Osteoporosi in menopausa, ecco l’ormone spia per cure su misura

Individuato l'ormone spia che già poco prima della menopausa può indicare un rischio di perdita del tessuto osseo

Pubblicato: 21 Aprile 2022 13:11

Federico Mereta

Giornalista Scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

La menopausa, si sa, in molti casi porta con sé una maggior fragilità delle ossa, che si manifesta con l’osteoporosi. La prevenzione, che consiste nel “mette in cascina” tessuto osseo durante la giovinezza con una sana alimentazione ed una regolare attività fisica, è ovviamente fondamentale. Ma è anche capire chi potrebbe essere più a rischio tra le donne e quando cominciare a controllare se l’osso inizia a perdere la sua consistenza.

In questo senso, c’è bisogno di marcatori efficienti, capaci magari di svelare che l’osso sta perdendo la sua naturale struttura già mentre iniziano le variazioni nei flussi ormonali. Insomma: occorre una “spia” che si accenda già prima che le mestruazioni terminino. Una ricerca dell’Università della California di Los Angeles prova ad individuare questo segnalatore: potrebbe essere l’ormone anti-mulleriano, spesso definito con la sigla Amh. Lo studio è apparso su Journal of Bone and Mineral Research ed apre interessanti prospettive per capire davvero chi è a maggior rischio di fragilità ossea e potrebbe quindi giovarsi di approcci specifici per il suo caso.

Attenzione alle over-40

La disponibilità di questo parametro potrebbe essere utile proprio per le donne che, superata la soglia degli “anta”, vogliono tenersi sotto controllo pur se la vita segnata dai cicli mestruali è ancora ottimale. La ricerca, in particolare, si è concentrata su donne di almeno 42 anni, proprio per valutare l’importanza nel monitoraggio dei valori di questo parametro e la loro utilità nel definire un iniziale rischio di perdita di tessuto osseo. In termini generali, questo fenomeno si verifica più o meno un anno prima delle ultime perdite mestruali.

Sono state prese in esame le informazioni derivanti dalla ricerca “Study of Women’s Health Across the Nation”, partendo da un presupposto fondamentale. In genere i valori dell’ormone anti-mulleriano tendono a calare con il progredire verso il termine delle mestruazioni. Cosa è emerso dallo studio? Detto che mediamente il 17% delle donne in premenopausa tende a perdere tessuto osseo entro pochi anni, tra quelle che hanno valori bassi di ormone (meno di 50 picogrammi per millilitro di sangue) la percentuale delle donne a rischio sale al 33%. Allo stesso modo, anche le donne che presentano sanguinamenti mestruali irregolari in perimenoausa precoce con intervalli non superiori ai tre mesi tra i cicli, in presenza di valori inferiori a 25 picogrammi per millilitro la perdita ossea sarà particolarmente significativa proprio in questa fase in quasi due casi su tre.

Ormone sotto osservazione

Quest’ultimo studio segnala ancora una volta l’importanza del monitoraggio del ginecologo quando ci si avvicina al termine dell’età fertile. E conferma quanto apparso qualche tempo fa su Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism, con una ricerca che già preconizzava l’importanza di questo parametro in questa fase della vita femminile.

Nella ricerca, condotta da esperti dell’Università del Colorado in collaborazione con studiosi del Massachusetts General Hospital di Boston, l’ormone anti-mulleriano era già considerato un parametro utile per valutare la situazione. In quello studio sono state valutate oltre 1500 donne tra i 42 e i 63 anni: l’analisi ha permesso di scoprire che chi aveva superato la soglia dei 47 anni aveva in almeno due terzi dei casi la probabilità di andare in menopausa nell’anno seguente e addirittura più dell’80 per cento di possibilità di andare incontro all’ultima mestruazione entro dodici mesi dal test.

Insomma: siamo all’inizio delle indagini. Ma questo controllo rappresenta comunque un passo avanti nella possibilità di identificare la data del periodo che contraddistingue le età della donna e quindi di mettere in atto, assieme al ginecologo, le diverse opportunità di approccio alla questione.

Un esempio per tutti: si sa che in menopausa le ossa tendono a farsi progressivamente meno robuste e può comparire osteoporosi. Conoscere in anticipo con buona approssimazione quale sarà l’evoluzione dell’organismo nei mesi seguenti può essere utile per studiare al meglio la situazione e porre in atto le contromisure necessarie.

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