Occhio secco e poche lacrime: ricordate di ammiccare

Per limitare i danni dell'occhio secchio, ricordatevi il blinking, ossia l'atto dell'ammiccare: a cosa serve e perché è essenziale

Pubblicato: 7 Agosto 2023 09:00

Federico Mereta

Giornalista Scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

Bruciore. Fastidio alla luce con la sensazione di avere il classico granello di polvere all’interno dell’occhio. Stanchezza, soprattutto quando si legge un libro o si lavora al computer. E una grandissima difficoltà a sopportare l’esposizione al sole. Se vi ritrovate in questo identikit, sappiate che siete tra le persone che hanno poche lacrime. E considerate, parlando con gli esperti, che potreste soffrire di secchezza oculare.

Più di dieci adulti su cento, e si tratta soprattutto di donne dopo la menopausa o di anziani, fanno i conti con questa condizione. Per limitare i danni, ricordate il “blinking”. Con questo termine anglosassone si definisce un atto spesso involontario che facciamo più volte ogni giorno, ovvero ammiccare. Ecco perché aiuta chi soffre di occhio secco.

Quante lacrime produciamo?

Un adulto produce 1-2 microlitro di lacrime al minuto, ma di notte la produzione di lacrime si azzera. La costante produzione di lacrime è necessaria perché almeno un terzo del liquido prodotto evapora. L’ammiccamento, che mediamente si ripete per almeno cinque volte al minuto, ha il compito di ripristinare il film lacrimale. Quando una persona piange, o comunque quando un corpo estraneo si deposita sull’occhio, la produzione delle lacrime aumenta per “ripulire” la superficie oculare.

Allo stesso modo anche in caso di irritazione oculare la produzione lacrimale aumenta considerevolmente, tanto che spesso si ha una sorta di “perdita” di liquido attraverso la palpebra inferiore. Infine anche altri elementi possono influire sulla produzione lacrimale, a partire da farmaci antistaminici o antidepressivi per giungere fino ad alterazione ormonali.

Le principali cause di secchezza oculare

L’occhio secco può manifestarsi anche in condizioni patologiche, in concomitanza con l’assunzione di farmaci o più frequentemente in alcune fasce d’età.  Alcune malattie, anche extraoculari, possono indurre secchezza oculare. È il caso della malattia di Sijogren e dell’artrite reumatoide, patologie reumatiche, l’acne rosacea, le lesioni dei nervi facciali che possono bloccare l’azione dei muscoli palpebrali e quindi inibire l’ammiccamento.

Per quanto riguarda i farmaci. I contraccettivi orali possono ridurre lo strato lacrimale e numerosi altri medicinali possono influire sulla secchezza oculare.  Il sintomo può manifestarsi in corso di trattamento con diuretici, beta-bloccanti, antidepressivi, farmaci anti-acne. L’eventuale sospensione del trattamento, da concordare con il medico, può risolvere la situazione. Il tutto, senza dimenticare che la terza età ed il sesso femminile, specie dopo la menopausa, sono a maggior rischio di sviluppo di “occhio secco”. Addirittura dopo i 65 anni la prevalenza del disturbo, cioè la percentuale di persone colpite, si aggirerebbe secondo alcune statistiche intorno al 15%.

Quanto serve il blinking

La sindrome dell’occhio secco spesso si associa al diabete e con l’assunzione prolungata di farmaci diuretici per ridurre la pressione, derivati del cortisone e antidepressivi. Ammiccare rappresenta una contromisura naturale per affrontare il quadro. Si tratta di un movimento involontario ma essenziale per la salute degli occhi perché permette di lubrificarli preservando il funzionamento del dotto lacrimale, proteggerli grazie alle molecole antisettiche che contengono, detergerli e distribuire le sostanze nutritive sulla superficie oculare. Grazie all’ammiccamento, poi le ciglia catturano le polveri sospese nell’aria. Essendo la parte più esposta all’ambiente esterno è anche quella più soggetta all’aggressione sia di virus, funghi e batteri, sia di fattori fisico-chimici.

