Alzheimer: i cibi da portare in tavola e quelli da evitare 

I consigli degli esperti sulla dieta ideale per prevenire la malattia di Alzheimer

Pubblicato:

Luana Trumino

Editor specializzata in Salute & Benessere

Laureata in Scienze dell’Alimentazione e Nutrizione Umana, da oltre 15 anni scrive di benessere, occupandosi prevalentemente del rapporto tra nutrizione e salute.

Solo in Italia, la malattia di Alzheimer colpisce oltre 1,2 milioni di persone. Dati destinati a crescere a causa dell’aumento e dell’invecchiamento della popolazione, tanto che si stima che nel 2030 saranno 1,6 milioni. 

Perdita di memoria, difficoltà nel comprendere di cosa si sta parlando, difficoltà nell’eseguire compiti quotidiani, cambiamenti di umore sono i sintomi più comuni che, con il progredire della patologia, possono condurre le persone colpite fino a disabilità e perdita della propria indipendenza. Anche se ad oggi non esiste una cura, un sano stile di vita che comprenda un’alimentazione sana e bilanciata, attività fisica, poco alcol e niente fumo possono avere un ruolo preventivo. In particolare – si legge nell’opuscolo informativo Linee Guida Dietetiche per la prevenzione della demenza di Alzheimer (Ed. Agire Ora) curato dal Physicians Committee for Responsible Medicine PCRM (Comitato dei Medici per una Medicina Responsabile) e tradotto dalla dott.ssa Luciana Baroni, medico neurologo e nutrizionista – l’evidenza suggerisce che le abitudini dietetiche e l’esercizio possano ridurre il rischio di circa la metà o più. 

Cosa portare in tavola

Gli esperti hanno stilato una serie di Linee guida sugli alimenti che non devo mancare in tavola. Tra questi:

Cosa evitare

Di contro, gli studiosi suggeriscono la riduzione, nella dieta quotidiana, di una serie di nutrienti. 

Raccomandano innanzitutto di ridurre al minimo l’assunzione di grassi saturi e trans. I grassi saturi sono contenuti principalmente nei latticini, nelle carni, e in alcuni oli (di cocco e di palma). I grassi trans si trovano in molti prodotti dolci industriali e cibi fritti e sono elencati nell’etichetta nutrizionale anche con la dicitura “grassi parzialmente idrogenati”. Il meccanismo attraverso il quale alcuni grassi possono agire sul cervello rimane un argomento di ricerca, si legge nell’opuscolo. Ma gli studi suggeriscono che i cibi che contengono elevate quantità di grassi e/o l’aumento dei livelli di colesterolo nel sangue da questi causato possano contribuire alla formazione delle placche di beta-amiloide nel cervello, un reperto tipico di demenza di Alzheimer. Questi stessi cibi possono, inoltre, aumentare il rischio di obesità e di diabete mellito tipo 2, fattori di rischio accertati per la demenza di Alzheimer.

Attenzione anche ai metalli nascosti. Ferro e rame sono entrambi necessari per un organismo sano, ma alcuni studi hanno messo in relazione eccessive assunzioni di questi metalli con problemi cognitivi. Il Comitato dei Medici per una Medicina Responsabile mette poi in guardia dall’alluminio, anche se il suo ruolo nella demenza di Alzheimer rimane controverso. 

Importante, infine, è praticare almeno 120 minuti di attività fisica aerobica alla settimana. Lo studio “The Association Between Midlife Cardiores- piratory Fitness Levels and Later-Life Dementia: A Cohort Study”, pubblicato sulla rivista Annals of Internal Medicine, ha rilevato che gli adulti che praticano attività fisica intorno ai 40 anni hanno minori probabilità di diventare dementi dopo i 65 anni in confronto ai loro coetanei sedentari. Un’altra ricerca analoga condotta a New York e pubblicata su Jama ha trovato che gli adulti che praticano attività fisica e seguono una dieta sana possono ridurre fino al 60% il rischio di sviluppare demenza. Un motivo in più per praticare con regolarità una sana attività motoria giornaliera. 

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