Listeriosi: sintomi, cura e trattamento

La listeriosi è un’infezione che può interessare anche le donne in gravidanza. Ecco come riconoscerla e cosa fare per ridurre le possibilità di contrarla

Pubblicato: 8 Novembre 2022 14:00

Antonella Lobraico

Editor specializzata in Salute & Benessere

Specializzata nella comunicazione online, ha collaborato con testate giornalistiche, uffici stampa, redazioni tv, case editrici e agenzie web in progetti su Salute e Benessere.

Essendo un’infezione causata dall’azione di un batterio patogeno, la listeriosi può presentare quadri clinici differenti. È meno frequente rispetto, ad esempio alla salmonellosi, tuttavia resiste a diverse condizioni ambientali, ivi comprese quelle che riguardano la lavorazione dei cibi. Ci sono infatti alcuni alimenti a cui prestare maggiore attenzione e che andrebbero evitati, soprattutto in determinati casi.

La Dottoressa Elena Occhini, Biologa Nutrizionista, spiega quali sono i sintomi della listeriosi e i possibili rischi durante in gravidanza.

Che cos’è

«La listeriosi è una rara infezione causata dal batterio Listeria Monocytogenes. Questo è un batterio ubiquitario, in quanto si trova naturalmente nel suolo, nei foraggi, nelle acque di superficie e nelle feci degli animali, ed è responsabile dell’infezione conosciuta con il nome di listeria o listeriosi. Generalmente, si contrae attraverso l’assunzione di cibo contaminato, ma esistono anche altre vie di trasmissione più rare, come quella verticale tra madre e figlio, oppure attraverso il contatto diretto con animali infetti», spiega la dottoressa.

Sintomi

«Successivamente all’ingestione del batterio, il periodo che intercorre tra l’incubazione e la manifestazione dei sintomi è di circa 7-14 giorni; in alcuni casi i primi sintomi si hanno già dopo qualche giorno. Le manifestazioni cliniche più comuni sono simil-influenzali tra cui:

Nei soggetti fragili, però, la sintomatologia può essere più grave, fino al verificarsi di una gastroenterite di tipo sistemico (meningiti, encefaliti e gravi setticemie)», continua l’esperta.

Quali sono gli alimenti più a rischio?

«La Listeria Monocytogenes sopravvive e si moltiplica a basse temperature (variabili tra 0° e + 4°), a pH acidi e in presenza di conservanti, come i nitriti. Un’altra problematica collegata a questo batterio, è che non muta le caratteristiche organolettiche (odore, sapore, consistenza) degli alimenti contaminati. Gli alimenti più a rischio sono:

Attenzione anche al pesce affumicato, ai cibi preconfezionati e a quelli trasformati, come ad esempio i wurstel e gli hot dog, che devono invece essere consumati solo previa cottura.

Quali sono i rischi in gravidanza?

«Durante la gestazione il rischio di contrarre l’infezione da listeria aumenta. Questa può manifestarsi nella donna con una sintomatologia simil-influenzale (vomito, diarrea, nausee, spossatezza e debolezza) o in forma più grave con seri danni al sistema nervoso (encefaliti e meningiti e forme acute di sepsi). I rischi collegati a questa infezione che si producono sul feto sono:

Oltre alle donne in dolce attesa, tra i soggetti più a rischio listeriosi ci sono gli immunodepressi e gli anziani.

Come trattarla

La listeriosi, essendo provocata da un batterio, prevede generalmente una cura antibiotica che viene prescritta dal medico, dopo aver esaminato la situazione e lo stato di salute del paziente. Per quanto riguarda invece le gestanti, è possibile prevenire la trasmissione dell’infezione dalla mamma al feto seguendo una terapia somministrata precocemente, anch’essa a seguito di un’attenta valutazione.

Prevenzione

«La listeria resiste a basse temperature, ma risulta particolarmente sensibile alle alte temperature e alla cottura (il batterio viene inattivato a temperature >65°). Per ridurre il rischio di esposizione e infezione, basterà seguire delle semplici regole comportamentali come:

Come abbiamo visto, la listeriosi è un’infezione subdola che in alcuni casi può procurare rischi alla propria salute e, se si è in dolce attesa, anche a quella del feto. Il modo più efficace per contrastarla è fare prevenzione, ovvero mettere in pratica alcune semplici abitudini, che vanno dal lavarsi le mani, a mangiare i cibi cotti e tenere pulito il frigorifero, fino a consumare gli alimenti avanzati entro 2-3 giorni.

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