Punture d’insetti e shock anafilattico, come comportarsi

Le alte temperature e l'umidità favoriscono la circolazione e la concentrazione di insetti: come agire in caso di shock anafilattico

Pubblicato: 8 Agosto 2022 10:49

Federico Mereta

Giornalista Scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

In questa stagione, sono tanti gli insetti della famiglia degli imenotteri che possono pungerci. Api, vespe, calabroni, sia pure se con caratteristiche e modalità diverse in termini di “aggressività” (dobbiamo fare attenzione a come ci comportiamo per limitare i rischi) possono infatti diventare nemici della nostra pelle. Nella maggior parte dei casi, il fastidio con dolore ed eventuale prurito tende ad autoridursi con il tempo, così come il ponfo che si forma. Ma ci sono persone che possono avere reazioni abnormi, tali da portare allo shock anafilattico. Come si determina? E cosa bisogna fare?

Diversi livelli di gravità

Come detto non tutti gli imenotteri inducono reazioni identiche: molto dipende dal livello di sensibilizzazione del singolo, visto che ci sono soggetti che possono manifestare situazioni molto gravi mentre altri si limitano a fastidi passeggeri. Purtroppo però il processo che conduce allo shock anafilattico segue un percorso sempre simile. Le reazioni dopo una puntura, ovviamente nelle persone predisposte a sviluppare sintomi particolarmente intensi in seguito a precedenti sensibilizzazioni, possono essere fondamentalmente di quattro tipi.

La forma più blanda si manifesta con una specie di orticaria generalizzata con un forte prurito. Se il quadro è più grave si associano anche vertigini, nausea, vomito, diarrea e senso di peso al torace. Poi si arriva alla terza fase, quella più grave in cui l’edema della glottide (cioè una sorta di restringimento per le vie attraverso cui passa l’aria) è la causa dei disturbi maggiori. Si fa fatica a respirare, più o meno come accade in un attacco d’asma molto grave, e addirittura non si riesce a deglutire. Infine la quarta forma, che può risultare mortale, porta a calo della pressione arteriosa, perdita di coscienza e collasso. Sul fronte dei trattamenti, secondo gli esperti occorre sempre essere preparati soprattutto se si sa che si è particolarmente reattivi ad un eventuale incontro sgradito con un insetto.

In termini generali (ricordate di fare sempre riferimento ad un allergologo per farvi indicare cosa portare con voi. ai primi livelli di gravità si possono anche utilizzare farmaci antistaminici e derivati del cortisone. Ma chi teme forme più gravi e serie dovrebbe sempre avere a disposizione rapidamente una fiala di adrenalina, che può consentire di arrivare al pronto soccorso., oltre a chiamare subito i soccorsi. Sul fronte della prevenzione, per limitare i rischi di “attirare” nemici che potrebbero attaccarci. Per chi sa di essere allergico ci vuole grande cautela quando ci si muove in aree in cui possono essere presenti calabroni, come ad esempio in un giardino con alberi da frutto. Ma non basta.

Sarebbe utile evitare di dedicarsi al giardinaggio e proteggersi con cappello, maglia e pantaloni lunghi, evitando di muoversi a piedi scalzi, quando ci si trova in aree potenzialmente a rischio. Non solo. Sappiamo che esistono alcuni fattori in grado di attirare i calabroni. Ad esempio quando si vede un insetto di questo tipo bisognerebbe evitare di muoversi di scatto. E possono anche funzionare da richiamo anche vestiti di colori molto sgargianti o neri, profumi, deodoranti, lacche e shampoo particolarmente profumati. Un’ultima raccomandazione: lo sport fa bene, ma per chi è allergico l’attività fisica crea una condizione del corpo che richiama questi insetti, aumentando il rischio di punture.

Prevenzione con il “vaccino”

L’allergia al veleno di imenotteri può quindi provocare reazioni localizzate o severe reazioni generali. E deve essere lo specialista ad indicare come comportarsi, anche in chiave di prevenzione, con un trattamento preventivo specifico. Si chiama immunoterapia allergene-specifica, anche se spesso la definiamo “vaccino”. Occorre parlarne con il medico se a seguito di una puntura di ape, vespa o calabrone, si è avuta, almeno una volta, una reazione locale molto estesa oppure una reazione sistemica (caratterizzata da orticaria e accompagnata da altri sintomi quali gonfiore ad occhi e labbra, abbassamento di pressione, vertigini, disturbi respiratori).

In questi casi, come ricorda Maria Teresa Bilò, referente scientifico della campagna “Punto nel Vivo”, patrocinata da FederAsma e Allergie Onlus – Federazione Italiana Pazienti, “è consigliabile recarsi presso uno dei centri specializzati nella diagnosi e terapia dell’allergia al veleno di imenotteri per confermare la diagnosi di allergia ed avere la terapia più idonea”. Poi, se lo specialista lo consiglia per chi è allergico al veleno di imenotteri si può puntare appunto su un trattamento di immunoterapia allergene-specifica, perché col tempo induce tolleranza nei confronti del veleno.

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