Nonostante il grande mondo della nutrizione stia cambiando grazie alle più moderne ricerche scientifiche, tante sono ancora le false credenze legate al peso corporeo. Come quella che una dieta ipocalorica basti da sola per dimagrire e mantenere un buono stato di salute o che eseguire attività fisica ci autorizzi ad assumere più cibo del dovuto.
Ecco i falsi miti più comuni.
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La dieta ipocalorica è l’unica che fa perdere peso
No, contare le calorie non aiuta a dimagrire.
«Le diete ipocaloriche sono al tempo stesso inefficaci e pericolose poiché possono provocare carenze di micronutrienti indispensabili – racconta il prof. Pier Luigi Rossi, medico specialista in scienze della alimentazione e medicina preventiva ad Arezzo e autore del libro Dalle calorie alle molecole. Il nuovo orizzonte del controllo del peso (Aboca) – Un’insalatona di cereali e verdure e un bicchiere di birra possono avere lo stesso numero di calorie, ma le molecole contenute nei due cibi hanno effetti metabolici molto diversi».
Per perdere peso, è più utile, sano e scientifico guardare alle molecole contenute nei cibi. «Una nuova scienza, chiamata nutrigenomica, ha dimostrato che alcune molecole nutrienti presenti nei cibi che portiamo in tavola hanno la capacità di agire sul DNA delle cellule grasse e orientare l’organismo verso una modalità perdi-peso – aggiunge il medico – Frutta, verdura e pesce non sono solo dei prodotti della natura sanissimi e ricchi di straordinarie proprietà per il nostro benessere, ma rappresentano dei veri e propri alimenti con azione dimagrante. Gli unici in grado di agire sul patrimonio genetico delle nostre cellule e garantire una perdita di peso efficace e duratura nel tempo. Assicura, nella tua dieta, cinque porzioni di vegetali al giorno e mangia il pesce almeno tre volte la settimana».
Dimagrire è inutile perché tanto prima o poi si recupera tutto il peso perso
«Ignorare o sottovalutare le conseguenze metaboliche dell’eccesso di peso è sbagliato, mentre provare ad affrontare il problema è comunque opportuno e consigliabile – scrivono gli esperti del Crea nelle Linee guida per una sana alimentazione (Rev. 2018) – È però vero che per risolverlo in maniera permanente è fondamentale cambiare le proprie abitudini alimentari e il proprio stile di vita, anche per evitare di ricadere negli stessi errori commessi in precedenza. È fin troppo ovvio che se al termine di una perdita di peso si ricominciano le abitudini precedenti, si riacquista in breve tempo il peso perso e forse qualcosa di più».
«Condizione spesso vissuta da chi segue regimi ipocalorici, un altro punto debole di questo metodo, inutile proprio perché più si riduce l’introito calorico e più l’organismo aumenta il suo rendimento energetico – aggiunge il prof. Pier Luigi Rossi – Infatti, quando si termina la dieta e si torna a mangiare normalmente, il corpo si ritrova con un maggiore carico di energia che accumula sotto forma di grassi».
Il segreto, scrive l’autore nel suo libro, è quello di passare da una dieta ipocalorica con una durata limitata nel tempo ad un nuovo stile di vita alimentare dove sono le preziose molecole che compongono un alimento le protagoniste. Le principali sono ossigeno, carboidrati, proteine, lipidi, vitamine, minerali, acqua, fibra alimentare, molecole attive sul DNA (modulatori genici). La qualità molecolare degli alimenti, cioè la loro diversa composizione in principi nutritivi, condiziona il metabolismo cellulare, il profilo ormonale, la modulazione genica di una persona, quindi il suo peso corporeo e il suo stato di salute.
Siccome l’obesità può essere geneticamente predeterminata, non possiamo farci nulla
La genetica gioca sicuramente un ruolo, ma quando osserviamo che nella stessa famiglia i componenti sono tutti in eccesso ponderale è probabile che tutti siano esposti alle medesime cattive abitudini alimentari e di stile di vita.
«La predisposizione familiare? Esiste, certo, ma il ruolo cruciale è giocato dagli stili di vita – si legge nel libro del prof. Rossi – Nella ‘partita’ contro l’ago della bilancia che milioni di italiani sfidano ogni giorno, l’alimentazione riveste la parte più importante. Lo afferma anche la più moderna ricerca scientifica: le chiavi per vivere più a lungo e meglio dipendono per il 50% dallo stile di vita e dall’alimentazione, per il 30% dalla genetica ereditata dai nostri genitori e per il restante 20% dal Sistema Sanitario Nazionale. Siamo soprattutto noi a condizionare la salute e la durata della nostra vita. Ogni giorno».
Se svolgiamo un po’ di esercizio fisico possiamo (o dobbiamo) mangiare di più
Non esistono esercizi miracolosi e soprattutto non dobbiamo sopravvalutare il surplus di dispendio energetico che l’esercizio stesso riesce ad assicurare. Una buona attività fisica – si legge sempre nelle Linee guida per una sana alimentazione – deve servire a conservare e tonificare la massa magra e a normalizzare i parametri ematici (glicemia, colesterolemia ecc.).
«Per aumentare la massa magra muscolare, e quindi le cellule metabolicamente attive, occorre programmare ed eseguire esercizi di resistenza muscolare che coinvolgono i principali muscoli del corpo umano (braccia, tronco, gambe, addome) attraverso l’uso di elastici, pesi o resistenze meccaniche o con esercizi eseguiti in palestra – consiglia il prof. Pier Luigi Rossi – Per dimagrire, occorre programmare ed eseguire attività aerobica come cyclette, tapis roulant, esercizi di step, bicicletta, corsa. Ma anche salire le scale o camminare. Basta dotarsi di un cardio-frequenzimetro (strumento che si può acquistare nei negozi di articoli sportivi) e, durante il movimento aerobico, portare il battito cardiaco sopra i 100 battiti al minuto: in questa condizione fisiologica, l’organismo ‘brucia’ grasso corporeo perché consuma più ossigeno».
Il cibo, dunque, non è solo energia. E il peso corporeo è influenzato da diversi fattori, non solo dalla genetica: in primis dalla dieta quotidiana. «Per mantenerci in forma e in salute è importante imparare a scegliere il proprio cibo, mangiare con salute e con un sano piacere, liberi da false credenze che per decenni hanno influenzato il nostro stile alimentare contribuendo a generare malattie metaboliche, purtroppo divenute comuni, come la sindrome metabolica, l’insulino-resistenza, il diabete mellito di tipo 2, l’ipertensione arteriosa e l’aterosclerosi. Diventare consapevoli nella scelta di ciò che si porta in tavola ogni giorno, infine, ci permette anche di riscoprire l’antico legame con il cibo» conclude il prof. Rossi.