Pressione alta, sudore e cefalea: i sintomi dell’ipertensione endocrina

Annoverata tra le ipertensioni secondarie, l'ipertensione endocrina è una condizione legata a patologie del sistema endocrino.

Pubblicato: 20 Aprile 2024 11:32

Federico Beretta

Medico chirurgo

Medico Chirurgo abilitato, da anni collabora con diversi magazine online e si occupa di divulgazione medico/scientifica.

L’ipertensione endocrina rappresenta una forma comune di ipertensione secondaria, caratterizzata da valori elevati di pressione sanguigna dovuti a un’eccessiva produzione di ormoni da parte delle ghiandole endocrine. Questo tipo di ipertensione costituisce circa il 15-20% dei casi di ipertensione arteriosa secondaria, con il cortisolo, l’aldosterone, le catecolamine, e l’ormone della crescita tra gli ormoni più frequentemente coinvolti.

Pressione arteriosa e meccanismi di regolazione

L’organismo umano è un sistema complesso che possiede numerosi meccanismi per regolare la pressione arteriosa e mantenerla entro limiti fisiologici ottimali. Questi meccanismi sono fondamentali per garantire un adeguato flusso sanguigno verso tutti gli organi e i tessuti dell’organismo, essenziale per il loro corretto funzionamento.

Uno dei principali meccanismi di regolazione della pressione arteriosa riguarda la capacità del cuore di regolare la quantità di sangue pompata e la forza con cui viene pompato. In situazioni in cui è necessario aumentare la pressione arteriosa, il cuore può aumentare la sua frequenza di contrazione e la forza di pompa, garantendo così un maggiore flusso di sangue attraverso le arterie.

Inoltre, il diametro delle arterie, soprattutto delle arteriole più piccole, può essere regolato per influenzare la resistenza vascolare e, di conseguenza, la pressione arteriosa. Le arteriole possono contrarsi, restringendosi, per aumentare la resistenza al flusso sanguigno e aumentare la pressione arteriosa. Al contrario, possono dilatarsi per ridurre la resistenza e diminuire la pressione arteriosa.

Anche il volume di sangue in circolo nel torrente ematico può influenzare la pressione arteriosa. L’aggiunta di liquidi al sistema circolatorio aumenta il volume di sangue e di conseguenza la pressione arteriosa, mentre la rimozione di liquidi ha l’effetto opposto.

Tutti questi meccanismi sono controllati da una serie di sistemi regolatori nel corpo, tra cui il sistema nervoso autonomo e i reni. Il sistema nervoso autonomo, in particolare la sua componente simpatica, è coinvolto nella regolazione immediata della pressione arteriosa, soprattutto in situazioni di stress o emergenza attraverso il rilascio di cortisolo. Questo sistema può aumentare la frequenza cardiaca, la forza di contrazione cardiaca e la contrazione delle arteriole per aumentare la pressione arteriosa quando necessario.

I reni, d’altra parte, svolgono un ruolo fondamentale nella regolazione a lungo termine della pressione arteriosa attraverso il sistema renina-angiotensina-aldosterone. Quando la pressione arteriosa diminuisce, i reni rilasciano l’enzima renina nel sangue, avviando una serie di reazioni che portano alla produzione dell’ormone angiotensina II. Questo ormone causa la costrizione delle arteriole, aumentando così la pressione arteriosa. Inoltre, stimola il rilascio di altri ormoni come l’aldosterone e la vasopressina, che aumentano la ritenzione di sodio e acqua nei reni, contribuendo ulteriormente all’aumento della pressione arteriosa.

La pressione arteriosa è influenzata anche da fattori esterni come l’esercizio fisico, il consumo di sodio e la dieta complessiva. L’esercizio fisico regolare può contribuire a mantenere la pressione arteriosa sotto controllo, mentre un’elevata assunzione di sodio può aumentarla. Inoltre, l’età e lo stile di vita giocano un ruolo importante nelle fluttuazioni della pressione arteriosa nel corso della vita di un individuo.

