Le bibite “Diet” e “Light” fanno ingrassare?

Siamo sommersi da prodotti e bevande “light”, “diet” o “Zero” ma funzionano davvero? Scopriamo insieme come inserirli al meglio nella dieta di tutti i giorni

Pubblicato: 17 Settembre 2022 15:57

Biagio Flavietti

Farmacista e nutrizionista

Farmacista e nutrizionista, gestisce dal 2017 una pagina di divulgazione scientifica. Appassionato di scrittura ed editoria, lavora come Web Content Editor per alcune realtà del settore farmaceutico e nutrizionale.

Cosa significa “light”?

Quando si percorrono le corsie di un supermercato oppure si è seduti ad un ristorante, può capitare di imbattersi in una innumerevole quantità di prodotti che sono catalogati con la dicitura “light”, ma cosa vuole dire questo termine? Il consumatore può essere tratto in inganno poiché la parola cambia accezione e quindi significato ogni volta che viene abbinata ad una diversa categoria merceologica di tipo alimentare. Facciamo qualche esempio per comprendere meglio il tutto: per le bevande gassate o solitamente zuccherate, il termine vuol dire “assenza di zuccheri normali”, per la birra invece significa “a basso contenuto alcolico”, mentre per i prodotti lattiero-caseari vuol dire “a ridotto contenuto di grassi”. In quest’ultimo caso le definizioni corrette dovrebbero essere “scremato o parzialmente scremato”, ma oggi utilizzare la parola light risulta quasi una tendenza che molte aziende cavalcano per vendere meglio i proprio prodotti. Altro termine che bisogna dissociare è la dizione “senza zuccheri aggiunti”, riportata sulle confezioni di alcuni succhi di frutta, che non vuol dire “assenza totale di zuccheri”, ma semplicemente che al prodotto non sono stati aggiunti zuccheri oltre a quelli già presenti (fruttosio) nella frutta d’origine. In sintesi, questi termini stanno a indicare alimenti o bevande che sono stati alleggeriti di alcune componenti nutrizionali scomode per il giro vita, come zuccheri semplici e grassi. Talvolta questi nutrienti sconvenienti vengono rimossi e sostituiti con elementi inerti come, ad esempio, gli edulcoranti che prendono il posto degli zuccheri, essendo acalorici. Può capitare anche però di vedere sostituti i grassi con gli zuccheri e viceversa e quindi non avere reali effetti sulla resa energetica finale dell’alimento.

Con il miglioramento del tenore di vita, l’attenzione dei consumatori verso cibi e bevande tende a spostarsi dai fattori primari di pura nutrizione che tendono a soddisfare esclusivamente la fame o la sete, agli altri fattori. In particolare, sta crescendo la sensibilità dei consumatori verso una alimentazione sana e salutare (fattore terziario) e contestualmente l’industria del food & beverage si sta sempre più attivando per dare delle risposte coerenti a queste aspettative di benessere.

L’esempio delle bevande alla cola

Alcune famosissime bibite gassate a base di cola, negli anni si sono evolute per venire incontro alle esigenze dei consumatori e con esse è cambiata anche la terminologia adottata e gli ingredienti presenti nella formula. La prima bibita a base di cola ad essere pensata per ridurre al minimo le calorie, è stata la Light, conosciuta anche come “Diet”. Questa bevanda doveva offrire un’alternativa senza zucchero alla bruna bevanda tradizionale e per questo sono stati impiegati degli edulcoranti, più comunemente noti come dolcificanti. Con il passare degli anni si è passati alla terminologia “Zero” che dovrebbe indicare un azzeramento di zuccheri e calorie ma lasciando il sapore uguale a quello del prodotto originario. La differenza tra la bevanda “light e Diet” e la Zero, sta proprio nel sapore di quest’ultima che non risulta alterato e anzi spesso viene preferito al sapore della bevanda storica. Con questa filosofia sono state realizzate oltre alle classiche bevande gassate a base di cola, anche tè freddi, aranciate e altri prodotti.

