Malattie infiammatorie croniche intestinali: cause, sintomi, complicanze

Scopriamo quali sono le malattie infiammatorie croniche intestinali, le cause, i sintomi e le complicanze di queste patologie

Pubblicato: 24 Aprile 2024 14:39

Andrea Costantino

Medico chirurgo

Medico abilitato alla professione, iscritto all'albo dei Medici e degli Odontoiatri di Siena.

Le malattie infiammatorie croniche intestinali (IBD o MICI) sono patologie molto diffuse che interessano l’apparato digerente, il cui aspetto principale che le accomuna è, proprio, l’infiammazione cronica dell’intestino che colpisce gli individui colpiti da tali affezioni.

Fra le malattie infiammatorie croniche intestinali (IBD) più frequenti troviamo la rettocolite ulcerosa e il Morbo di Crohn.

Epidemiologia delle malattie infiammatorie croniche intestinali

Negli ultimi 30 anni la prevalenza globale delle malattie infiammatorie croniche e intestinali è aumentata dell’85%, con un numero di ammalati di circa 7 milioni a livello mondiale: si calcola che in Italia circa 250.000 persone siano oggi interessate da queste patologie.

Gli individui di sesso femminile sembrano presentare una prevalenza maggiore rispetto alla controparte maschile e l’esordio clinico si colloca fra i 15 e i 45 anni di età.  La malattia intestinale infiammatoria può avere un secondo picco più basso tra i 50 e i 70 anni; tuttavia, questo picco tardivo può comprendere alcuni casi di colite ischemica.

Cause delle malattie infiammatorie croniche intestinali

Le IBD sono malattie a genesi “multifattoriale” tuttora parzialmente conosciuta. L’ ipotesi patogenetica prevalente è quella di una reazione immunologica abnorme da parte dell’intestino nei confronti di “antigeni”, ossia sostanze che il nostro sistema immunitario riconosce come estranee e nei confronti delle quali organizza una risposta abnorme e a-specifica; tra gli antigeni vengono oggi citati i batteri costituenti il microbiota intestinale, ossia l’insieme dei batteri commensali saprofiti che tutti noi abbiamo all’interno del nostro organismo, così abbondanti e complessi da costituire un “organismo all’interno del nostro organismo”. Questo squilibrio immunologico può instaurarsi per un’alterata interazione tra fattori genetici propri dell’individuo e fattori ambientali, questi ultimi ancora non bene identificati.

Un dato ormai largamente accertato suggerisce come l’avere un parente affetto da IBD costituisca uno dei fattori di rischio più elevati per lo sviluppo della patologia, sebbene non si debba commettere l’errore di considerare tali patologie come ereditarie in senso stretto.

Ad oggi sono stati identificate mutazioni in oltre 240 loci genici associate al rischio di sviluppare IBD, malattia di Crohn o rettocolite ulcerosa. I parenti di primo grado dei pazienti con malattia intestinale infiammatoria hanno un rischio aumentato di 4-20 volte; il loro rischio assoluto può raggiungere il 7%. La predisposizione familiare è molto maggiore nella malattia di Crohn che nella colite ulcerosa.

Tra i vari fattori ambientali studiati c’è il fumo di sigaretta che, curiosamente, predispone alla malattia di Crohn ma sembra essere protettivo nei confronti della rettocolite ulcerosa.  Le MICI sono più frequenti nei paesi industrializzati e soprattutto nelle aree urbane, suggerendo che lo stile di vita e soprattutto le abitudini alimentari (dieta ricca di grassi e povera in fibre) possano facilitare la comparsa dei sintomi, sebbene da soli non possano essere considerati sufficienti per l’insorgenza della patologia.

Manifestazioni cliniche delle malattie infiammatorie croniche intestinali

Sia la malattia di Crohn che la retto-colite ulcerosa sono malattie ad andamento cronico recidivante, caratterizzate da periodi di latenza alternati a fasi di riacutizzazione.

