Star in the Star continua a far discutere. Il programma condotto da Ilary Blasi ha debuttato giovedì 16 settembre dopo mesi di polemiche sulla sua somiglianza con Tale e Quale Show e Il Cantante Mascherato, programmi Rai di successo in cui il meccanismo è lo stesso: dei personaggi famosi che cantano e ballano col volto coperto – nel primo caso dal trucco per somigliare a un altro vip, nel secondo da vere e proprie maschere di animali.
Lo show di Ilary è infatti un mix delle due cose: alcuni vip, la cui identità è sconosciuta, interpretano altre celebrities e al pubblico spetta il compito di indovinare chi si cela dietro le maschere. Insomma, la somiglianza con i due serali Rai condotti da Carlo Conti e Milly Carlucci è evidente.
A fare la differenza sarebbero dovute essere appunto le maschere e il trucco, che nella volontà di Mediaset avrebbe dovuto lasciare senza fiato. E invece, proprio questo aspetto è stato quello più criticato: i personaggi erano sì irriconoscibili, ma non perché erano identici all’originale, anzi. Al di là dei costumi e della messa in scena mastodontica a opera di Luca Tommassini, i volti erano plasticosi, da museo delle cere di scarsa qualità.
Così, secondo quanto riporta Dagospia, Piersilvio Berlusconi sarebbe andato su tutte le furie e avrebbe minacciato querela contro la società di produzione Banijay addirittura per truffa. La richiesta dell’amministratore delegato Mediaset è che si corra ai ripari e si trovi il modo di rendere le maschere davvero credibili. Se così non fosse, la società del biscione potrebbe ricorrere agli avvocati.
In effetti, il programma non ha ottenuto il successo sperato, i risultati in termini di ascolti non sono neanche vagamente vicini a quelli riscontrati dai “competitor” Tale e Quale Show (che tra l’altro va in onda la sera dopo) e Il Cantante Mascherato, fermandosi a un 11% di share che sa di disfatta. E sui social, coloro che hanno visto la trasmissione non hanno certo manifestato apprezzamenti: il più delle volte il programma è stato criticato proprio per essere una brutta copia dei rivali, in cui le maschere erano talmente finte e ingombranti da non consentire ai personaggi neanche di muovere le labbra. Un effetto playback che stonava totalmente con il cartello che in onda avvisava che si stava assistendo a una performance live.
Chissà se l’ira di Piersilvio Berlusconi porterà gli effetti sperati.