Venezia 2025, Gal Gadot e Gerard Butler rinunciano dopo le proteste pro Palestina: cosa succede

Gal Gadot e Gerard Butler non saranno a Venezia 2025 dopo le polemiche e la lettera di Venice4Palestine.

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Valentina Vanzini

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Cacciatrice di storie, esperta di lifestyle e curiosa per natura. Scrivo con e per le donne. Autrice del bestseller Mia suocera è un mostro.

Gal Gadot e Gerard Butler rinunciano a Venezia 2025. Le due star non saranno al Lido dopo le proteste pro Palestina e l’appello per chiedere di escludere gli artisti che hanno mostrato il loro appoggio verso l’esercito israeliano dopo ciò che sta accadendo a Gaza.

Gal Gadot e Gerard Butler fuori da Venezia 2025

Manca ormai pochissimo all’inizio di Venezia 2025 e le polemiche non mancano. La Mostra del Cinema quest’anno verrà aperta da La Grazia, nuovo film di Paolo Sorrentino, ma tutti gli occhi sono puntati su Gal Gadot e Gerard Butler. I due attori infatti erano stati invitati al Lido per presentare il film In the Hand of Dante. Pellicola di Schnabel conMartin Scorsese, Al Pacino, Jason Momoa, Oscar Isaac.

La scelta di invitarli a Venezia 2025 però aveva sollevato moltissime polemiche, così tanto che il collettivo Venice4Palestine aveva chiesto di ritirare l’invito alle star per dimostrare il sostegno della manifestazione verso la popolazione palestinese e contro la guerra che lo Stato di Israele sta portando avanti ormai da diverse tempo sulla Striscia di Gaza.

Gal Gadot infatti è un’attrice israeliana e più di una volta ha espresso il suo pieno sostegno alle azioni compiute dal governo di Israele. Gerard Butler, invece, è stato fra i promotori di una raccolta fondi realizzata a Hollywood per finanziare l’esercito israeliano.

La polemica e il comunicato di Venice4Palestine

Nei giorni scorsi numerosi attori avevano firmato il comunicato diffuso da Venice4Palestine in cui si sottolineava l’importanza di un evento come Venezia 2025 per parlare di quanto sta accadendo sulla Striscia di Gaza. “La Biennale e la Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica – si legge nella lettera – dovrebbero celebrare la potenza dell’arte come mezzo di trasformazione, di testimonianza, di rappresentazione dell’umano e di sviluppo della coscienza critica. Ed è proprio questo a renderla uno straordinario mezzo di riflessione, di partecipazione attiva e di resistenza”.

Poco dopo era arrivata la risposta della Biennale alla lettera firmata da attori del calibro di Anna Foglietta, Carlo Verdone, Valeria Golino e Laura Morante: “La Biennale di Venezia e la Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica sono sempre stati, nella loro storia, luoghi di confronto aperti e sensibili a tutte le questioni più urgenti della società e nel mondo”, avevano spiegato.

La lettera di replica era stata ancora più decisa e ferma, con la richiesta di non rendere omaggio a figure come Gal Gadot e Gerard Butler. “La comunicazione ufficiale della Biennale sceglie ancora di non menzionare la Palestina e il genocidio in corso – si legge -, né tantomeno lo Stato di Israele che lo sta perpetuando. Se la Biennale vuole davvero essere un “luogo di confronto aperto e sensibile”, allora questo spazio deve essere innanzitutto uno spazio di verità. Apprezziamo ovviamente la presenza di film come The Voice of Hind Rajab della regista Kaouther Ben Hania, ma allo stesso tempo ci chiediamo come si può rendere omaggio a figure come Gerard Butler e Gal Gadot, protagonisti di un film fuori concorso, che sostengono ideologicamente e materialmente la condotta politica e militare di Israele?”.

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