Era il luglio del 2019 quando Kasia Smutniak aveva rivelato al mondo di soffrire da qualche anno di vitiligine, una malattia della pelle che appena scoperta le aveva provocato molta sofferenza. Dopo aver provato in tutti i modi, sia tradizionali che alternativi, di guarire, ha imparato ad accettarsi. Oggi è tornata a parlarne, in occasione del suo ritorno sul piccolo schermo.
L’attrice infatti sarà tra le protagoniste del film Dolce fine giornata di Jacek Borcuch, nei panni di Anna, la figlia di Maria Linde (interpretata da Krystyna Janda), ebrea polacca, poetessa premiata con il Nobel, come ha raccontato in un’intervista al Corriere della Sera: “Un film sulla libertà, sul bisogno di appartenenza e l’importanza delle parole. Parla pure di me. Mai trovato prima un progetto che raccontasse il mio essere straniera in un paese straniero ma anche nel mio paese”.
Ma Kasia Smutiak nell’intervista ha scelto di parlare nuovamente della sua malattia, la vitiligine, con la quale col tempo ha imparato a convivere:
Ho bisogno di riferimenti forti: i miei si legano a trasparenza e verità e attaccamento alla vita reale. Essere se stessi oggi, al tempo dei social, è la cosa più rivoluzionaria. Quando l’ho accettata e ne ho parlato ha smesso di essere un problema per me.
Del resto l’attrice, già in passato, aveva voluto celebrare sul suo profilo Instagram la diversità e la bellezza autentica, senza filtri e strumenti per celarla, portando avanti una campagna contro il fotoritocco.
Dopo aver mostrato al mondo la sua malattia, ha confessato in un post: “Da un lato ero fiera di aver mostrato una nuova me, dall’altro avevo paura di non essere accettata, nel mio lavoro per esempio o di sentirmi derisa, osservata”.
E poi ha aggiunto: “Sapete cosa è successo dopo? Nulla. Non è successo proprio nulla. O meglio, nulla di eclatante. Sono arrivati tanti commenti di sostegno e di condivisione. E ne sono seguiti altri e altri ancora, ma soprattutto, io ho smesso di vedere le macchie. Proprio come i nei. Sai che ci sono, però non ci fai tanto caso. Perché è naturale e fanno parte di te. Oggi posso dire che la vicinanza delle tante persone con la mia stessa “particolarità” è stata preziosa per il mio percorso”.