Fotodermatosi: cos’è, sintomi, come curarla

La fotodermatosi è una condizione cutanea causata da una reazione anomala della pelle alla luce solare, che può provocare eritema e prurito

Pubblicato: 17 Maggio 2024 15:02

Ivan Shashkin

Medico

Medico appassionato di immunologia ed ematologia con interesse e esperienza in ambito di ricerca.

Con il termine “fotodermatosi” – anche conosciuta come “fotosensibilità” o “allergia solare” – si indica una reazione piuttosto anomala riscontrata della pelle all’esposizione ai raggi solari. I rischi dell’esposizione eccessiva e scriteriata ai raggi raggi solari sono noti ormai da anni, motivo per cui – per evitare la possibile comparsa di formazioni tumorali, come i melanomi – si consiglia sempre un’esposizione moderata e mediata attraverso alti filtri di protezione UVA e UVB. Queste accortezze però per alcuni soggetti potrebbero non essere sufficienti. I soggetti cui si fa riferimento sono quelli affetti da fotodermatosi: un’eccessiva reattività cutanea all’esposizione ai raggi ultravioletti (UVA e UVB), siano essi di origine naturale (sole) o di origine artificiale (lampade solari).

Un soggetto fotosensibile, dopo una minima esposizione all’azione dei raggi solari – esposizione non certo sufficiente a causare danni in un soggetto sano – riscontra un’affezione profonda della cute, che presenterà orticaria, eritema o allergia solare. Questa sintomatologia è indice di una vera e propria reazione fotoallergica o fototossica al sole.

Reazione fototossica

La reazione fototossica ai raggi ultravioletti compare nel soggetto fotosensibile entro un arco di tempo di 24 ore dal momento dell’esposizione, manifestandosi attraverso un’irritazione evidente o un’esagerata scottatura solare nella porzione di pelle che è stata esposta all’azione solare. Questo avviene perché i raggi ultravioletti, a contatto con la pelle, reagiscono con una sostanza fotosensibilizzante che viene attivata e trasformata in composti tossici, i quali andranno ad irritare la porzione di cute coinvolta. Il sistema immunitario è impotente nei confronti di questa reazione.

Reazione fotoallergica

La reazione fotoallergica ai raggi ultravioletti compare nel soggetto fotosensibile entro un lasso di tempo più prolungato, che va generalmente dalle 24 alle 72 ore dal momento dell’esposizione della cute all’azione dei raggi solari. Contrariamente a quanto accade durante una reazione fototossica, con una reazione fotoallergica interviene il sistema immunitario tramite una risposta immunologica cellula-mediata.

Le eruzioni da esposizione – con macchie rosse, pruriginose, desquamate, con vesciche – tendono quindi a comparire prima nelle aree colpite dall’azione dei raggi ultravioletti, per poi espandersi anche in aree che invece non sono state coinvolte nell’esposizione. 

La reazione fotoallergica avviene – come per quasi ogni manifestazione allergica – in individui precedentemente sensibilizzati con esposizione reiterata nel tempo all’allergene o a causa di un farmaco applicato a livello topico, poi esposto all’azione dei raggi solari.

Le cause della fotodermatosi

In base alla loro eziologia, le cause che determinano una situazione di fotodermatosi possono essere classificate in quattro macro-gruppi.

In questo caso, le reali cause della fotodermatosi sono sconosciute. L’esposizione ai raggi ultravioletti può produrre orticaria solare, eruzione polimorfa alla luce, dermatite attinica cronica, prurigo attinica.

Quando le cause sono iatrogene, significa che la fotosensibilizzazione è conseguente all’applicazione per via locale o alla somministrazione per via orale di farmaci fotosensibilizzante, come ad esempio amiodarone, tetracicline, antimicotici, retinoidi, diuretici. Anche l’ utilizzo di alcuni cosmetici, prodotti chimici, profumi, coloranti o disinfettanti possono dare fotosensibilità.

Si parla di fotodermatosi metaboliche quando questa è conseguente ad un difetto o ad uno squilibrio metabolico; sono questi i casi dei malati di pellagra o porfiria.

Si parla invece di fotodermatosi genetiche quando la fotodermatosi è la conseguenza o la manifestazione di una malattia genetica preesistente, come ad esempio l’albinismo, la sindrome di Bloom o la sindrome di Rothmund-Thomson.

I diversi sottotipi di fotodermatosi

Ci sono diversi tipi di fotodermatosi, ecco un elenco di alcuni di essi:

Riconoscere i sintomi della fotodermatosi

La fotodermatosi – a seconda delle caratteristiche del soggetto fotosensibile – può manifestarsi con sintomatologia differente e di differente intensità, così come differente è il grado di esposizione all’azione dei raggi ultravioletti necessaria ad innescare la reazione allergica.

