Eros Ramazzotti a Sanremo: “Basta sangue e basta guerre. Pace”

Il cantautore romano, tornato al Festival di Sanremo per celebrare i 40 anni del brano "Terra promessa", ha lanciato un appello per la pace

Pubblicato: 8 Febbraio 2024 22:08

Anna Verrillo

Giornalista e Lifestyle Editor

Sangue campano e cuore a stelle e strisce. Scrive di cultura e spettacolo con frequenti incursioni nella cronaca rosa perché da brava gemelli non ama prendersi troppo sul serio.

Ritorno alle origini per Eros Ramazzotti. Nella terza serata del Festival di Sanremo 2024, il cantautore romano è approdato all’Ariston per celebrare i 40 anni di Terra Promessa. Un brano iconico che, oggi, assume un significato ancor più importante: è proprio a quei ragazzi che mai vedranno la loro “Terra promessa” che Eros ha voluto dedicare la sua esibizione. Chiedendo, a gran voce, di fermare guerre e conflitti.

Eros Ramazzotti, l’appello al Festival di Sanremo

“Siamo ragazzi di oggi, pensiamo sempre all’ America”: con questi versi, ormai entrati nella storia della musica, Eros Ramazzotti ha fatto il suo ingresso all’Ariston nella terza serata del Festival. Un ritorno annunciato, quello del cantautore romano, in quello stesso luogo che quarant’anni fa lo incoronò vincitore nella sezione Nuove proposte con il brano Terra promessa. Ma nella sua esibizione, di fronte ad un pubblico nostalgico e in adorazione, c’è stato molto più che un’operazione revival.

Al margine della performance, infatti, Ramazzotti ha voluto fare una dedica molto speciale, accendendo i riflettori su tutti quei ragazzi che non hanno più il diritto di sognare: “Quasi 500 milioni di bambini vivono in zone di guerra. Altri milioni non vedranno mai la loro terra promessa. Voglio dire solo una cosa: basta sangue. Basta guerre” ha urlato il cantante dal palco, chiedendo di fermare i conflitti in atto. Un messaggio potente, che si unisce a quelli lanciati nelle prime serate del Festival da artisti come Ghali e Dargen D’amico. E che il pubblico ha accolto con una vera e propria ovazione.

 

Insomma, ancora una volta Sanremo si conferma vetrina di spicco in cui, tra una canzone e l’altra, si fanno spazio questioni politiche e sociali su cui sensibilizzare l’opinione pubblica. Perché la musica non è solo entertainment, ma un canale preferenziale attraverso cui artisti e uomini dello spettacolo possono lanciare potenti messaggi.

Terra Promessa: il brano simbolo di una generazione

Eros Ramazzotti aveva solo 21 anni quando arrivò a Sanremo per gareggiare nella categoria Nuove proposte, dedicata ai giovani esordienti. Vinse con un brano destinato ad entrare nella storia del Festival: Terra promessa, che diventò un vero e proprio manifesto generazionale. Al centro del testo, c’erano infatti i sogni e le ambizioni dei giovani degli anni ’80, affascinati dall‘American dream ed ancora speranzosi di poter cambiare il mondo. “Il titolo di partenza del brano era proprio I ragazzi di oggi. Lo cambiai poi quando arrivarono Renato Brioschi e Alberto Salerno che mi aiutarono a scrivere il resto. Ero filoamericano non per le guerre che gli Stati Uniti facevano ovunque andassero, ma per la musica: quando è morto Elvis Presley ho pianto” ha spiegato l’artista al Corriere della Sera.

Una hit che, 40 anni dopo, pare non aver perso un briciolo del suo appeal: “Era un messaggio di speranza. Ognuno aveva la sua: il no alle guerre, il lavoro, la famiglia”. Dopo la vittoria nel 1985, Ramazzotti è tornato a Sanremo in altre due occasioni: nel 1985 con Una storia importante, che si classificò al sesto posto, e nel 1986 con Adesso tu, con cui riuscì a trionfare nella categoria Big.

 

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