Clizia Incorvaia è stata prosciolta dall’accusa di aver pubblicato sui propri profili social le foto della figlia Nina, oggi di nove anni, a scopo di lucro e senza il consenso del padre, il cantante Francesco Sarcina. Il giudice del tribunale di Roma ha emesso una sentenza di non luogo a procedere “perché il fatto non costituisce reato”, accogliendo la richiesta avanzata dalla procura nel corso dell’udienza predibattimentale di mercoledì 17 dicembre.
Clizia Incorvaia assolta dopo la denuncia dell’ex marito Sarcina
La controversia giudiziaria era iniziata due anni fa, quando Francesco Sarcina – leader delle Vibrazioni ed ex marito di Clizia Incorvaia – aveva denunciato l’influencer e opinionista tv sostenendo che le foto della bambina venissero utilizzate sui social in contesti pubblicitari, in violazione degli accordi stabiliti in sede di separazione.
Secondo l’accusa, l’immagine della bambina sarebbe stata impiegata per trarne un profitto economico, senza il consenso paterno. Dopo ventiquattro mesi di indagini, all’inizio di dicembre è arrivata la citazione diretta a giudizio.
Negli atti della procura di Roma, come rivelato da La Repubblica, sono stati indicati almeno cinque contesti pubblicitari – tra brand di abbigliamento e calzature per più piccoli – in cui Nina sarebbe apparsa sui profili social della madre.
A rafforzare l’impianto accusatorio, anche uno scambio di messaggi tra gli ex coniugi, allegato alla querela, nel quale l’ex concorrente del Grande Fratello Vip avrebbe ammesso di vivere grazie alle collaborazioni con i brand, utilizzando quelle entrate anche per sostenere le spese legate alla sua primogenita.
Eppure, proprio in aula, la procura ha chiesto il proscioglimento dell’imputata. Una svolta che ha sorpreso la difesa di Sarcina.
Clizia Incorvaia e Sarcina in tribunale, le parole degli avvocati
“Colpisce che la stessa procura, dopo due anni di indagine, arrivi in udienza e sulla base degli stessi elementi chieda il proscioglimento”, ha dichiarato l’avvocata Maria Paola Marro, legale dell’artista.
“Attendiamo di leggere le motivazioni. Resta il fatto che sul piano civile esiste un provvedimento che vieta alla signora Incorvaia di pubblicare immagini della bambina senza il consenso del padre, e che sono in corso accertamenti dei servizi sociali su entrambi i nuclei familiari”.
Il responso è arrivato mentre Sarcina è lontano dall’Italia: si trova in vacanza in Messico con l’attuale moglie, la modella Nayra Garibo, sposata nel 2024 e dalla quale nel 2021 ha avuto un’altra figlia, Yelaiah.
Le motivazioni della sentenza saranno depositate entro novanta giorni e chiariranno le ragioni per cui quei comportamenti non siano stati ritenuti penalmente rilevanti. Intanto, il verdetto soddisfa la difesa di Clizia Incorvaia.
“Questa decisione – ha commentato l’avvocato David Leggi – riporta la vicenda nell’alveo del buonsenso. Si tratta di una storia che non dovrebbe appartenere alla giustizia penale. Auspico che questa chiusura consenta a entrambi i genitori, che amano profondamente la figlia, di ritrovare un rapporto più sereno, nell’esclusivo interesse di Nina”.
Incorvaia, oggi sposata con Paolo Ciavarro e madre anche di Gabriele, tre anni, esce dunque assolta da un procedimento che ha acceso un dibattito più ampio: fino a che punto l’esposizione dei figli sui social può dirsi legittima? E dove si colloca il confine tra racconto della quotidianità e sfruttamento dell’immagine?
Se il capitolo penale è chiuso, restano aperte le questioni civili e, soprattutto, quelle etiche. In una società in cui la vita privata diventa spesso contenuto pubblico, il caso Incorvaia-Sarcina continua a interrogare genitori, influencer e tribunali su un terreno fragile, tra diritto infanzia e visibilità digitale.
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