GF Vip, mea culpa di Signorini: “Mi pento delle cadute di stile. Ma accadono ovunque”

Alfonso Signorini commenta le cadute di stile avvenute quest’anno al GF, con tanto di squalifiche e polemiche: “Mi pento e ho sbagliato, ma le cadute, i litigi, le parolacce ci sono in ogni casa italiana”

Pubblicato: 12 Febbraio 2021 11:04

DiLei

Redazione

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Alfonso Signorini, intervistato su Repubblica, parla per la prima volta delle (tante) cadute di stile avvenute quest’anno al GF Vip, dalle parolacce al body shaming in diretta, dalle gravi accuse verso personaggi noti ai siparietti poco edificanti avvenuti dentro la Casa. E il conduttore ammette le sue colpe e si scusa, facendo però notare che le liti, le cadute di stile, le parolacce, avvengono in ogni casa Italiana.

Le cadute ci sono state ed è quasi inevitabile per la natura stessa del programma, io parlo delle 24 ore in diretta. Come accade in qualsiasi casa, ci sono cadute, litigi, parolacce che non vorresti mai vedere. Gli imprevisti sono senza filtri

Anche quelli davvero brutti e inaspettati, come il dal body shaming di Antonella Elia contro Samantha De Grenet o le gravissime accuse di Alda D’Eusanio al compagno di Laura Pausini:

Orrende,  Ci mancherebbe, dico la verità. Mi pento di non aver sentito la battuta di Mario Balotelli, ho rimproverato i miei. La Elia ha sbagliato e mi sono vergognato di non averla interrotta. Ho sbagliato. Quando ho sentito Alda mi sono agghiacciato, ho capito che era una scheggia impazzita e ho voluto l’espulsione immediata

Quanto al ruolo della squadra di autori del reality, Signorini aggiunge:

È vero che ci sono. Incontrano anche i concorrenti in confessionale, ma alla fine sono gli inquilini i protagonisti. Uno si comporta com’è, nel bene e nel male: il limite è il proprio modo di essere. Quando fai un casting cerchi un mix, le personalità forti sono preponderanti, non cerchi solo i personaggi fuori dagli schemi ma ci deve essere una giusta alchimia. Sono entrato due anni fa con rispetto, GF è una macchina da guerra che esiste da 20 anni. C’è un capoprogetto che si chiama Andrea Palazzo. I giochini mi deprimono, l’attenzione al racconto e all’emozione è nelle mie corde.

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