Normativa dei prodotti Light

Gli alimenti light sono prodotti che subiscono una modifica nel contenuto di macro e micronutrienti e per questo seguono una specifica normativa, il Regolamento Ce 1924/2003, emanato dall’Unione Europea il 20 dicembre 2006. Questa normativa risulta fondamentale per unificare tra i vari paesi europei le leggi riguardanti le indicazioni nutrizionali in etichetta così come anche quelle inerenti i limiti di sicurezza. Un altro motivo importante è la tutela del consumatore e la sua consapevolezza nell’acquisto. Bisogna essere correttamente informati su ciò che si acquista e su ciò che mangia. L’unificazione di tutti i criteri riguardanti pubblicità ed etichettatura è importante per favorire la corretta vendita dei prodotti e la corretta concorrenza tra le varie marche di prodotti light.

L’effetto psicologico dei prodotti light

Iniziamo da alcune valutazioni che riguardano la sostituzione di questi prodotti alimentari o di queste bibite gassate all’interno della propria alimentazione abituale. Se andiamo a valutare esclusivamente le calorie introdotte con questi prodotti, confrontandole con gli originali, sicuramente riscontreremo una diminuzione dell’introito di calorie e talvolta anche di zuccheri semplici o grassi. Questo ci può sembrare un effetto positivo, ma in realtà, senza scomodare le implicazioni salutistiche che questi prodotti light hanno sul corpo umano, possiamo analizzare un effetto psicologico che si attiva nei cervelli dei consumatori. Stiamo parlando dell’effetto compensazione creato dai prodotti light. Questo effetto rende le persone stranamente più indulgenti nel consumo di schifezze e verso l’assunzione di prodotti più calorici, ma talvolta anche nell’abuso di questi alimenti che vengono considerati ipocalorici, se non addirittura utili per il dimagrimento e per il benessere del corpo umano. Se a pranzo si bevesse una bevanda diet, a cena potreste essere più indulgenti con voi stessi e concedervi più facilmente un gelato. E a furia di premiarsi, si finisce per mangiare sempre di più.

Cosa sono gli edulcoranti contenuti nei prodotti “Zero o Light”?

Per far sì che biscotti, merendine e bibite di vario genere possano avere un sapore dolce e quanto più possibile vicino a quello dei prodotti originali, è necessario utilizzare delle sostanze specifiche. Gli edulcoranti o dolcificanti, sono delle sostanze usate con la funzione di imitare la dolcezza degli zuccheri e ingannare l’organismo, per insaporire alimenti e bevande. Gli edulcoranti sono considerati dei veri e propri additivi alimentari e quindi sono sottoposti a procedure di valutazione prima dell’autorizzazione all’uso commerciale. In Europa l’EFSA (European Food Safety Authority) e negli Stati Uniti la FDA (Food and Drug Administration) stabiliscono le dosi giornaliere accettabili ed esaminano gli eventuali problemi di sicurezza, legati al loro utilizzo. Il potere dolcificante di queste sostanze naturali o di sintesi è di centinaia di volte superiore rispetto a quello del normale zucchero da tavola e per tale motivo se ne utilizzano quantità veramente esigue. gli edulcoranti vengono suddivisi in:

Gli effetti dei prodotti light sull’organismo

Oltre ai già citati effetti psicologici, le bevande e gli alimenti light ricchi di edulcoranti, hanno diversi effetti spesso non del tutto positivi sul corpo umano e sulle sue funzioni fisiologiche. La maggior parte degli effetti si ha proprio sul metabolismo, sull’intestino, sulla flora batterica e sul senso di fame. Moltissimi sono gli studi introdotti in questi anni, che stanno analizzando gli effetti positivi e negativi di queste sostanze e per questo utilizzeremo il condizionale per parlane in questo articolo. Interpretare gli studi presenti non è del tutto semplice, perché spesso queste ricerche sulle bevande light mettono in relazione il loro consumo con quello delle bibite zuccherate originali, e quindi chi passa da queste ultime a quelle “light” spesso registra una lieve diminuzione di peso, che fa pendere la bilancia verso i vantaggi di questi prodotti. Inoltre, gli studi solitamente vengono condotti su gruppi di persone già in sovrappeso o obese e per questo se ne rendono ambigui i risultati.

