Mia Martini da giovane, le foto che hanno fatto la storia della cantante

Mia Martini giovane, le luci e le ombre della sua carriera attraverso le foto più iconiche

Pubblicato:

Paola Landriani

Lifestyle Editor

Content e lifestyle editor, copywriter e traduttrice, innamorata delle storie: le legge, le scrive, le cerca. Parla di diversità, inclusione e di ciò che amano le nuove generazioni.

Non basterebbe una vita per racchiudere tutto quello che è stata Mia Martini: un talento profondo, un’artista dalla sensibilità rara e dalla voce capace di toccare i punti più intimi di chiunque la ascoltasse.

Mimì è rimasta una delle interpreti più indimenticabili della musica italiana, anche se la strada verso il successo non è stata semplice: un percorso segnato da grandi riconoscimenti artistici, ma anche da ombre e pregiudizi, come quella crudele superstizione che per anni ha tentato di offuscarne la luce.

Mia Martini, gli esordi

Domenica Rita Adriana Bertè nasce il 20 settembre 1947 a Bagnara Calabra, in una famiglia di insegnanti. Cresce circondata da musica e parole, sviluppando fin da bambina un legame naturale con il canto. Negli anni Sessanta muove i primi passi come “Mimì Bertè”, partecipando a concorsi e piccole manifestazioni, con una grinta che già lasciava intravedere l’artista che sarebbe diventata.

Il rapporto con la sorella Loredana, intenso e a volte tempestoso, è già centrale: unite da un amore profondo e dalla stessa fame di palco, condividono sogni, palchi improvvisati e chilometri di strada alla ricerca di un’occasione.

La prima esperienza discografica arriva nel 1962, quando convince la madre ad accompagnarla a Milano per alcuni provini. Qui incontra il discografico Carlo Alberto Rossi, che la lancia come ragazzina yé-yé e la porta al Festival di Pesaro con Ombrello blu.

IPA
Mimì insieme alla sorella Loredana Berté

Qualche anno più tardi si trasferisce a Roma insieme a Loredana e all’amico Renato Zero. Lì conosce Alberigo Crocetta, fondatore del Piper, che le suggerisce un nuovo nome d’arte: Mia Martini, un omaggio internazionale destinato a restare per sempre.

IPA
Mia Martini con Renato Zero

Nel 1971 pubblica Oltre la collina, un lavoro intenso e coraggioso. “L’importante è buttare i ricordi alle proprie spalle – raccontava – io l’ho fatto con un disco, un 33 giri nel quale ho praticamente messo tutta me stessa, tutto il mio passato”. È il primo passo di un percorso che, tra fatica e passione, la porterà a diventare una delle voci più amate della musica italiana.

Mia Martini, il successo e le ombre

Nei primi anni Settanta Mia Martini diventa una presenza fissa nella musica italiana. Piccolo uomo, nel 1972, la impone all’attenzione di tutti e le regala il primo grande trionfo con la vittoria al Festivalbar. L’anno dopo arriva Minuetto, scritto da Franco Califano e arrangiato da Dario Baldan Bembo, che resta in classifica per mesi e diventa una delle canzoni più amate di sempre.

Il suo percorso, però, conosce anche momenti difficili. Nel 1969 viene arrestata per possesso di hashish: un episodio che lei ha sempre considerato un’ingiustizia e che, all’epoca, le costa un periodo in carcere.

Nonostante tutto, continua a incidere dischi, partire in tournée e collaborare con grandi autori. Nel 1982 debutta al Festival di Sanremo con E non finisce mica il cielo, firmata da Ivano Fossati: non arriva ai primi posti, ma conquista il Premio della Critica, istituito proprio in quell’occasione.

Getty Images
Mia Martini

Proprio in quegli anni, però, iniziano a circolare voci maligne: una superstizione infondata, alimentata da invidie e pettegolezzi, la etichetta ingiustamente come “portatrice di sfortuna”. Una cattiveria che le chiude molte porte e la spinge a un periodo lontano dai riflettori.

“La mia vita era diventata impossibile. Qualsiasi cosa facessi era destinata a non avere alcun riscontro e tutte le porte mi si chiudevano in faccia. C’era gente che aveva paura di me, che per esempio rifiutava di partecipare a manifestazioni nelle quali avrei dovuto esserci anch’io. Mi ricordo che un manager mi scongiurò di non partecipare a un festival, perché con me nessuna casa discografica avrebbe mandato i propri artisti. Eravamo ormai arrivati all’assurdo, per cui decisi di ritirarmi” racconterà la cantante anni dopo.

La rinascita arriva nel 1989, quando torna a Sanremo con Almeno tu nell’universo: un’interpretazione indimenticabile che le vale di nuovo il Premio della Critica e segna il suo ritorno in grande stile. Negli anni successivi brilla ancora all’Ariston con La nevicata del ’56, Gli uomini non cambiano (secondo posto nel 1992) e, nel 1993, il duetto con Loredana in Stiamo come stiamo.

IPA
Mia Martini e Loredana Berté a Sanremo 1993

L’amore con Ivano Fossati e gli ultimi anni

Tra un palcoscenico e l’altro, Mia Martini vive anche una stagione intensa dal punto di vista personale. L’incontro con Ivano Fossati si trasforma in una relazione profonda e tormentata, fatta di grande stima artistica e di un legame che, pur tra alti e bassi, lascerà un segno indelebile nella sua vita e nella sua musica.

Gli anni Novanta la vedono protagonista di nuovi successi e di un rinnovato rapporto con il pubblico, ma anche di momenti di solitudine. Nonostante la forza che trasmetteva sul palco, Mimì custodiva fragilità che l’hanno accompagnata fino alla fine.

L’ultima apparizione pubblica è del 1995, poco prima di essere trovata senza vita il 12 maggio, nella sua casa di Cardano al Campo. Aveva solo 47 anni. La notizia sconvolge l’Italia intera e priva la musica di una delle sue interpreti più grandi, lasciando un vuoto profondo anche nella vita di Loredana, che da allora non ha mai smesso di ricordarla, raccontandone il talento, la dolcezza e il coraggio di affrontare un destino non sempre gentile.

© Italiaonline S.p.A. 2025Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963