Infarto femminile, quali cibi riducono il rischio?

Ridurre il rischio di infarto femminile è possibile attraverso il consumo bilanciato di alcuni cibi amici del cuore

Pubblicato: 19 Settembre 2023 11:41

Fabrizio Brunori

Biologo Nutrizionista

Biologo Nutrizionista si occupa di Bioterapia Nutrizionale®, trattando di nutrizione in condizioni fisiologiche e patologiche accertate.

Per decenni si è ritenuto erroneamente che le malattie cardiovascolari, in particolare l’infarto del miocardio, colpissero quasi esclusivamente gli uomini. Al contrario, oggi sappiamo che rappresentano la prima causa di mortalità nelle donne, molto di più delle neoplasie come il cancro alla mammella.

Dal periodo fertile alla menopausa, il ruolo degli estrogeni

È risaputo che una donna in menopausa ha un rischio maggiore di osteopenia e di osteoporosi rispetto al periodo fertile, per cui esegue alcuni screening periodici ad hoc quali, ad esempio, la MOC da affiancare alle analisi ematochimiche. Diversamente, meno noto è che a partire dalla menopausa c’è un rischio maggiore di malattie cardiovascolari (ipertensione, infarto cardiaco e ictus cerebrale) come ci mostrano chiaramente dai dati epidemiologici a nostra disposizione. Quindi, per una donna l’aumento del rischio cardiovascolare non sarebbe semplicemente correlato all’avanzare dell’età anagrafica ma subirebbe un’impennata in coincidenza con la fine della fertilità.

È importante sottolineare che la menopausa non è una malattia ma rappresenta per la donna un momento fisiologico di profondi cambiamenti a livello ormonale che porterà alla cessazione delle mestruazioni. Solitamente compare tra i 45 e 55 anni ed è caratterizzata da una drastica riduzione degli ormoni estrogeni prodotti dalle ovaie, ma può essere anche indotta anzi tempo in seguito all’asportazione chirurgica delle ovaie.

L’aspetto fisiologico più caratterizzante la menopausa è il cambiamento ormonale in cui si verifica una drastica riduzione dei livelli circolanti di estrogeni, in particolar modo di estradiolo (E2). Considerando l’aumento dell’aspettativa di vita media ciò significa che le donne trascorrono metà della loro vita in menopausa in carenza di estrogeni.

Si ritiene che gli estrogeni endogeni proteggano le donne dalle malattie cardiovascolari ed in particolare da malattie coronariche, poiché hanno effetti ad ampio raggio su tutto il sistema circolatorio. Infatti, è stato osservato che prima della menopausa le donne hanno un rischio cardiovascolare inferiore a quello degli uomini. Inoltre, le donne in età fertile hanno una riduzione del rischio cardiovascolare rispetto agli uomini anche perché la sintesi degli estrogeni causa una riduzione della quantità di colesterolo nel sangue.

Effetti di prevenzione attribuiti agli estrogeni:

Cambiamenti nella composizione corporea nelle donne in post menopausa

La menopausa è caratterizzata da cambiamenti nella composizione corporea e nel metabolismo energetico e lipidico. Si verifica un rallentamento del metabolismo e un aumento dell’appetito: il 50% delle donne in menopausa registrano un aumento del peso corporeo, la cui perdita diventa più difficile da conseguire, e sono più soggette all’obesità. Infatti, le donne che si trovano in questa fase riferiscono di avere un significativo aumento del volume addominale a livello della cintura, e che questa tendenza ad accumulare grasso in tale sede è un fenomeno del tutto nuovo.

La riduzione degli estrogeni in menopausa, di cui avevamo già accennato, comporta l’instaurarsi di un nuovo equilibrio a favore degli androgeni che sono gli ormoni tipicamente maschili. Tali mutamenti ormonali causano una redistribuzione del grasso corporeo che portano a cambiamenti nella forma del corpo in particolare con un aumento del grasso viscerale. Diversamente, il tessuto adiposo tende a ridursi relativamente nella zona anca-coscia. Si verifica così una transizione dalla forma ginoide (a pera) alla forma androide (mela) che è più tipica degli uomini. Potremmo semplificare il concetto asserendo che quanto più la donna invecchia tanto più diviene simile strutturalmente all’uomo.

La circonferenza vita, come è indicato nelle Linee Guida per una Sana Alimentazione, “rappresenta una valida indicazione sull’accumulo del tessuto adiposo in sede viscerale”. Purtroppo, oltre ad una certa soglia la circonferenza vita è responsabile di un rischio maggiore cardio-vascolare e di malattie metaboliche, come è stato ampiamente dimostrato. Inoltre, la circonferenza vita è un indice predittivo del rischio più affidabile rispetto alla quantità assoluta di massa grassa corporea. I depositi di grasso viscerale sono stati associati a:

Inoltre, parallelamente all’aumento del grasso viscerale c’è la progressiva tendenza alla sarcopenia postmenopausale, cioè alla perdita di massa muscolare che è un tessuto metabolicamente attivo con conseguente riduzione del metabolismo energetico basale. Infatti, si verifica una riduzione della massa magra in tutto il corpo, sia a livello del tronco che a livello degli arti inferiori, rispetto alle donne in premenopausa.

