“Ero infelice, mi sentivo sola”: Simona Ventura racconta il periodo più buio

Simona Ventura ha parlato a cuore aperto del momento in cui ha deciso di lasciare la Rai, in preda a un'infelicità profonda

Pubblicato: 10 Agosto 2022 18:11

Nicoletta Fersini

Giornalista, Content Editor, SEO Copywriter

Giornalista ed evocatrice di parole: appassionata di lifestyle, tv e attualità. Inguaribile curiosa, osserva il mondo. Spesso sorseggiando un calice di vino.

Simona Ventura sta vivendo un periodo d’oro tra tanti impegni sia in tv che sul web, senza tralasciare la sua attività da regista di docufilm, grazie ai quali sta riscuotendo un grande successo. Che fosse una donna di talento non avevamo mica dubbi, ma è sempre bello ripercorrere le tappe di una lunga e prolifica carriera come la sua. Carriera che, come lei stessa ha ricordato in un’intervista, ha avuto anche i suoi momenti bui, quelli nei quali sei costretta a rimettere tutto in discussione per il tuo bene. Cosa che dovrebbe sempre essere la priorità.

Simona Ventura, perché decise di lasciare la Rai

Energica, frizzante, talentuosa. Il nomignolo “Super Simo” se l’è conquistato, Simona Ventura, perché in fondo è proprio come una super eroina del piccolo schermo: una conduttrice che ha rotto gli schemi, che ha rivoluzionato il modo di fare televisione e che non ha mai rinunciato alla libertà di essere sé stessa, restando “attrice della mia vita, non vittima”, come lei stessa ha affermato nell’ultima intervista rilasciata a Il Giornale.

Il tempo passa, pero, e con esso inevitabilmente si cambia. Le esperienze di vita ci portano a cambiare direzione, ma senza comunque rinunciare alla propria essenza: “Sono stata rivoluzionaria all’epoca – ha detto la Ventura -, ma oggi sono una persona diversa. Non mi sentirei più di condurre con il dito puntato in camera. Ma sono sempre io, quella divertente, dissacrante, e soprattutto libera. Una libertà che ho sempre pagato senza sconti”.

E a questo punto inevitabilmente la conduttrice ha ripensato a un momento cruciale per la sua carriera, quello in cui ha deciso di lasciare la Rai “nel momento di più grande successo”. I soldi non fanno la felicità, come si suol dire, ed è proprio qui che si può far strada tutt’altro, un’infelicità che rischia di avere la meglio su di te: “Avevo soldi, una popolarità alle stelle, ma il vero motivo è che ero estremamente infelice quando tornavo a casa, non avevo abbastanza tempo per i miei figli. Vedere che oggi stanno trovando la loro strada mi dà una serenità che non mi avrebbe mai dato un successo televisivo in più”. E ancora: “Mi sentivo sola, non c’era nessuno vicino a me la sera, con cui potessi parlare. I miei figli stavano diventando adolescenti, ma era difficile seguirli. È stata una scelta consapevole quella di andare a Sky, con X Factor. E non me ne sono mai pentita”.

Simona Ventura, il futuro in televisione (e non solo)

Simona Ventura è una vera macchina da guerra: instancabile, dall’energia inesauribile e sempre desiderosa di mettersi in gioco. Lo dimostra a ogni post su Instagram, lo ha fatto anche quando si è resa disponibile ad elargire consigli a Chiara Ferragni, in vista della sua conduzione al Festival di Sanremo 2023.

Dopo aver intrapreso la nuova avventura di Citofonare Rai 2, al fianco della collega e amica Paola Perego, adesso Super Simo vorrebbe tornare alla sua prima passione: “Nel prossimo futuro vorrei concentrarmi sulla formazione di giovani talenti e su una materia che conosco da trent’anni anche come tifosa, il calcio. Ho un mare di aneddoti sui protagonisti del settore, che potrei diluire in pillole, tra passato e presente”.

Ma non finisce qui. A dispetto di quanto si è detto e degli ascolti registrati, nel proprio futuro Simona Ventura immagina anche una seconda stagione di Ultima Fermata, programma della Fascino di Maria De Filippi, che l’ha fortemente voluta come voce narrante: “Mi piace il suo focus, coppie che tirano fuori i propri problemi, ne discutono apertamente. Siamo cresciuti con la cultura di nascondere ciò che in famiglia non funziona, mettere la polvere sotto il tappeto. Invece parlarne depotenzia la violenza, è un programma con basi significative“.

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