Come riconoscere e combattere ogni giorno la violenza di genere

Ogni forma di abuso, anche quello psicologico e verbale, è una manifestazione di violenza di genere. Riconoscerla e combatterla ogni giorno, anche con piccoli gesti, è il primo passo per creare una società più sicura e rispettosa per tutti

Pubblicato: 21 Novembre 2024 10:43

Miriam Tagini

Giornalista e Lifestyle Editor

Giornalista pubblicista, in passato ha lavorato come web editor, content creator e social media manager. È bilingue e collabora con testate online nazionali e magazine internazionali. Per DiLei scrive di Lifestyle nella sezione GirlZ.

Il 25 novembre, in occasione della Giornata Mondiale contro la Violenza sulle Donne, l’attenzione collettiva si concentra su un tema che, purtroppo, viene troppo spesso messo in secondo piano. La violenza di genere, infatti, è una realtà che tocca la vita di tutte e tutti, indipendentemente dall’età, dall’ambito sociale o culturale.

Secondo i dati di Fondazione Libellula, l’85% dei giovani in Italia considera la violenza contro le donne un problema grave e urgente, un allarme che attraversa le nostre città, le scuole, le case, e che coinvolge anche il mondo digitale. La violenza non è qualcosa che accade solo in casi isolati, ma è un fenomeno radicato nella quotidianità, che si manifesta in molti modi e che spesso rimane nascosto, invisibile.

Sebbene siano gli atti estremi come il femminicidio o l’abuso fisico a ricevere maggior attenzione, le sue forme più sottili, psicologiche, economiche o verbali sono altrettanto pericolose e devastanti. Solo comprendendo appieno la sua molteplicità e la sua pervasività, possiamo sperare di combatterla ogni giorno, in modo concreto e consapevole, senza mai abbassare la guardia.

Riconoscere la violenza di genere

La violenza di genere può assumere tante forme diverse, e alcune di queste sono difficili da riconoscere, anche da chi le vive. Non sempre, infatti, è immediatamente chiaro se si sta subendo una violenza, soprattutto quando questa si manifesta in modo sottile, come accade nelle dinamiche psicologiche o emotive.

Quando si pensa alla violenza di genere, spesso la mente corre agli episodi di abuso fisico o sessuale, che, purtroppo, sono i più visibili e drammatici. Tuttavia, la violenza non si limita a questi atti e può essere altrettanto devastante in forme che non lasciano segni evidenti sulla pelle, ma che colpiscono la dignità e l’autostima di chi le subisce.

Le violenze psicologiche, ad esempio, sono particolarmente insidiose. In molti casi, l’abuso non si riconosce facilmente, perché avviene in modo sottile, attraverso manipolazioni emotive che pian piano erodono la sicurezza della persona. Il controllo continuo, le minacce velate, l’isolamento dalle persone care, la svalutazione delle proprie emozioni e dei propri desideri: tutti questi sono segnali che spesso vengono ignorati o giustificati come espressioni di amore, come se fosse normale cercare di “proteggere” o “modificare” l’altro a propria immagine e somiglianza.

Quando una persona comincia a sentirsi costantemente sotto osservazione, quando le sue scelte vengono continuamente giudicate o influenzate, quando le sue opinioni non vengono rispettate, ma invece vengono sminuite o manipolate, è in quel momento che si comincia a entrare in una spirale di violenza emotiva. Il partner, che inizialmente sembra preoccupato per il benessere dell’altro, può, senza rendersene conto o con intenzioni malcelate, entrare in una spirale pericolosa di dominio e sottomissione. Questi comportamenti, infatti, non sono segni di affetto, ma di un desiderio di controllo che può diventare sempre più invasivo, fino a minare profondamente l’identità dell’altro.

La violenza psicologica può essere devastante tanto quanto quella fisica, perché agisce sull’anima e sulla mente, creando dubbi, insicurezze e sofferenze che non sono facili da vedere dall’esterno. L’idea che si debba cedere a un partner che cerca di “salvarti” da te stessa, o che ci sia un modo giusto e unico di essere amati, è uno dei miti più dannosi che alimentano la violenza di genere, rendendo invisibile ciò che sta accadendo. Ed è proprio in queste dinamiche che spesso si gioca la vera battaglia per il riconoscimento di sé, per la possibilità di vivere liberamente e senza paura.

Come riconoscere la violenza se non avete molta esperienza nelle relazioni

Se state iniziando a vivere le vostre prime esperienze affettive, può essere difficile distinguere tra ciò che è sano e ciò che nasconde dinamiche abusive. Le emozioni forti, l’entusiasmo di un nuovo legame, l’idea che “l’amore” debba essere tutto-compresente e intenso possono confondere i confini tra amore e controllo. Se non si ha molta esperienza nelle relazioni, può infatti essere difficile capire se si sta vivendo una situazione malsana, perché spesso ci si trova coinvolti in emozioni che sembrano normali in un contesto di intimità, ma che in realtà nascondono forme sottili di violenza.

In molte relazioni, soprattutto quelle iniziali, si tende a idealizzare l’altro, a giustificare anche i comportamenti che, se visti da una prospettiva esterna, sarebbero facilmente riconosciuti come problematici. La violenza psicologica, la manipolazione emotiva, il controllo e la gelosia possono sembrare “passioni” o “gesti di preoccupazione”, quando, invece, sono segnali di una relazione tossica.

