Menopausa, perdita della memoria: i rimedi naturali efficaci

La perdita di memoria è un sintomo frequente nelle donne in menopausa che è possibile contrastare ricorrendo ad alcuni rimedi naturali associati ad uno stile di vita sano

Pubblicato: 30 Settembre 2023 22:23

Fabrizio Brunori

Biologo Nutrizionista

Biologo Nutrizionista si occupa di Bioterapia Nutrizionale®, trattando di nutrizione in condizioni fisiologiche e patologiche accertate.

Esiste uno stretto rapporto tra la perdita di memoria e l’inizio della menopausa. infatti, in alcuni casi può verificarsi il peggioramento della funzione cognitiva più di quanto atteso dal trascorrere degli anni, che può condizionare l’esecuzione di attività quotidiane semplici ed ordinarie.

La menopausa: una fase di profondi cambiamenti

La menopausa è una tappa molto importante della vita di una donna e rappresenta solo la fine di un processo dinamico e progressivo che, passando per la premenopausa, sancisce la fine della fase di fertilità. La transizione alla menopausa è regolata da fini meccanismi ormonali e può avvenire a diverse età con sintomi diversi e di intensità variabile. Le donne in menopausa riferiscono, ad esempio, di avere i classici sintomi vasomotori quali sudorazioni profuse e ricorrenti e spesso notturne e/o vampate di calore; mentre altre riportano che, assenza di mestruazioni a parte, avertono pochi o nessun sintomo durante questa fase. Quindi, per alcune donne la menopausa non è soltanto una fase fisiologica della vita con cui convivere serenamente, ma è un periodo di forte stress psico-fisico con cui fare i conti.

I disturbi associati alla menopausa impattano negativamente sulla qualità di vita della donna. Ogni anno, milioni di donne nel mondo vivono questa fase caratterizzata da sintomi molto fastidiosi tra i quali i più frequenti sono:

Le perdite di memoria sebbene rientrino tra i disturbi più ricorrenti sono spesso sottovalutate dalle stesse donne in cui il sintomo si presenta, probabilmente perché non provocano un malessere fisico. Infatti, l’attenzione viene spesso spostata su altri sintomi che sono percepiti come più fastidiosi perché possono condizionare pesantemente lo svolgimento della vita sociale, come ad esempio, le improvvise vampate di calore al lavoro o in tutti quei casi in cui in cui tali sintomi possono determinare imbarazzo.

Le perdite di memoria: chi sono i responsabili?

Molte donne lamentano cambiamenti nelle loro funzioni cognitive durante la transizione alla menopausa, e la maggior parte riferisce un peggioramento della memoria per cui si potrebbe parlare di un deterioramento soggettivo della memoria. Sembrerebbe che questi sintomi siano prevalenti all’inizio della transizione alla menopausa. Tuttavia, è bene rassicurare subito le donne che presentano perdita di memoria: per la maggior parte delle donne la funzione cognitiva non tende a peggiorare dopo la menopausa in modo diverso da quanto atteso con il normale invecchiamento. Infatti, rientra tutto all’interno di un graduale e fisiologico declino delle funzioni cognitive che inizia intorno ai 50 anni. Infatti, sarà il medico a rassicurare le donne sulla natura di questi disturbi che sono comuni, non necessariamente progressivi e che potrebbero anche migliorare nel tempo.

Il livello degli ormoni estrogeni subisce una drastica riduzione con la menopausa ed è stato dimostrato che gli estrogeni giocano un ruolo chiave nel funzionamento cognitivo. La carenza di estrogeni nel cervello causa molti sintomi indesiderati come i disturbi dell’apprendimento e della memoria.

È emerso da alcuni studi che le donne che hanno iniziato una terapia ormonale sostitutiva (TOS) prima dell’ultimo ciclo hanno ottenuto risultati migliori nei test di memoria rispetto a coloro che l’hanno iniziata dopo la menopausa. Ciò, a riprova dell’importante attività positiva degli estrogeni sulla memoria. Tuttavia, la terapia ormonale sostitutiva, anche se allevia i sintomi della menopausa, può aumentare il rischio di malattie cardiovascolari e tumorali. Perciò ulteriori studi sono però necessari al fine di comprendere i meccanismi per elaborare approcci terapeutici più mirati.

Rimedi naturali contro la perdita di memoria

Nella ricerca delle alternative terapeutiche al trattamento della perdita di memoria ed ai disturbi della menopausa, l’attenzione è stata rivolta verso alcune piante che contengono molecole con effetti estrogenici. Varie piante tradizionali vengono usate da secoli per alleviare i disturbi della menopausa. Contengono fitoestrogeni che hanno proprietà antiossidanti, antinfiammatorie, regolatorie del metabolismo del colesterolo, epatoprotettive e cardioprotettive. I fitoestrogeni sono composti di origine vegetale che assomigliano al 17-beta -estradiolo (E2) che è il principale ormone sessuale femminile. Hanno un’azione simile a quella degli estrogeni ma molto più blanda. I principali gruppi di fitoestrogeni che assumiamo con la dieta sono gli isoflavoni, i prenilflavonoidi, i cumestani ed i lignani. La maggior parte degli studi sull’effetto dei fitoestrogeni sul sistema neurologico sono stati condotti sugli isoflavoni della soia (ginesteina, daidzeina e gliciteina), ed hanno dato fornito risultati interessanti.