Come nasce l’occhio secco

In generale l’occhio secco è legato ad un’alterazione del film protettivo delle lacrime che può causare danni alla superficie oculare. Le lacrime hanno una grande importanza nella salute dell’organo della vista. Innanzitutto consentono di mantenere lubrificato l’occhio: le palpebre proteggono la superficie dell’occhio dall’ambiente esterno con l’ammiccamento reso possibile dalla presenza del film lacrimale che lubrifica la superficie stessa.

L’ammiccamento palpebrale determina una continua distribuzione delle lacrime per mantenere la superficie esterna dell’occhio in condizioni ottimali per il processo visivo. Inoltre attraverso le lacrime si offrono da un lato sostanze nutritive alla cornea (la parte anteriore trasparente del bulbo oculare) che è priva di vasi sanguigni, dall’altro si difende l’occhio lavando ed asportando le  sostanze di rifiuto  ed impedendo ai germi di proliferare ed attecchire.

Come agisce il liquido lacrimale

La lacrima serve per nutrire, proteggere, facilitare e rendere ottimale la visione. Ma il liquido lacrimale soprattutto possiede una dote che non molto conoscono: è estremamente rapido a ricoprire completamente la superficie del globo oculare, con una velocità che supera anche quella dell’ammiccamento che pure ci appare estremamente veloce. Questa rapidità d’azione è fondamentale ed è estremamente utile per l’occhio. Fino ad ora, tuttavia, stiamo parlando di ciò che accade normalmente. Purtroppo questo tessuto così importante rappresenta la prima “barriera” dell’occhio nei confronti dell’ambiente esterno e quindi risente pesantemente della condizioni in cui si vive.

Come è fatto il liquido lacrimale

Il film lacrimale appare uniforme, ma in realtà è composto da due strati fondamentali. Il primo è di natura prevalentemente lipidica, cioè è fatto di grassi ed è la barriera vera e propria nei confronti del mondo esterno.  Inoltre permette di rallentare l’evaporazione dello strato più interno. Infatti sotto a questo strato lipidico, a contatto diretto con l’occhio, si trova invece la porzione più liquida del film lacrimale che si può definire mucoacquosa: ha diversi compiti, come quello di assicurare il passaggio di sostanze nutritive all’occhio e soprattutto consente alla lacrima di mantenersi “adesiva” nei confronti del globo oculare.

È evidente che una struttura così complessa e dai compiti tanto importanti viene influenzata dalle componenti ambientali. Ad esempio l’inquinamento atmosferico, quello che viene genericamente chiamato smog, è composto soprattutto di molecole di grasso. E la chimica ci dice che mettendo a contatto due strutture lipidiche una tende a “consumare” progressivamente l’altra. Per questo l’inquinamento atmosferico tende a modificare la struttura del film lacrimale favorendone l’evaporazione. Ma non basta.

Cosa succede se evaporano le lacrime e chi rischia di più

Anche gli eventi atmosferici che tendono a attaccare la componente lipidica delle lacrime, come ad esempio il vento, l’aria molto secca ed asciutta oppure il condizionamento, possono favorire l’evaporazione del film lacrimale. A prescindere dalla causa del fenomeno, ciò che accade alla fine è che diventa insufficiente il processo di “lubrificazione” del globo oculare e si crea l’occhio secco. Questo ovviamente non dipende solo dalle condizioni ambientali, ma anche dalle caratteristiche del soggetto.

Ci sono persone maggiormente esposte a questo rischio, come ad esempio le donne in menopausa, ed esistono malattie o trattamenti farmacologici che possono indurre la comparsa di secchezza oculare. In ogni caso, pur se i sintomi possono variare per frequenza ed intensità, è opportuno assumere delle contromisure per evitare che la secchezza oculare col tempo possa danneggiare l’occhio. A prescindere da quello che si verifica nell’ambito di alcuni quadri patologici, come la sindrome di Sjogren e l’artrite reumatoide che richiedono trattamenti mirati da parte dello specialista, così come l’approccio è maggiormente complesso nei casi in cui la secchezza oculare è conseguente all’assunzione di determinati farmaci.

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