Il caffè fa bene a chi soffre di malattie renali?

Secondo una recente analisi il consumo di caffeina potrebbe avere un effetto positivo in caso di malattie renali croniche.

Pubblicato: 12 Marzo 2024 11:00

Biagio Flavietti

Farmacista e nutrizionista

Farmacista e nutrizionista, gestisce dal 2017 una pagina di divulgazione scientifica. Appassionato di scrittura ed editoria, lavora come Web Content Editor per alcune realtà del settore farmaceutico e nutrizionale.

Il caffè è una bevanda consumata in tutto il mondo e in Italia rappresenta un vero è proprio rito. Molte persone non riescono a iniziare la giornata senza una tazzina di caffè o un caffè lungo in stile “americano”. Per non parlare delle pause studio e lavoro, dove il caffè assume un valore sociale e ricreativo.

Insomma, per molti il caffè può essere una bevanda irrinunciabile. Ma quanti caffè al giorno si possono bere? e soprattutto l’assunzione di questa bevanda può provocare problematiche a livello renale? In questo articolo, esploreremo ciò che dice la ricerca scientifica sul legame tra caffè e malattie renali, analizzando i potenziali benefici e fornendo raccomandazioni basate sulle principali linee guida. 

Cos’è il caffè

Il caffè è una bevanda nervina e aromatica preparata attraverso l’infusione o l’estrazione dei semi tostati di Coffea, una pianta della famiglia delle Rubiacee. I semi di caffè vengono macinati e infusi con acqua calda per produrre una bevanda dal sapore ricco e amaro, amata da milioni di persone in tutto il mondo. Il caffè contiene caffeina, una sostanza psicoattiva che stimola il sistema nervoso centrale, aumentando la concentrazione e riducendo la stanchezza. Oltre alla caffeina, il caffè contiene anche una serie di composti bioattivi, tra cui antiossidanti e polifenoli, che possono offrire alcuni benefici per la salute quando consumato con moderazione.

Nel 2015, l’European Food Safety Authority (EFSA) ha stabilito i limiti per la quantità di caffeina da assumere ogni giorno senza creare danno alla salute. Si tratta di una dose giornaliera che va dai 200 ai 400 mg, con una quantità limite che corrisponde a un massimo di 5 tazzine di caffè espresso al giorno.

La caffeina non solo nel caffè…

Spesso si associa la caffeina solo all’assunzione di caffè, ma non è cosi! Sono molte le bevande che contengono caffeina al loro interno e per questo proponiamo una tabella riassuntiva con il contenuto medio di caffeina in alcune bevande comuni:

Bevanda Contenuto approssimativo di caffeina (per 8 once / circa 240 ml)
Caffè espresso 63-75 mg
Caffè filtrato 95-165 mg
Caffè istantaneo 27-173 mg
Tè nero 14-70 mg
Tè verde 24-45 mg
Tè bianco 15-30 mg
Tè oolong 12-55 mg
Bevande energetiche 80-160 mg
Bevande gassate 0-55 mg
Cioccolato (barretta) 5-20 mg

Questi valori sono approssimativi e possono variare in base al metodo di preparazione, al tempo di infusione, alla marca e ad altri fattori. Si consiglia di consultare le etichette dei prodotti per informazioni specifiche sul contenuto di caffeina.

Quali sono le assunzioni medie di caffeina per le varie fasce d’età?

Le assunzioni quotidiane medie, pur variando a seconda degli Stati membri dell’Unione Europea, sono comprese nelle seguenti fasce:

Il problema è che la caffeina non arriva nel corpo solo attraverso l’assunzione di caffè, ma anche di altre bevande o alimenti. Per questo i bambini sono sempre più esposti ad alti livelli di caffeina. Ci sono grosse differenze tra le diverse nazioni dell’UE per quanto riguarda il contributo delle diverse fonti alimentari al totale della caffeina assunta dagli adolescenti, ad esempio. Il cioccolato è risultato essere la fonte numero uno in sei sondaggi, il caffè in quattro sondaggi, le bevande a base di cola in tre, e il tè in due. Nella maggior parte dei Paesi il cioccolato (che comprende anche le bevande a base di cacao) è stata la fonte principale di caffeina per i bambini dai 3 ai 10 anni, seguito da tè e bevande alla cola.

Come viene metabolizzata la caffeina?

La caffeina viene assunta normalmente all’interno di caffe, cioccolato o di altre bevande energizzanti. Quando assunta per via orale, questa molecola viene assorbita rapidamente e completamente dall’organismo. Gli effetti stimolanti insorgono circa dopo 15 – 30 minuti dopo l’ingestione e permangono per alcune ore. Per gli adulti l’emivita della caffeina, ovvero il tempo che l’organismo impiega a eliminare il 50% della caffeina, varia ampiamente a seconda di fattori quali l’età, il peso corporeo, la gravidanza, l’assunzione di farmaci e lo stato di salute del fegato. Negli adulti sani in media l’emivita è di circa quattro ore, con oscillazioni dalle due alle otto ore.

