Chiara Ferragni e la manovra societaria: il “mistero” dei bilanci 2023

Che fine hanno fatto i bilanci 2023 di Chiara Ferragni? Fenice e Sisterhood, le società principali del suo impero, non hanno ancora chiuso i conti

Pubblicato: 17 Ottobre 2024 11:54

Ilaria di Pasqua

Lifestyle Editor

Nata a Carpi, si laurea in Fashion Culture and Management. La sua avventura nella moda comincia come Producer, ma nel 2020, con coraggio, diventa Web Editor, fonde stile e scrittura con amore.

Come forse in molti sapranno già, Chiara Ferragni non è solo una delle influencer più seguite al mondo, ma anche una importante imprenditrice, il cui impero economico si estende ben oltre i social media. Tuttavia, nel 2024, qualcosa sembra non quadrare nei conti delle sue società, e a metà ottobre si apre un interrogativo che non può passare inosservato: che fine hanno fatto i bilanci 2023 di Fenice e Sisterhood, le due società principali dell’impero Ferragni?

Il ritardo nei bilanci e le tensioni tra i soci stanno generando molte speculazioni. Fenice, licenziataria dei marchi di Chiara Ferragni e società chiave, è al centro della questione, soprattutto a causa del mancato aggiornamento sui conti. I bilanci dovevano essere approvati già entro aprile 2024, o al massimo entro giugno, ma ad oggi non vi è ancora traccia. Questo ritardo è piuttosto insolito, soprattutto per un’azienda di questa portata, e l’assenza di comunicazioni ufficiali ha scatenato un vero e proprio “mistero” intorno a questo argomento.

Fenice e il gioco delle quote

Fenice è una delle società principali del gruppo di Chiara Ferragni, e detiene il controllo sui marchi dell’influencer, che sono al centro del successo economico del brand.

La società vede la partecipazione di tre soci principali: Chiara Ferragni con il 32,5%, Paolo Barletta, proprietario della società Alchimia, che detiene il 40%, e Pasquale Morgese, con il 27,5%. Tuttavia, la tensione tra i soci è palpabile e potrebbe essere una delle ragioni dietro il ritardo nella presentazione dei bilanci.

Paolo Barletta è un venture capitalist e sembra intenzionato a uscire dalla società, vendendo la sua quota del 40%. In effetti, già a fine 2023 si parlava di una possibile vendita delle sue azioni, ma la trattativa si è arenata. Le indiscrezioni parlano di una trattativa ancora in corso tra Barletta e Chiara Ferragni per la cessione delle quote, con il nodo principale che sembra essere il prezzo della vendita.

La questione centrale rimane il valore del marchio Chiara Ferragni. Il successo dell’influencer e imprenditrice è strettamente legato alla sua immagine pubblica, distrutta in pochi mesi con il caso “pandoro gate” e ai suoi marchi, che generano fatturato principalmente attraverso l’e-commerce e le royalties.

Si stima che nel 2022 il fatturato di Fenice abbia raggiunto i 14 milioni di euro, e con queste cifre è comprensibile che qualsiasi passo falso nella gestione societaria possa avere ripercussioni rilevanti.

Il pressing di Morgese e il piano industriale “fantasma”

Pasquale Morgese, il terzo socio con il 27,5%, è un imprenditore nel settore dell’abbigliamento e delle calzature, ma non ha voce in capitolo nella gestione diretta della società.

Questo lo ha spinto a prendere una serie di iniziative legali per contestare alcuni atti del passato e la gestione attuale, mettendo sotto pressione i vertici di Fenice, in particolare Chiara Ferragni e Paolo Barletta. Le tensioni tra i soci sono un altro fattore che potrebbe aver contribuito al ritardo nella presentazione dei bilanci 2023, e la situazione sembra destinata a peggiorare.

Nonostante tutto, esiste un piano industriale per il periodo 2025-2029, come riportato nella relazione al bilancio di Alchimia. Tuttavia, il piano è stato definito “fantasma” perché non si capisce se sia stato effettivamente approvato e, soprattutto, perché mancano i dati fondamentali del 2023, senza i quali è difficile fare previsioni accurate sul futuro dell’azienda.

Il piano industriale è un documento chiave per il futuro della società, ma la sua assenza o incompletezza rende ancora più difficile comprendere la direzione che Fenice prenderà nei prossimi anni.

Un altro nodo cruciale in questa vicenda è rappresentato da Sisterhood, la holding che si trova al vertice del gruppo Ferragni e che ha un valore stimato di 100 milioni di euro. Anche per questa società, il bilancio 2023 non è stato ancora approvato, creando ulteriori dubbi e incertezze sul futuro del gruppo. Sisterhood controlla diverse partecipazioni, tra cui quella in Fenice, e il ritardo nei bilanci potrebbe essere legato alle stesse tensioni societarie che affliggono Fenice.

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