Un partner che esercita controllo su dove vai, con chi stai, cosa fai, può sembrare una persona gelosa o protettiva, ma in realtà sta cercando di limitare la tua libertà. Le frasi come “ti amo così tanto che non voglio che tu faccia certe cose” o “perché mi hai fatto aspettare, non ti importa di me” possono sembrare innocue, ma sono espressioni di un comportamento possessivo che mette in discussione la tua indipendenza. Anche la svalutazione delle tue opinioni, il tentativo di isolarti dalle tue amicizie o dalla tua famiglia, l’incapacità di accettare un “no” o una scelta diversa dalle tue, sono tutte forme di violenza che spesso vengono sottovalutate.

Una relazione sana si basa sulla libertà, sul rispetto reciproco e sulla possibilità di crescere come individui, senza che l’altro cerchi di dominarti o cambiare chi sei. Quando una relazione ti fa sentire costantemente insicura, giudicata, inadeguata, o quando il tuo partner cerca di manipolare i tuoi pensieri e le tue emozioni, è il momento di fermarsi a riflettere.

L’importanza di denunciare

Denunciare la violenza di genere è un passo fondamentale per rompere il ciclo dell’abuso e per cercare un supporto concreto.

In Italia, secondo l’ultimo rapporto Istat, un numero elevato di donne ha dichiarato di aver subito almeno una forma di violenza nel corso della propria vita, ma ancora troppi episodi non vengono denunciati. La paura di non essere credute, il timore di essere giudicate o di perdere affetti e legami familiari, e la vergogna di esporsi sono solo alcune delle difficoltà che impediscono a molte vittime di parlare.

Spesso, le vittime si trovano intrappolate in una spirale di ansia, paura e sfiducia verso se stesse, senza riuscire a riconoscere i segnali di abuso, che non riguardano solo la violenza fisica, ma anche il trattamento emotivo e psicologico. Se ci si sente costantemente inferiori, ansiose o sotto pressione, se la relazione inizia a sembrare opprimente e le emozioni vengono sminuite, è il momento di fermarsi a riflettere e chiedere aiuto. Denunciare non è facile, ma è l’unico modo per iniziare a prendere in mano la propria vita e spezzare il silenzio che alimenta la violenza.

Educazione al rispetto

Riconoscere la violenza di genere è il primo passo per fermarla. Ma per farlo, è fondamentale che se ne parli apertamente, senza tabù e senza paura.

La violenza non riguarda solo chi la subisce direttamente, ma è una questione che deve coinvolgere tutta la società. Le giovani generazioni sono più consapevoli del problema, ma la cultura della violenza è ancora radicata in tanti comportamenti, soprattutto nei confronti delle donne. Ogni piccola forma di violenza, anche quella che può sembrare innocente o di poco conto, va fermata. Le battute sessiste, gli stereotipi, le discriminazioni, i commenti inopportuni sono tutti elementi che contribuiscono a creare un ambiente dove la violenza di genere trova terreno fertile.

L’educazione al rispetto e alla parità di genere deve cominciare fin da giovani. Non è mai troppo presto per parlare di violenze: è essenziale che si impari fin da subito a riconoscere i segnali, a proteggersi, a comprendere che non esistono giustificazioni per un comportamento abusivo. Non si deve mai avere paura di chiedere aiuto o di rompere il silenzio. Le scuole, le famiglie, le amicizie: ogni ambito sociale deve fare la propria parte per sensibilizzare e combattere la violenza. La rete di supporto è essenziale, e spesso basta un gesto di solidarietà per dare coraggio a chi si sente sola o impotente.

Come combattere la violenza di genere ogni giorno

La lotta contro la violenza di genere non si limita ai momenti di crisi o alle situazioni drammatiche, ma si svolge ogni giorno, in ogni piccolo gesto. Ogni atto, ogni parola, ogni comportamento ha un peso, e spetta a ciascuno di noi contribuire al cambiamento.

Combattere la violenza di genere significa cominciare da noi stesse: nelle parole che scegliamo, nei comportamenti che mettiamo in atto, nel modo in cui reagiamo quando assistiamo a un atto di discriminazione o violenza. Non basta ignorare un commento sessista o passare oltre una battuta offensiva: fermarle è il primo passo per fermare la cultura della violenza. Se vediamo una ragazza essere insultata o aggredita verbalmente, abbiamo il dovere di intervenire e difenderla. Non si tratta solo di protestare contro le violenze gravi, ma di sostenere chi sta affrontando una relazione abusiva, di incoraggiare chi non ha voce a parlare e di non restare mai indifferenti.

Inoltre, educarsi alla parità di genere e promuovere relazioni che si basano sul rispetto reciproco sono atti quotidiani che contribuiscono a costruire un ambiente in cui la violenza non possa prosperare. Significa accettare le differenze, abbattere gli stereotipi, e insegnare alle nuove generazioni che ogni persona ha il diritto di essere trattata con dignità e rispetto.

Denunciare qualsiasi forma di abuso, anche quando non è fisico, è poi un atto di responsabilità che non può essere rimandato. La legge, seppur fondamentale, da sola non basta a creare un cambiamento duraturo: è la mentalità collettiva che deve evolversi. È necessario che ognuno di noi si faccia portavoce di un messaggio di non tolleranza, educando se stesso e gli altri a riconoscere e fermare ogni forma di violenza, sia essa verbale, psicologica o fisica.

La lotta contro la violenza di genere comincia da piccoli gesti quotidiani, ma è proprio grazie a questi che si può sperare di costruire una società più giusta, inclusiva e rispettosa per tutti.

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