Caffeina e benessere epatico

Una delle domande più frequenti è quelle che riguarda l’assunzione di caffè e il benessere epatico. Proprio su questa tematica è intervenuto l’Istituto Superiore di Sanità sfatando un vero e proprio falso mito: non è vero che il caffè danneggia il fegato, anzi, molti studi scientifici hanno dimostrato che un moderato consumo, addirittura, può provocare effetti benefici e protettivi.

Come è noto, avere un fegato sano significa assicurare il benessere dell’intero organismo umano. Questo organo si occupa della pulizia del sangue eliminando le sostanze nocive e aiutando a depurare il corpo, produce la bile che scompone il grasso contenuto nei cibi e ne favorisce l’assorbimento e si occupa dell’immagazzinamento del glucosio in eccesso. In passato consumare caffè era stato considerato una cattiva abitudine, quasi al pari del bere e del fumare e nel 1991 l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), inserì addirittura il caffè tra le sostanze “possibilmente cancerogene per gli esseri umani”.

Nel 2016, l’IARC (l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro) ha confermato che non ci sono prove sufficienti per affermare un quadro di questo tipo, sottolineando invece come da possibile causa della cirrosi, il caffè possa essere addirittura un protettore nei confronti di gravi patologie epatiche. Non solo, sulla base di successive evidenze scientifiche, l’ISS spiega che un consumo quotidiano didue o tre tazzine di caffè costituisce una fonte preziosa di antiossidanti per il nostro organismo.

Tutto questo non deve però far pensare che questa abitudine basti per assicurare la piena salute del fegato. E’ necessario ridurre il consumo di alcol e fumo, nonché seguire una dieta sana accompagnata da attività fisica, per coadiuvare a 360 gradi il benessere del fegato.

Caffeina e salute renale

Non solo fegato ma anche reni: l’assunzione di caffeina è stata correlata anche al benessere dei due organi emuntori per eccellenza. Quali sono quindi gli effetti del caffè nei confronti della salute dei reni? Uno studio condotto nel Centro Hospitalar Lisboa Norte in Portogallo ha studiato l’effetto dell’assunzione di caffeina sui pazienti con malattia renale cronica.

I ricercatori hanno analizzato dei dati raccolti tra il 1999 e il 2010 dalla National Health and Nutrition Examination Survey, mettendo in relazione l’assunzione di diversi quantitativi di caffeina con la mortalità su un campione di 2.328 pazienti affetti da malattia renale cronica.

Secondo l’indagine condotta dai ricercatori, dopo aver verificato le informazioni relative al consumo di caffeina da parte di pazienti con malattie renali croniche, i pazienti che consumavano più caffeina presentavano una minore mortalità rispetto ai pazienti che ne avevano consumato un quantitativo più basso.

Sulla base dell’analisi, questa correlazione non è influenzata da fattori come età, sesso, razza, reddito, livello di istruzione, GFR stimato, rapporto albumina/creatinina, ipertensione, fumare o non fumare, dislipidemia, indice di massa corporea, attività cardiovascolare e dieta. I ricercatori però preferiscono rimanere cauti: l’indagine non dimostra che la caffeina riduce il rischio di decesso, ma semplicemente suggerisce la possibilità di un effetto protettivo.

Nonostante questa cautela, i risultati dell’analisi portano a ritenere che consigliare ai pazienti affetti da malattia renale cronica di bere più caffeina possa essere un utile suggerimento.

A lungo demonizzata, la caffeina sta avendo un vero e proprio riscatto: oltre a questa ricerca che ne evidenzia un effetto benefico in caso di malattie renali, un recente studio pubblicato su Scientific Report ha studiato l’effetto della caffeina sui neuroni scoprendo che la caffeina promuove le connessioni neuronali. Non solo questa sostanza aumenta la vigilanza, ma è addirittura in grado di ridurre il rischio di malattie neurodegenerative. Bere caffè quindi non farebbe male, anzi aiuterebbe a mantenere in salute il cervello.

Probabili benefici del caffè per le persone con malattie renali:

Meccanismi d’azione:

I potenziali benefici del caffè per le persone con malattie renali potrebbero essere attribuiti a diversi meccanismi, tra cui:

Precauzioni e considerazioni sul consumo di caffè:

Controindicazioni della caffeina

Ecco una tabella che riassume le principali controindicazioni della caffeina sulla salute:

Controindicazioni della caffeina sulla salute
Ansia e nervosismo
Insonnia
Aumento della frequenza cardiaca e della pressione sanguigna
Palpitazioni cardiache
Tremori muscolari
Disturbi gastrointestinali, come acidità di stomaco e reflusso gastroesofageo
Aumento della produzione di acido gastrico
Disidratazione (la caffeina ha un effetto diuretico)
Dipendenza e tolleranza
Effetti negativi sulla salute ossea, specialmente con l’assunzione eccessiva
Possibile aumento del rischio di osteoporosi
Possibile interferenza con il sonno REM
Possibile effetto negativo sul feto durante la gravidanza
Aumento del rischio di ansia e depressione nelle persone predisposte

Fonti bibliografiche

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