Melatonina: come usarla contro Parkinson e Alzheimer

La melatonina impedisce alla cellula sana di morire, ecco quali sono i motivi e gli effetti per cui è efficace per la terapia del Parkinson e dell'Alzheimer negli anziani

Pubblicato: 20 Maggio 2024 14:33

Federico Beretta

Medico chirurgo

Medico Chirurgo abilitato, da anni collabora con diversi magazine online e si occupa di divulgazione medico/scientifica.

La malattia di Parkinson e quella di Alzheimer sono due patologie neurodegenerative molto frequenti nei soggetti anziani. Esploriamole brevemente e indaghiamo il ruolo della melatonina come alleato terapeutico in queste condizioni.

La malattia di Parkinson

La malattia di Parkinson è un disturbo cerebrale che provoca una graduale perdita di controllo dei movimenti, manifestandosi con tremori, rigidità muscolare, rallentamento dei movimenti e problemi di equilibrio. In alcuni casi, può anche portare a problemi cognitivi o demenza, con deterioramento della memoria e delle capacità di apprendimento nel tempo.

Questo disturbo è causato dal danneggiamento delle regioni cerebrali note come gangli della base, responsabili del controllo del movimento e dell’equilibrio. Uno dei sintomi più comuni è il tremore, solitamente in una regione del corpo a riposo. Non esiste una cura definitiva per la malattia di Parkinson, ma esistono trattamenti per gestire i sintomi.

La diagnosi viene effettuata valutando i sintomi del paziente e grazie a esami come la tomografia computerizzata o la risonanza magnetica per immagini, che sono utili per escludere altre malattie cerebrali. Il trattamento comprende interventi fisioterapeutici e farmacologici, come levodopa e carbidopa, e, nei casi avanzati e refrattari agli altri trattamenti, interventi chirurgici come la stimolazione cerebrale profonda.

Nei casi avanzati, i pazienti possono richiedere assistenza per le normali attività quotidiane, come mangiare, vestirsi e gestire l’igiene personale. È importante per i caregiver ricevere supporto e informazioni sulla malattia di Parkinson per gestire al meglio le esigenze del paziente.

La malattia di Alzheimer

La malattia di Alzheimer è una forma di demenza che di solito colpisce le persone di età superiore ai 65 anni, causando difficoltà nella memoria, nel pensiero, nella comprensione e nell’apprendimento.

I sintomi peggiorano nel tempo, portando i pazienti ad avere bisogno di assistenza per svolgere le attività quotidiane. Questo disturbo danneggia il tessuto cerebrale e interessa, con più frequenza gli anziani, le donne e i soggetti con familiari affetti dalla stessa malattia.

Inizialmente, i pazienti possono avere difficoltà a ricordare eventi recenti, con una progressiva perdita di memoria nel tempo. Dopo la diagnosi, la maggior parte dei pazienti vive circa 7 anni durante i quali possono essere utilizzati farmaci per rallentare l’evoluzione della patologia e per cercare di contenere i sintomi.

Le cause precise della malattia non sono completamente note, ma sembra che sostanze anomale nel cervello interferiscano con il normale funzionamento delle cellule cerebrali, portando alla loro morte.

La malattia di Alzheimer provoca una serie di sintomi, tra cui difficoltà di memoria, di linguaggio, di ragionamento e alterazione della personalità, rendendo le normali attività quotidiane difficili da svolgere. A mano a mano che progredisce, i pazienti possono diventare disorientati, irritabili e perdere la capacità di riconoscere persone e oggetti familiari.

La diagnosi viene solitamente fatta in base ai sintomi riportati, all’esame fisico e ad altri test come le analisi del sangue e le tecniche di imaging cerebrale (TC o Risonanza Magnetica). Il trattamento può includere farmaci per rallentare la progressione della patologia e interventi di supporto per la persona.

Prendersi cura di un paziente con Alzheimer può essere stressante per i caregiver, ed è importante che essi ricevano sostegno e assistenza per gestire le necessità del paziente e prendersi cura della propria salute mentale e fisica.

