“Sono terribili”, ha dichiarato il produttore e cantautore Steven Wilson a proposito dei Måneskin. Ancora una volta la rock band capitanata da Damiano David si ritrova di fronte a una pioggia di critiche. E di certo non passa inosservato il tono del leader dei Porcupine Tree, band che non tutti conoscono ma che dagli anni Novanta produce musica rock alternative. Parole taglienti, dirette e senza pietà per la giovane band romana. Ma è necessario tutto questo livore?
Måneskin, le dure parole di Steven Wilson
Sembra di vedere il solito film: nasce una nuova band, arriva al successo, se ne prende i meriti. E poi ci sono i detrattori, i nostalgici del passato che non perdono tempo per muovere critiche alla “non ci sono più le mezze stagioni”, “era meglio ai miei tempi” e cose così. Le parole di Steven Wilson hanno un po’ questo retrogusto, sebbene non si possa negare che il cantautore e la sua band, i Porcupine Tree, abbiano alle spalle una carriera incredibile, longeva e di tutto rispetto.
Impegnato in Italia per una delle tappe del tour, Wilson ha rilasciato un’intervista al Corriere della Sera in cui, senza mezzi termini, ha parlato della musica di oggi, di come sia cambiata e al contempo abbia subito una sorta di “involuzione”. “Ci sono delle nuove band, ma il rock ha fallito nel reinventarsi per troppo tempo – ha affermato il cantautore -. (…) Non dico che sia una brutta cosa, anche io se fossi un ragazzino sarei più interessato a Billie Eilish o a Taylor Swift che al nuovo disco degli Iron Maiden o dei Foo Fighters. Ma ho scoperto tante nuove rock band valide negli ultimi 20 anni? La risposta è no“.
Categorico, senza alcun dubbio. Ma poi ha rincarato la dose parlando proprio dei Måneskin: “Sono terribili. Certo è fantastico per l’Italia ed è sempre positivo quando una band fa conoscere ai ragazzi chitarre e batterie, vorrei solo che fossero un po’ meglio”. E non è finita qui, perché il leader dei Porcupine Tree ha aggiunto: “Prenderli seriamente è dura perché sono una copia scadente di quel che erano gli altri, (…) non sarebbe bello se arrivasse qualcuno di un po’ più creativo e ispirato?».
Måneskin, il successo mondiale e le immancabili critiche
Il mondo della musica è talmente complesso e variegato, che tali critiche lasciano un po’ il tempo che trovano. Qualunque sia il tuo genere musicale, qualunque sia la tua abilità nel suonare uno strumento o il tuo talento in qualità di performer, ci sarà sempre chi sarà pronto ad additarti come brutta copia di qualcun altro. Cosa che, tra l’altro, non è poi così drammatica: “copiare”, come lo definisco alcuni, in fondo non è altro che esprimere in qualche modo le proprie preferenze e i propri gusti musicali. E non parliamo di plagio, ovviamente, che è tutta un’altra storia.
Da quando sono diventati i nuovi idoli del rock (è così, inutile girarci attorno) i Måneskin hanno attirato l’apprezzamento di molti, ma era inevitabile che attirassero anche le critiche di chi li addita come finti rocker. Da un Iggy Pop che ne ha decantato le lodi, incidendo insieme a loro tra l’altro un brano di gran successo, a Mick Jagger dei Rolling Stones che li ha voluti in apertura a un concerto, si passa ad esempio a un Chris DeVille, giornalista e critico musicale di Stereogum, che ha commentato la cover di Beggin’ addirittura “brutta da risultare offensiva”.
Le critiche non sono mancate neanche dall’Italia. Roby Facchinetti li ha definiti bravi ma “non in grado di durare 50 anni” come i Pooh. I Cugini di Campagna hanno affermato a gran voce che i Måneskin copiano sfacciatamente i look dalle loro performance. È una coincidenza che tali affermazioni giungano sempre dai nati in un determinato decennio?