Che la vita di Georgina Rodriguez girasse attorno a case di lusso, shopping da tre o più zeri e jet privati potevamo immaginarlo anche senza un documentario che ci sbattesse in faccia la sua ricchezza sfrenata. Dai sei episodi che compongono la serie dedicata alla compagna di Cristiano Ronaldo ci si aspettava qualcosa in più e per questo Soy Georgina – questo il titolo della docuserie – in queste ore sta facendo abbastanza discutere.
Georgina Rodriguez e l’incontro con Cristiano Ronaldo
Nel documentario Netflix si parla di come la vita di questa ragazza di provincia sia cambiata dall’oggi al domani grazie all’incontro con il principe azzurro, in questo caso il re del calcio moderno.
Correva l’anno 2016, Georgina lavorava come commessa da Gucci a Madrid e Cristiano Ronaldo ne rimane affascinato tanto da invitarla a cena una settimana dopo e da portarla a Disneyland Paris per un successivo weekend insieme. Il resto è storia, con l’ex commessa che diventa modella, influencer e mamma, biologica e non.
Georgina Rodriguez, una vita da favola (forse troppo)
A non convincere del documentario è lo sfarzo che pervade ogni episodio e che offusca qualunque dichiarazione o momento di racconto vero e proprio. “Fin da piccola sognavo di avere una famiglia meravigliosa, farmi una casa, con il principe azzurro al mio fianco e adesso ce l’ho, con dei figli meravigliosi”, dice Georgina, ma bisogna aspettare la quinta puntata per scorgere qualcosa di lei, della sua vita prima di Cristiano Ronaldo, di quella semplicità millantata e mai davvero esposta.
Le due ore di documentario scorrono tra un volo su jet privato per andare a Parigi a provare un abito nell’atelier di Jean Paul Gaultier e un giro in barca a Montecarlo, tra un red carpet e un incontro con l’interior designer per riarredare una delle innumerevoli case. Il tutto mentre di Cristiano Ronaldo vediamo solo qualche sporadica immagine che scorre mentre lei parla di lui e i momenti a favore di telecamera in cui il pallone d’oro spiega come Georgina sia la donna della sua vita.
Soy Georgina, il documentario che sa poco di realtà
Il vero difetto di Soy Georgina è che sembra una versione poco riuscita di Dynasty, un tentativo di raccontare cosa si celi dietro la figura femminile che si affianca al calciatore più famoso del mondo. Il problema è che tutto viene raccontato in funzione di Cristiano Ronaldo e della vita dorata che ha regalato alla sua compagna, ma di lei scopriamo davvero poco.
Dallo sfarzo e dal luccichio della quotidianità di Georgina ci si allontana, come dicevamo, solo nel quinto episodio, quando scopriamo, ma non troppo, alcuni frangenti del passato della modella, che ha la possibilità di tornare a Jaca e incontrare quella che era la sua maestra di danza, di raggiungere Graus, il paesino in cui si recava per lavorare in un albergo, e ripensare a quando doveva rimboccarsi le maniche. Tutto però viene trattato superficialmente, come se fosse solo una cosa da spuntare e togliere dalla lista in fretta e furia. Persino l’accenno a passate relazioni tossiche sembra forzato, come un ingrediente buttato lì perché renderebbe Georgina più umana e meno bambola da teca.
Insomma, il grande difetto di questo documentario è che sembra una fiction, costruita ad hoc più come operazione di marketing che come occasione di raccontare la realtà.