Il morbo di Crohn tende ad essere caratterizzato da un dolore addominale più specificatamente localizzato nella parte inferiore di destra dell’addome, che rappresenta la sede più tipicamente colpita dalla patologia. Clinicamente i pazienti potranno presentare frequenti scariche di diarrea, anche notturna, dovuta al quadro di malassorbimento che domina il disturbo. Tali sintomi possono essere considerati quelli di esordio più comuni della patologia.

La retto-colite ulerosa sarà più tipicamente interessata da quadri di diarrea ematica (contenente sangue rosso vivo e muco commisti a feci, anche notturna) in associazione a tenesmo rettale e urgenza defecatoria. Il tenesmo rettale si può definire come la fastidiosa sensazione di dover defecare senza, tuttavia, riuscirci.

Quando l’infiammazione intestinale si riacutizza possono comparire anche sintomi sistemici quali:

Nel tempo la malattia di Crohn può andare incontro a complicanze con la formazione di;

Queste complicanze in genere richiedono un intervento chirurgico. Frequenti possono essere anche manifestazioni extra-intestinali, a dimostrazione del carattere sistemico dell’infiammazione sostenuta dalle MICI. Le più frequenti localizzazioni extra-intestinali sono quelle articolari (entero-artriti sieronegative)  dermatologiche (eritema nodoso, localizzato in sede pre-tibiale anteriore), oculari (con uveiti ed episcleriti) ma anche epatobiliari, ematologiche e urologiche (urolitiasi con calcoli di ossalato di calcio).

Le complicanze tipiche della colite ulcerosa, ormai più rare grazie alle terapie mediche disponibili, sono invece:

Anche la RCU può associarsi a manifestazioni extra-intestinali, tra cui quelle più comunemente descritte sono la colangite sclerosante ed il pioderma gangrenoso.

Diagnosi delle malattie croniche intestinali

La diagnosi di IBD prevede un’anamnesi accurata, esami di laboratorio e soprattutto degli esami strumentali, di cui il principale è senza dubbio un’ileocolonscopia,

Gli esami strumentali che aiutano una pronta e corretta diagnosi delle malattie infiammatorie croniche intestinali sono:

Terapia per le malattie croniche intestinali

Le IBD necessitano di terapia medica e di costante monitoraggio clinico. La terapia medica ha lo scopo di indurre la remissione della malattia e di mantenere i pazienti liberi dalle riacutizzazioni.

Si utilizzano farmaci che nella maggior parte dei casi sono in grado di esercitare un’azione modulante nei confronti del sistema immune (immunosoppressori od immunomodulanti).
Questi vengono impiegati seguendo un approccio “step – up”: si parte dai farmaci meglio tollerati e meno potenti e qualora questi non siano in grado di raggiungere il controllo della malattia si passerà al livello successivo.

La terapia medica nelle forme non complicate si basa sull’uso di farmaci come la mesalazina, i corticosteroidi, gli immunosoppressori (es. azatioprina/6-mercaptopurina, metotrexato).

I farmaci biologici, come gli anticorpi bloccanti il Tumor necrosis factor alfa (TNFa), gli anti-integrine e gli anti-interleuchine, rappresentano dei farmaci più recenti che negli ultimi anni hanno consentito di cambiare il decorso della patologia favorendo una remissione di più lunga durata. Sono, pertanto, largamente utilizzati in ambito clinico, tanto in età pediatrica quanto nell’adulto. Recentemente sono disponibili anche piccole molecole orali che bloccano selettivamente alcune vie dell’infiammazione (anti-Janus chinasi – anti-JAK) o bloccano alcuni linfociti all’interno dei linfonodi, impedendone la migrazione nelle zone infiammate dell’intestino (modulatori del recettore S1P).

Il fallimento della terapia medica e l’insorgenza di complicanze può porre l’indicazione alla terapia di tipo chirurgico (come, ad esempio, nel caso di stenosi intestinali).

Fonti bibliografiche:

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