Alcuni accorgimenti possono aiutare a prevenire la malattia di Alzheimer, come mantenere il colesterolo e la pressione sanguigna sotto controllo, fare regolarmente attività fisica e mantenere attiva la mente. Limitare il consumo di alcol può essere utile, anche dopo la diagnosi della malattia.

La melatonina: come usarla in caso di malattia di Parkinson o Alzheimer

La melatonina è un ormone prodotto dalla ghiandola pineale e è deputato alla regolazione del ciclo sonno-veglia. È disponibile come integratore, principalmente utilizzato per trattare l’insonnia e per alleviare i sintomi del jet lag o dei turni lavorativi alternati. Alcune ricerche indicano che potrebbe anche essere utile nel risincronizzare il ritmo sonno-veglia in persone con malattia di Alzheimer in fase iniziale, malattia di Parkinson o con disturbo affettivo stagionale.

Ha effetti diffusi nel corpo e sembra influenzare anche l’andamento nella malattia Parkinson, in particolare attraverso il miglioramento della risposta antiossidante e il supporto alla funzione dei ritmi circadiani, che risultano alterati nei pazienti con Parkinson. Diversi studi hanno dimostrato che la melatonina può ridurre la degenerazione neuronale, lo stress ossidativo e l’infiammazione nel Parkinson, migliorando anche i sintomi non motori come i disturbi del sonno. Tuttavia, ulteriori studi sono necessari per valutare appieno i suoi effetti nei pazienti con Parkinson sia sui sintomi clinici sia sui meccanismi molecolari.

La riduzione della secrezione di melatonina nei pazienti con malattia di Alzheimer è associata alla disorganizzazione dei ritmi circadiani, ai disturbi del sonno e alla compromissione delle funzioni cognitive. Inoltre, la “sindrome del tramonto”, caratterizzata da agitazione e confusione durante le ore serali, è comune nei pazienti con malattia di Alzheimer. L’assunzione di melatonina sembra avere effetti positivi su questa sindrome e altri disturbi del sonno in questi pazienti. Alcuni ricercatori sudamericani hanno condotto una revisione degli studi sull’uso della melatonina in pazienti con Alzheimer e Mild Cognitive Impairment (MCI) per valutarne l’efficacia. I risultati suggeriscono che l’assunzione di melatonina potrebbe essere utile come terapia aggiuntiva per i pazienti con MCI, ma ulteriori studi sono necessari per confermare i benefici nei pazienti con malattia di Alzheimer.

Gli integratori di melatonina sembrano influenzare positivamente il ciclo sonno-veglia e possono essere utili per brevi periodi di tempo, come nel caso del jet lag o dell’insonnia temporanea. Tuttavia, non vi è molta evidenza che sia efficace nel trattare l’insonnia cronica.

Tra gli effetti collaterali potenziali ci sono cefalea e depressione temporanea o il peggioramento di una depressione preesistente. Non è chiaro se l’uso a lungo termine sia sicuro e ci sono alcune precauzioni da prendere, come consultare un medico prima dell’assunzione, specialmente per coloro che soffrono di epilessia, di malattie autoimmuni, stanno cercando di concepire o sono in trattamento con warfarin.

La melatonina può interagire con alcuni farmaci, come il warfarin e le benzodiazepine, potenziandone gli effetti. Alcuni farmaci possono influenzare i livelli di melatonina nel corpo, quindi è importante informare il medico di tutti i farmaci in uso prima di iniziare ad assumere la melatonina.

In conclusione, la melatonina può essere un alleato nelle prime fasi della malattia di Alzherimer per la gestione dei ritmi sonno-veglia e nella malattia di Parkinson. E’ importante consultare il proprio medico prima di iniziarne l’assunzione e valutare insieme a lui i possibili effetti benefici e collaterali, soprattutto in caso di condizioni mediche preesistenti.

Fonti bibliografiche:

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