Non riesco ad aprirmi con nessuno, mi tengo tutto dentro

Quanto ci piacerebbe avere qualcuno con cui parlare davvero, eppure non riusciamo a farlo. Ecco perché succede e come possiamo liberarci da questa condizione

Pubblicato: 22 Dicembre 2022 16:00

Marina Mannino

Giornalista esperta di Lifestyle

Ho 20 anni, iscritta a Scienze della Formazione. La mia vita è piuttosto semplice: treno per andare in facoltà, treno per tornare, pomeriggi di studio, svago con libri o qualche serie tv. Pochi amici e amiche, quelli di sempre, con cui sono cresciuta. Con loro ho legami superficiali, nel senso che li frequento ma non mi sono mai aperta con nessuno né ho mai confidato qualcosa di davvero mio, profondo. Credo che a nessuno gliene importi. Non riesco ad avere un amico o amica fidati, non riesco a parlare di ciò che mi fa stare male o anche mi fa felice. Mi tengo tutto dentro: ascolto gli altri ma non voglio che nessuno ascolti me. Ma che persona sono?

Hayami

Cosa ci spinge a chiudere la cassaforte del nostro cuore in modo che nessuno possa capire cosa c’è dentro? Cosa ci porta a non fidarci di nessuno, a non avere un’amica a cui possiamo dire tutto, a vedercela da sole con i nostri casini senza nemmeno il conforto di qualcuno che ci abbracci e ci consigli? Non è solo timidezza o introversione. I motivi sono diversi.

“Nessuno mi può capire”

Ecco il primo dei pensieri-scudo che ci vengono in mente quando rifiutiamo di aprirci agli altri condividendo con loro i nostri problemi. Partendo dal presupposto che non troveremo nessuno che possa capire le nostre riflessioni, opinioni, timori, mettiamo su un bel muro che impedisce alla comunicazione di passare. E tanti saluti a chi non ci capisce.

“Cosa penserebbero di me? Il peggio”

Nella costruzione del nostro muro, la paura di essere giudicate fa la sua parte: “Si farà un’idea negativa di me”. “Penserà che dico solo sciocchezze”, “E se ride del mio problema?”. Siamo sicure che il giudizio altrui sarà assoluto, tagliente, perentorio. Ma così diamo un potere enorme all’altro: quello di approvarci o di farci a pezzi. Eppure tutti danno pareri ed esprimono quello che pensano degli altri, a cominciare da noi. E, purtroppo, i primi giudizi che diamo sono su noi stesse. E sono i più feroci.

“Cosa penso io di me? Il peggio del peggio”

Se siamo implacabili nei nostri confronti, ci troviamo mille difetti e non ci perdoniamo niente, crediamo che gli altri possano fare lo stesso, peggiorando la nostra autostima già a terra. Pensieri come “Io non valgo abbastanza”, “Io non sono all’altezza”, “Io non sono capace”, “Io non sono interessante” ci frullano in testa e ci allontanano dal mondo. L’unico meccanismo di difesa che pensiamo di avere è quello di chiuderci, di tacere, di non esporci.

“Se mi apro mi colpiranno”

Se ci esponiamo, mettiamo a nudo la nostra personalità, la fragilità, i punti critici. Mostriamo ciò che realmente siamo. Ciò che trapela di noi potrebbe essere usato per ferirci: “Diranno di me che sono strana, diversa, inadeguata…”. E ne soffriremmo. Quindi meglio chiuderci nel nostro fortino emotivo e avere un atteggiamento neutrale di facciata, mostrandoci sempre d’accordo e pronte a seguire la corrente senza fare storie.

“Eppure ci sto male e mi sento sola”

Ma allora perché talvolta questo muro ci soffoca? Perché vorremmo solo poterci confidare con qualcuno, senza filtri e maschere? Per quale motivo ci sentiamo sole anche in mezzo agli amici? La risposta è semplice, ma forse non è quella che volevamo. Ci stiamo male perché, come tutti gli esseri umani, siamo animali sociali e abbiamo bisogno uno dell’altro. Parlarci, confrontarci, confortarci, condividere esperienze e conoscenze sono azioni necessarie a creare connessioni emotive, amicali, complici. Siamo super-connesse sui social, ma se non lo siamo nella vita reale non serve a molto. Quindi cominciamo ad andare incontro agli altri, invece di evitare che si avvicinino a noi.

“Devo abbattere il muro”

Iniziamo a sorridere: questo è il primo passo per demolire la difesa che ci siamo costruite intorno. Un sorriso dona simpatia e non costa nulla: agli studenti dell’università, ai vicini di casa, ai conoscenti. Fermarsi a chiacchierare con qualcuno è un altro passo verso la libertà dal nostro muro. Prendersi il gusto di chiamare un’amica per chiederle un consiglio su un nostro problema farà piacere a lei e a noi.

“Ogni esperienza mi fa crescere”

Non pensiamo sempre al giudizio degli altri, ma invece all’empatia creata da una confidenza, una dimostrazione d’intesa, uno scambio di opinioni che non ha nessun perdente o vincente, ma solo orizzonti mentali più ampi. E se riceviamo una critica, non prendiamola come una conferma di quanto avessimo ragione a tener su il nostro muro, ma consideriamola solo un parere su di noi, che potrebbe farci riflettere e forse migliorare. E se pure avesse un intento offensivo, sarebbe un avviso per noi: alla larga da chi l’ha espressa e comunque… chi se ne importa!

“Sì, vi mostro quanto sono unica!”

La vita è un pasticcio di cose meravigliose e terribili, un susseguirsi di salite e discese che nemmeno le Montagne Russe del parco dovertimenti, ed è per questo che, oltre al nostro grande amore, dobbiamo avere accanto anche amici e amiche disposti a darci una mano, ad ascoltarci alle 4 di notte, a ridere con noi. Da sole non ce la possiamo fare, e comunque sarebbe molto più dura. Concediamoci di mostrare agli altri ciò che siamo, nella nostra unicità e nel nostro valore. Abbiamo tutto da guadagnare e nulla da perdere, se non la pesantezza del nostro volontario isolamento.

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