorporato in creme e sieri per migliorare l’aspetto della pelle.

Ma come si coltiva il rambutan? È una pianta che cresce nei climi tropicali e umidi e si adatta a molti terreni, soprattutto quelli alluvionali, molto ricchi di sostanze organiche. La propagazione in coltura avviene principalmente per talea.

Miti e leggende

Il rambutan non è solo un frutto esotico apprezzato per la sua piacevolezza, ma è anche avvolto da un’aura leggendaria che affonda le radici nelle antiche culture asiatiche.

Tra le varie storie, la più particolare riguarda la sua origine. Si narra che il rambutan sia stato il frutto preferito dagli spiriti della foresta in Malesia e in Indonesia. Sarebbero stati gli spiriti ad aver piantato i primi alberi di rambutan per proteggere i villaggi dalle forze maligne, grazie alla “peluria” del frutto che simboleggiava i loro poteri magici.

In alcune zone dell’Asia, invece, il frutto rosso è protagonista di riti di fertilità e abbondanza. Durante le cerimonie, i frutti sono offerti agli dei per chiedere un raccolto generoso e la prosperità della comunità.

Si crede anche che mangiare rambutan possa portare fortuna, specialmente prima di intraprendere un viaggio o una nuova impresa.

Sono tutte leggende che arrivano da un patrimonio culturale che fanno del rambutan non solo un frutto delizioso, ma anche un simbolo di tradizioni profondamente radicate nelle culture locali.

A cosa fa bene il rambutan?

Oltre a un profilo nutrizionale di tutto rispetto, quindi ricco di micronutrienti essenziali come vitamine e sali minerali, il rambutan si distingue per la presenza di composti bioattivi che hanno attirato l’attenzione dell’industria farmaceutica e cosmetica, specialmente per le sostanze estratte dalla buccia e dai semi.

Ecco le principali proprietà.

Azione antiossidante

La prima e forse la più importante caratteristica del rambutan è l’azione antiossidante, non solo della polpa ma anche dei semi e della buccia, solitamente non edibili.

Diversi studi hanno evidenziato che i semi e la buccia, in particolare, possiedono proprietà antiossidanti di molto superiore alla polpa, sebbene quest’ultima sia un’ottima fonte di vitamina C, un antiossidante naturale. Mangiare 5-6 frutti, infatti, soddisferà il 50% del fabbisogno giornaliero di questa vitamina.

Il consumo di questo frutto, quindi, aiuta a combattere i radicali liberi e a ridurre lo stress ossidativo, quindi l’invecchiamento cellulare.

Favorisce la digestione

Il rambutan aiuta a migliorare la funzione intestinale grazie al suo alto contenuto di fibre alimentari solubili e insolubili, quindi esercita un’efficace azione prebiotica nutrendo la flora batterica intestinale.

Circa la metà della fibra nella sua polpa è insolubile, quindi attraversa l’intestino senza essere digerita. In questo modo aumenta il volume delle feci, favorendo il transito intestinale e riducendo il rischio di stitichezza.

L’altra metà della fibra, invece, è solubile e dunque fornisce “cibo” per i batteri intestinali. A loro volta, questi batteri “buoni” producono acidi grassi a catena corta che alimentano le cellule dell’intestino. Inoltre, secondo alcune ricerche, sembrerebbero ridurre l’infiammazione e migliorare i sintomi dei disturbi intestinali, come la sindrome del colon irritabile (IBS), il morbo di Crohn e la colite ulcerosa.

Antimicrobico

Le proprietà antimicrobiche del rambutan hanno reso questo frutto un antico rimedio antiparassitario e per trattare gli stati febbrili nella medicina tradizionale malese.

In tempi più recenti, invece, gli estratti dei semi e della buccia hanno dimostrato un’attività inibitoria contro vari batteri patogeni, sia gram-positivi che gram-negativi, come lo Staphylococcus aureus e l’Escherichia coli.

L’uso del frutto essiccato come astringente, invece, sembra essere utile per contrastare disturbi gastrici e dissenteria.

L’attività antibatterica è stata analizzata anche da uno studio condotto su animali portato avanti da un team di ricercatori malese nel 2020. La ricerca ha indagato sui composti bioattivi nel rambutan, come tannini, corilagina, geraniine e acido ellagico. Si tratta di sostanze che sembrerebbero in grado di alterare le pareti cellulari degli agenti patogeni inibendone la crescita. Tuttavia, sono necessari studi su più larga scala per verificare l’effetto antibatterico del rambutan.