Il ruolo degli alimenti nella prevenzione

Ogni volta che cerchiamo di utilizzare a nostro vantaggio le proprietà benefiche, che deriverebbero dal consumo regolare di alcuni specifici alimenti, dobbiamo essere consapevoli che rischiamo di semplificare troppo un argomento complesso e di scivolare nella banalizzazione. Infatti, rischieremmo di cadere nell’errore di enfatizzare troppo un effetto positivo sulla salute attribuito ad un alimento fino ad ergerlo a “cibo miracoloso”.

Uno degli abbagli più comuni che vengono presi è quello di abbondare nella quantità e nella frequenza di consumo di un certo alimento nel tentativo, errato, di ottenere maggiori proprietà benefiche. Infatti, i presunti benefici potrebbero essere offuscati dagli effetti negativi sulla salute derivanti dall’eccessivo consumo, come capita spesso in pazienti che hanno una o più patologie. Ad esempio, il melone potrebbe rientrare a pieno titolo tra i “cibi amici del cuore” perché ha proprietà diuretiche, aumenta la fluidità ematica ed è antinfiammatorio. Tuttavia, in caso di diabete è ovviamente controindicato consumare grandi quantità di melone per la presenza di zuccheri semplici.

Inoltre, la questione è ancora più complessa perché almeno durante i pasti principali siamo soliti assumere diversi cibi insieme sia crudi che cotti. L’associazione degli alimenti e la modalità di cottura, a parità di calorie introdotte, sono in grado di veicolare un diverso messaggio metabolico. Infatti, è possibile associare gli alimenti per ottenere un effetto positivo sinergico così come il tipo di cottura può rendere più o meno biodisponibili alcuni nutrienti ed importanti molecole. Al contrario, una cottura prolungata ad alta temperatura potrebbe anche distruggere nutrienti importanti.

Gli alimenti che riducono il rischio di infarto

È stato dimostrato che, se alcuni alimenti venissero consumati con regolarità e nelle giuste quantità potrebbero ridurre la probabilità di avere un infarto, perché agiscono su diversi fattori predisponenti. Infatti, possono proteggere l’apparato cardiovascolare preservando la salute dei vasi sanguigni riducendo i fattori di rischio quali l’ipertensione, il diabete, le dislipidemie e possono contrastare lo stress ossidativo e l’infiammazione. Ad esempio, preziosi alleati della salute del cuore sono l’aglio e la cipolla perché riducono la pressione arteriosa e l’aggregazione piastrinica da cui ne consegue un’attività cardioprotettiva.

Le linee guida raccomandano di consumare 5 porzioni al giorno di frutta e di verdura ma è importante, soprattutto, consumare almeno una porzione di verdura a pranzo e una porzione di verdura anche a cena. Al contrario, è necessario ridurre il consumo di carni rosse come il vitellone o il manzo preferendo le carni bianche quali il pollo, il tacchino o il coniglio. Particolarmente deleteri sono gli insaccati come i wurstel, le salsicce, la coppa, il salame ecc. ed i grassi di origine animale come il burro, lo strutto, il lardo o la panna; rispetto ai quali andrà di gran lunga preferito l’olio extravergine di oliva come grasso di origine vegetale. Inoltre, si raccomanda di non consumare quantità eccessive di latticini e di preferire i formaggi freschi (limitare il consumo ad un assaggio) rispetto a quelli stagionati. Un’altra raccomandazione è quella di non assumere più di 4 uova alla settimana, al massimo due alla volta. In realtà, è potenzialmente più nocivo per la salute rispetto al consumo delle uova in quanto tali, consumare spesso alimenti preparati in cui le uova figurano tra gli ingredienti insieme ad altri grassi, come nel caso della maionese.

Di seguito i cibi che contribuiscono a ridurre il rischio infarto.

Prevenzione attraverso uno stile di vita sano

La prevenzione non è un concetto astratto bensì è un esercizio quotidiano di buone norme comportamentali che dovremmo seguire tutti, al fine di preservare la salute del nostro organismo. Adottare uno stile di vita sano attraverso un’alimentazione bilanciata e varia ed un’adeguata attività fisica, è la via maestra per ridurre il rischio di molte patologie, tra le quali quelle cardiovascolari. La prevenzione non ha età: tanto più è precoce tanto più ci protegge. Per le future madri la prevenzione deve iniziare dal momento del concepimento e deve continuare per tutta la vita. Presuppone la capacità di scegliere consapevolmente che cosa mangiare e che cosa evitare a tavola, a quali comportamenti/abitudini rinunciare e quali al contrario seguire.

Innanzitutto, è importante mantenere un normopeso e preferibilmente un peso corporeo desiderabile per la propria costituzione. Inoltre, la circonferenza vita tanto più è grande tanto più è stata associata al rischio di diabete di tipo 2, di sindrome metabolica e di malattie cronico-degenerative. Infatti, è stato osservato che per le donne c’è un basso rischio cardiovascolare per una circonferenza vita ≤ 88cm e per un rapporto vita/fianchi < 0,85. Proviamo a sintetizzare che cosa possono fare concretamente le donne al fine di ridurre il rischio di avere un infarto.

Fonti bibliografiche

 

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