Invidio le coppie felici

Vivi una situazione difficile e sei invidiosa di chi ti appare sereno e realizzato. Invece di provare emozioni tossiche, riparti da te e dal tuo valore

Pubblicato: 5 Gennaio 2022 10:13

Marina Mannino

Giornalista esperta di Lifestyle

Ho 32 anni, sono separata e ho una bambina di 4 anni. Lavoro come receptionist in uno studio medico per un modesto stipendio. Purtroppo sono dovuta tornare a vivere con i miei, che mi aiutano con la piccola. Invidio le coppie felici, le donne realizzate, le famiglie perfette. Perché loro sì e io no? Giusy

A prima vista questo atteggiamento potrebbe sembrare invidia, e forse in parte lo è. Vivere una situazione difficile, in cui non si è ancora metabolizzata la fine di un matrimonio (ma si può davvero farlo del tutto?) e si percepisce come una sconfitta l’essere tornate a casa e per di più con un figlio, non è proprio un toccasana per la propria autostima.

Allora il confronto con le altre donne che ci sembrano aver trovato la chiave definitiva per la felicità si fa bruciante e doloroso. Le vediamo disinvolte, soddisfatte, con un compagno affettuoso e dei figli felici di avere entrambi i genitori vicini. Magari hanno pure un lavoro ben remunerato e appagante. E nel loro sorriso vediamo il nostro fallimento.

Ci sta, quindi, che proviamo invidia facendoci quella maledetta domanda: “Perché loro sì e io no?”. Ci sentiamo inferiori a chi ci appare come vincente, noi incapaci di costruire la felicità e loro abili non solo a realizzarla, ma anche a mantenerla. Oltretutto ci sentiamo anche delle brutte persone perché proviamo un sentimento odioso, condannato socialmente e indicato addirittura, nella religione cattolica, come uno dei sette vizi capitali.

Eppure ciò che proviamo è, in realtà, sfiducia verso di noi e il nostro valore. Se riflettiamo sulla nostra vita, ci sembra di non averne indovinata una. Ma se rovesciamo il punto di vista, forse possiamo tornare a respirare. In quella che ci sembra una situazione disastrata, ci sono gli spunti per ricominciare.

Il passo più difficile è smettere di guardare alle altre come super-donne. Ci sembrano stra-felici e stra-realizzate? Buon per loro. Ma siamo certe che sia tutto oro quel che luccica? Dietro ogni storia ci sono delle ombre e dei segreti che non conosceremo mai. Perché ognuna di noi lotta con qualche problema, qualche ansia, qualche pasticcio personale che non rivela. Non diamo per scontata la felicità altrui. Niente è mai tutto rosa o tutto nero, e credere che le altre donne siano dei modelli di perfezione da invidiare fa male solo a noi.

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Dunque dobbiamo risalire dalla voragine in cui ci siamo cacciate da sole. La nostra relazione è finita, ma questo non significa che ormai non abbiamo più possibilità di vivere ancora una storia bella e felice. La vita ricomincia e noi siamo più ricche di esperienza: anche quelle negative ci hanno fatto crescere. Il nostro lavoro non ci fa impazzire, è vero, ma possiamo cercarne un altro o chiedere un aumento. Come dice il famoso detto, “la fortuna aiuta gli audaci” (lo scrive Virgilio nell’Eneide, mica uno qualsiasi) e a noi serve solo quel pizzico di coraggio che ci faccia ritrovare proprio la nostra audacia di vivere.

Dal paragone con le altre donne, allora, tiriamo fuori non il dispiacere e il rancore, ma la voglia di migliorarci ritrovando il contatto con noi stesse, per riconoscere la nostra forza e capire quali saranno gli obiettivi della nostra nuova esistenza. Senza invidie che ci intossicano, senza rimorsi che ci intristiscono, ma fiere delle cose preziose che abbiamo: l’esperienza, l’affetto della famiglia e la certezza di avere tutti i numeri per farcela. Non come le altre, ma meglio di loro.

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