Cause dell’ipertensione endocrina

Le principali cause di ipertensione endocrina coinvolgono l’eccessiva produzione di cortisolo, aldosterone, adrenalina, noradrenalina o ormone della crescita. Questo fenomeno è spesso legato alla presenza di tumori benigni, come gli adenomi surrenali o ipofisari. Inoltre, alterazioni nel funzionamento della tiroide possono contribuire significativamente allo sviluppo di ipertensione. Ad esempio, la malattia di Graves è un tipo comune di ipertiroidismo che colpisce principalmente le donne tra i 20 e i 50 anni.

Si manifesta con sintomi come aumento della frequenza cardiaca, perdita di peso, ansia e gozzo (ingrossamento della tiroide). È causata da un’attività eccessiva del sistema immunitario che stimola la tiroide a produrre troppi ormoni tiroidei. Il trattamento coinvolge farmaci come il metimazolo o il propiltiouracile per controllare la produzione di ormoni tiroidei, oppure l’iodio radioattivo o l’intervento chirurgico per ridurre l’attività della tiroide.

Sintomi e manifestazioni cliniche dell’ipertensione endocrina

I sintomi dell’ipertensione endocrina variano in base all’ormone coinvolto. Ad esempio, l’eccesso di catecolamine può manifestarsi con sintomi quali cefalea, pallore, tachicardia, sudorazione e ansia. Al contrario, l’eccesso di cortisolo può provocare obesità centrale, irsutismo, acne, osteoporosi e alterazioni glicemiche.

L’eccesso di aldosterone, invece, può portare a una riduzione dei livelli di potassio. In ogni caso, è necessaria una visita approfondita con il proprio medico di fiducia per inquadrare correttamente il disturbo.

Diagnosi di ipertensione endocrina

La diagnosi di ipertensione arteriosa si pone misurando questo parametro con un apposito strumento (analogico o digitale). La misurazione viene eseguita più volte in diverse occasioni e momenti della giornata per confermare l’eventuale quadro ipertensivo. Inoltre, possono essere eseguiti esami di laboratorio per valutare eventuali danni agli organi bersaglio dell’ipertensione, come cuore, reni e vasi sanguigni.

Gli esami di laboratorio possono includere test di funzionalità renale, elettrocardiogramma (ECG), ecocardiogramma e analisi del sangue per misurare i livelli di colesterolo e glucosio. Una volta confermata la diagnosi, il medico può quindi valutare il rischio cardiovascolare complessivo e pianificare un trattamento appropriato per ridurre la pressione sanguigna e prevenire complicazioni correlate.

La diagnosi di ipertensione endocrina solitamente non è immediata, soprattutto nei casi in cui i sintomi non sono tipici o quando il paziente non risponde alla terapia antipertensiva standard. Gli esami di laboratorio, necessari ad inquadrare meglio il disturbo, includono la misurazione degli ormoni nel sangue e nelle urine, mentre gli esami strumentali come la TC e la risonanza magnetica possono confermare la presenza di masse in grado di produrre ormoni.

Trattamenti e gestione dell’ipertensione endocrina

Il trattamento dell’ipertensione endocrina si basa sulla correzione della produzione ormonale. Quando presente e ove possibile, la rimozione chirurgica del tumore è la prima opzione terapeutica. In alternativa, quando la patologia non è causata dalla presenza di una massa, possono essere prescritti farmaci per controllare la pressione sanguigna e stabilizzare la produzione di ormoni. Il trattamento dipende dalla causa sottostante e può variare da paziente a paziente.

Prevenzione dell’ipertensione endocrina

Attualmente, non esistono strategie note per prevenire specificamente l’ipertensione endocrina. Tuttavia, il riconoscimento precoce dei sintomi e una gestione terapeutica tempestiva possono contribuire a prevenire complicazioni a lungo termine associate a questa condizione. In conclusione, una diagnosi e un trattamento adeguati sono fondamentali per migliorare la qualità della vita dei pazienti affetti da ipertensione endocrina.

Fonti bibliografiche:

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