Potenziali benefici del rambutan per la fertilità

Questo è uno degli aspetti che ha maggiormente suscitato l’attenzione dei ricercatori. Il rambutan contiene varie molecole attive che possono supportare la fertilità sia negli uomini, sia nelle donne.

Anche i benefici per la salute riproduttiva maschile sono stati oggetto di interesse nella ricerca preliminare. I composti come la catechina, la quercetina e i polifenoli, potrebbero potenzialmente migliorare la qualità e la motilità dello sperma, un fattore essenziale per il successo del concepimento.

Sebbene siano diversi gli studi in questa direzione, sono ancora insufficienti e sono necessarie altre ricerche per stabilire la reale portata dei benefici del rambutan sulla fecondità.

Usi in cosmetica

Gli estratti di rambutan sono molto utilizzati per i trattamenti della pelle e dei capelli. Sono piuttosto efficaci contro funghi e batteri, riducono arrossamenti e infiammazioni e, grazie alla presenza degli antiossidanti, sono incorporati nei prodotti antiage per migliorare l’elasticità della pelle.

I benefici però si estendono anche ai capelli, con un effetto rinforzante che promuove la crescita e rafforza i follicoli piliferi.

Rambutan a dieta

Come per tutta la frutta, anche il rambutan può aiutare a perdere peso. È povero di calorie ma, grazie alle fibre, favorisce il senso di sazietà, riducendo la sensazione di fame e dunque promuovendo la perdita di peso nel tempo.

La fibra solubile, di cui è ricco, a contatto con l’acqua forma una sostanza gelatinosa nell’intestino che aiuta a rallentare la digestione e l’assorbimento dei nutrienti. Il risultato: meno appetito, più pienezza e meno calorie introdotte.

Inoltre, se la polpa ha un sapore delicato e gradevole, con le bucce si può preparare una squisita bevanda diuretica dall’effetto detox. Si lasciano in infusione le scorze per 15 minuti e si ottiene un’ottima tisana che aiuta la digestione e contrasta la ritenzione idrica.

Ma quanto se ne può mangiare? Il rambutan è un frutto e come tale è ricco di zuccheri semplici, gli stessi che gli conferiscono il sapore dolce. È bene dunque non esagerare con il consumo, tenendo presente che una porzione da circa 150 grammi di frutta corrisponde a circa 5 o 6 frutti.

Per il resto, non si tratta di un alimento miracoloso “brucia grassi”. Si può integrare nella dieta, ma per dimagrire occorre sempre seguire una dieta ipocalorica bilanciata, fare attività fisica e adottare uno stile di vita sano e consapevole.

Che gusto ha e come si mangia il rambutan?

Sono più di 50 le varietà di questo frutto, ma il sapore è generalmente zuccherino, con piccole note acide. Nelle cucine orientali è usato proprio per la sua dolcezza e la capacità di zuccherare in modo naturale alcune bevande come il tè.

Il rambutan non è facile da trovare fresco in italia ma può essere acquistato in scatola, sotto forma di succo o come marmellata.

Per capire se il frutto è maturo, basta osservare il colore delle spine. Più sono rosse, più il frutto è maturo.

Per mangiarlo occorre rimuovere la buccia esterna tagliandola con un coltello, poi si preme il frutto dai lati opposti rispetto al taglio e la polpa bianca dovrebbe uscire facilmente.

Attenzione: la polpa contiene un grosso seme al centro, non edibile e che si può scartare come il nocciolo di una ciliegia. Una volta aperto, il rambutan si può gustare fresco, al naturale, come un qualsiasi frutto o aggiunto a macedonie o a estratti di frutta e verdura.

È ottimo abbinato ad altri frutti tropicali come il litchi, il frutto della passione o il mango per sperimentare nuovi sapori in cucina.

Controindicazioni

Il consumo di rambutan è considerato sicuro, in particolare la polpa.

Buccia e seme, invece, che solitamente non si mangiano, potrebbero essere tossici. I semi, nello specifico, potrebbero avere effetti sedativi e provocare sonnolenza.

Mangiarne troppo, inoltre, può comportare problemi gastrointestinali come la diarrea e gas intestinali in eccesso, per la sua alta quantità di fibre.

Occorre poi fare attenzione a possibili reazioni allergiche, mentre chi soffre di diabete dovrebbe limitarne il consumo per il suo elevato contenuto zuccherino.

Fonti bibliografiche

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