Infatti, i fitoestrogeni, hanno effetti benefici sulle capacità cognitive e sull’invecchiamento, ma a basse dosi danno pochi risultati o non provocano miglioramenti, mentre a dosi elevate imitano gli effetti degli estrogeni. Inoltre,  è la stessa natura a fornire alcune risorse particolarmente ricche di estrogeni, tra le più note e di uso comune possiamo trovare, ad esempio, la soia, i legumi, la salvia, la frutta secca e i semi (come quelli di lino o di girasole) e le crucifere. Inoltre, sono state attribuite ad alcune piante “speciali” quali  la Rodiola, il Ginkgo biloba ed il Ginseng le proprietà di rafforzare la memoria e la capacità di concentrazione.

Una corretta alimentazione è fondamentale per preservare la salute del cervello

Possiamo cercare di preservare la funzione cognitiva o di rallentarne il fisiologico declino dovuto al trascorrere degli anni, anche attraverso un’alimentazione corretta che garantisca l’apporto di alcune specifiche molecole. È importante garantire al cervello un corretto apporto di grassi “buoni” quali quelli dell’olio extravergine di oliva che è ricco di acidi grassi monoinsaturi ed i preziosissimi omega-3, EPA E DHA, di cui sono fonti preziose i pesci grassi ed in particolare il pesce azzurro. L’Acido alfa- linolenico (ALA) è un omega-3 che si trova soprattutto nei semi oleosi come i semi di lino o i semi di chia, nelle mandorle, nelle noci ecc. In realtà, ciò che è veramente importante è il rapporto tra gli omega-3/omega-6 deve essere a favore dei primi per avere un’attività antinfiammatoria, antiaggregante piastrinica e antiossidante. Diversamente, bisogna non eccedere nel consumo di alimenti ricchi di grassi saturi e di colesterolo come i formaggi e le carni grasse.

Un rimedio naturale molto interessante è il tè verde, soprattutto per proprietà antiossidanti e non solo che sono state attribuite all’epigallocatechina-3-gallato. Attenzione però a non commettere l’errore di considerare questa molecola la sola responsabile degli effetti benefici, perché quello che funziona è il fitocomplesso: cioè, l’insieme dei componenti chimici di tutta la pianta. Consumare il tè verde avrebbe effetti benefici sul deterioramento cognitivo e sulla perdita di memoria e potrebbe prevenire l’insorgenza di malattie neurodegenerative. Inoltre, introducendo con la dieta il giusto apporto di vitamine quali la vitamina E che protegge le membrane cellulari, la vitamina C e l’acido folico; unitamente ai preziosi antiossidanti che abbondano nella frutta e nella verdura possiamo cercare di contrastare lo stress ossidativo che promuove il deterioramento cognitivo ed a cui è stato riconosciuto un ruolo chiave nella patogenesi del morbo di Parkinson e dell’Alzheimer.

Tuttavia, il rimedio principale alla portata di tutti è la prevenzione attraverso uno stile di vita sano. Infatti, Il consumo di alcol, il tabagismo, assumere molti zuccheri semplici, l’obesità viscerale e l’assenza di attività fisica sono tutti fattori che possono accelerare il deterioramento delle capacità cognitive. In conclusione, è possibile ricorrere ad approcci diversi al fine di alleviare i fastidiosi sintomi della menopausa quando questi sono particolarmente intensi; tuttavia, gli effetti a lungo termine potrebbero essere limitati ricorrendo ad uno stile di vita più virtuoso.

I disturbi del sonno e le perdite di memoria

Il sonno è un processo fisiologico essenziale in tutti gli organismi viventi ed è caratterizzato da due fasi principali: la fase non REM o “sonno tranquillo” seguita da una fase significativamente più breve chiamata fase REM che significa “movimento rapido degli occhi”. Dormire un numero sufficiente di ore è fondamentale. Infatti, la privazione del sonno della fase REM compromette l’apprendimento ed i processi di memoria influenzando la plasticità delle sinapsi dell’ippocampo, che è fondamentale per i processi di apprendimento e il consolidamento della memoria. Di conseguenza, la qualità del sonno gioca un ruolo cruciale nella stabilizzazione e nell’integrazione della memoria. Purtroppo, la transizione menopausale è associata ad una maggiore frequenza dei disturbi del sonno e l’insonnia è una dei sintomi più ricorrenti. Sono stati identificati diversi fattori predisponenti a cui si aggiungono ulteriori fattori in grado di peggiorare e perpetuare il disturbo:

La gestione ottimale dell’insonnia dovrebbe implicare un’attenta valutazione dei sintomi psicologici e somatici della donna in menopausa da parte di un team multidisciplinare. L’obiettivo è quello di identificare la strategia più appropriata e funzionale per combattere l’insonnia. Possiamo distinguere tre diverse strategie, dove l’una non esclude l’altra, in cui l’alimentazione può giocare sempre e comunque un ruolo chiave.

La terapia cognitivo comportamentale rappresenta il trattamento di prima linea dell’insonnia nella popolazione generale indipendentemente dalla presenza di disturbi dell’umore e/o sintomi vasomotori. È stato osservato che le donne con disturbi dell’umore, in particolare ansia e depressione, possono avere difficoltà ad addormentarsi e/o avere risvegli precoci.

Naturalmente, è possibile ricorrere alla terapia farmacologica sotto stretto controllo medico solo quando questa è necessaria, ad esempio, l’uso di antidepressivi sembra migliorare i disturbi del sonno. Diversamente, in presenza delle vampate di calore e delle sudorazioni notturne potrebbe essere presa in considerazione la terapia ormonale della menopausa per il trattamento dell’insonnia. Naturalmente, previa valutazione del rapporto tra il rischio ed i benefici. Infine, data la sua buona tollerabilità e sicurezza, la melatonina a rilascio prolungato dovrebbe rappresentare un farmaco di prima linea nelle donne con più di 55 anni.

Fonti Bibliografiche:

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