Secondo alcuni filoni di ricerca, ad affiancare il già citato effetto compensazione, ci sarebbe anche il rapporto esistente tra edulcoranti e cervello. Infatti, il sapore molto dolce di questi alimenti light, che provenga da zucchero naturale o meno, induce appetito per altri dolci e stimola la fame e l’appetito.  Altri studi di entità più piccola dimostrano, invece, che il sucralosio (uno dei dolcificanti artificiali sopra citati) provoca un picco di insulina che non porta, però, a un calo dei livelli di glucosio nel sangue ma a veri e propri squilibri del metabolismo di zuccheri e grassi. Se all’assunzione di zuccheri segue la risposta ormonale del corpo per metabolizzare queste molecole, quando assumiamo edulcoranti altrettanto zuccherini, il corpo si comporta allo stesso modo senza pero ottenere i medesimi effetti. L’assunzione abituale di alimenti e bevande light provocherà una riduzione della secrezione ormonale e quindi nel momento in cui si rintrodurranno alimenti contenti zuccheri, il loro metabolismo risulterà alterato. Ciò può provocare alterazioni del peso e condurre a sindrome metabolica e addirittura diabete, soprattutto in soggetti già predisposti. Come già ripetuto, questi studi possono risultare ambigui e per questo bisogna prendere con le pinze le informazioni che ci arrivano e confrontarle con gli studi che attualmente sono in corso.

Edulcoranti e microbiota intestinale

Il microbiota intestinale comprende tutti i batteri e i microrganismi che popolano le mucose dell’apparato gastro-digerente (nello specifico dell’intestino tenute e crasso). Questi batteri collaborano con il corpo che li ospita, attraverso varie funzioni importanti:

Diversi studi hanno messo in evidenza come il consumo abituale di prodotti light contenenti edulcoranti come l’aspartame, il sucralosio e la saccarina, potrebbe avere azioni inibitorie nei confronti dei “batteri intestinali buoni”, pur non provando la loro morte. Ciò altererebbe o ridurrebbe le funzioni benefiche del microbiota intestinale, predisponendo il corpo a infezioni e infiammazioni intestinali ma anche a una maggiore predisposizione a malattie metaboliche e cardiovascolari correlate.

Conclusioni sull’utilizzo di prodotti light

Nonostante gli studi siano contrastanti e nessuno di essi certifichi veri e propri danni alla salute e al benessere del corpo umano, gli alimenti light vanno assunti moderatamente. Come per ogni sostanza, “è la dose che fa il veleno” e quindi tutto dipende da quanti di questi prodotti si introducono nella propria alimentazione e che dieta si sta seguendo. I cibi light possono essere solo un supporto alla dieta, soprattutto se dimagrante, in quanto possono “tagliare” qualche caloria, ma non hanno alcuna funzione se sganciati da un corretto regime di educazione alimentare.

Ogni stile di vita, infatti, deve prevedere una sana e variegata alimentazione che permette di introdurre i giusti quantitativi di micro e macronutrienti. Proteine, carboidrati, grassi, fibre, ma anche vitamine e sali minerali, sono importantissimi per la costruzione di organi e tessuti e per il loro corretto funzionamento. Se a questa sana alimentazione abbiniamo il consumo occasionale di alimenti e bevande light a ridotto apporto di zuccheri o di grassi, non facciamo altro che aiutare il corpo a perdere qualche chilo di troppo, senza rinunciare al sapore e al piacere del cibo. Spesso, invece, i cibi light diventano sono il classico esempio di cattiva educazione alimentare. Il consumatore, infatti, è sempre alla ricerca di un innovativo e rapido modo per perdere peso e per fare ciò è disposto a credere anche alle diciture più fantasiose, anche a costo di non riflettere, di non leggere le etichette e gli ingredienti e di spendere più del dovuto.

Se si vogliono ricevere dei consigli alimentari specifici, che comprendono l’introduzione di alimenti light all’intero del proprio regime alimentare quotidiano, ci si può rivolgere a professionisti del settore, come medici e nutrizionisti.

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