Come precedentemente spiegato, la risposta infiammatoria della pelle può essere ti tipo fototossico o di tipo allergico; in entrambi i casi le aree più soggette alla fotosensibilizzazione sono il viso, le braccia e la parte superiore del petto. Queste aree, se esposte all’azione dei raggi solari, potrebbero presentare nel soggetto fotosensibile arrossamento, gonfiore, dolore, orticaria, eczema, eruzioni pruriginose, vesciche. Potrebbero inoltre comparire zone iperpigmentate. Come conseguenza di questa sintomatologia, potrebbero essere riscontrate alcune complicanze sistemiche – tipiche dell’eccessiva esposizione solare – quali brividi, cefalea, febbre, nausea, stanchezza e vertigini.

Se il soggetto è affetto da fotodermatosi cronica, la sua pelle tenderà a cicatrizzarsi dopo ogni esposizione e ad ispessirsi. Se la fotodermatosi è di origine genetica, c’è da considerare l’aumento della probabilità di quel soggetto a sviluppare tumori della pelle.

Diagnosticare e trattare la fotodermatosi

Dal momento in cui si avvertono esagerate reazioni cutanee dopo anche una minima esposizione ai raggi ultravioletti, sarebbe necessario contattare il medico specialista in dermatologia per cercare di individuare la causa della sopraggiunta fotosensibilità.

Il dermatologo, per riuscire ad individuare in maniera specifica ed inequivocabile il tipo di reazione foto-indotta, procederà inizialmente con l’esecuzione di un esame obiettivo e con la raccolta di informazioni complete per la realizzazione di un’accurata anamnesi. Per definire ulteriormente il quadro clinico del paziente, potrebbero essere richiesti anche alcuni esami del sangue e delle urine, utili per andare ad identificare eventuali malattie correlate o per escludere la presenza di cause metaboliche o di origine genetica. Potrebbero anche essere richiesto dal dermatologo un esame delle prove allergiche (foto-patch o foto-test) per cercare di identificare in maniera più precisa quelle che possono essere state le sostanze ad aver causato o peggiorato la fotodermatosi riscontrata dal paziente.

Una volta effettuata la diagnosi, il dermatologo prescriverà al paziente la terapia più adeguata da seguire per cercare di risolvere – o almeno ridurre – la fotosensibilità. Alcuni tipi di fotodermatosi possono essere trattati con la fototerapia: si espone una porzione di derma all’esposizione controllata della luce per desensibilizzare o per cercare di controllare la sintomatologia.

In alternativa o in concomitanza, il dermatologo potrebbe prescrivere anche una terapia farmacologica, in genere a base di antistaminici per ridurre il prurito; steroidi per ridurre l’infiammazione; glucocorticoidi per tenere sotto controllo le eruzioni cutanee o immunodepressori per sopprimere l’intervento del sistema immunitario specie in pazienti che risultano estremamente sensibili all’azione solare. Specie questi soggetti particolarmente sensibili potrebbero non essere idonei al trattamento con fototerapia, in alternativa alla quale saranno somministrati idrossiclorochina, talidomide, betacarotene o nicotinamide per rendere la pelle più resistente all’azione dannosa dei raggi ultravioletti.

Possibili complicanze della fotodermatosi

La maggior parte dei casi di fotodermatosi è soltanto transitoria o comunque facilmente risolvibile. Individuato l’agente causale della fotosensibilità, la fotodermatosi tende a regredire e a risolversi in maniera completamente spontanea.

Quando la fotodermatosi è indotta da cause genetiche o metaboliche, potrebbero insorgere alcune complicanze da non sottovalutare. Potrebbero comparire macchie scure o zone iperpigmentate sulla pelle, anche dopo che l’irritazione è sparita; la pelle potrebbe invecchiare prima del tempo; potrebbe sopraggiungere la formazione di carcinoma delle cellule basali della pelle, di carcinoma spinocellulare o di melanoma.

Per questo motivo, a tutto coloro i quali viene diagnosticata una fotodermatosi cronica, si consiglia di adottare in ogni periodo dell’anno alcune precauzioni atte a proteggere la loro pelle dall’azione dannosa dei raggi solari, come ad esempio pianificare attività all’aperto soltanto durante le ore più fresche della giornata, applicare ad intervalli regolari di tempo un filtro solare ad ampio spettro, indossare sempre degli indumenti protettivi e occhiali da sole così da proteggere la propria pelle dall’azione nociva dei raggi solari. 

Fonti bibliografiche:

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