Apatia e isolamento sociale: cosa sono e perché è importante conoscerle

Solitudine e apatia possono interessare i soggetti anziani o coloro che presentano disturbi mentali e possono impattare sulla durata e sulla qualità della vita. Cerchiamo di comprendere meglio queste condizioni.

Pubblicato: 8 Maggio 2024 16:58Aggiornato: 8 novembre 2018 17:58

Federico Beretta

Medico chirurgo

Medico Chirurgo abilitato, da anni collabora con diversi magazine online e si occupa di divulgazione medico/scientifica.

Cos’è l’apatia

L’apatia è uno stato psicologico caratterizzato da una notevole mancanza di motivazione e un disinteresse evidente verso la vita e le attività quotidiane. Un individuo apatico sembra privo di emozioni, poco interessato a stabilire rapporti sociali e incapace di trovare piacere nelle cose che un tempo lo coinvolgevano.

Questo stato può essere causato da varie condizioni, tra cui malattie psichiatriche come la schizofrenia o la distimia, malattie neurologiche come il morbo di Alzheimer o la malattia di Parkinson, e l’abuso di sostanze psicoattive come alcol e cocaina. Anche traumi alla testa, carenze nutrizionali e malattie come la febbre gialla o la sifilide possono contribuire all’insorgenza dell’apatia.

I sintomi dell’apatia includono una marcata mancanza di motivazione, scarsa energia, disinteresse per le attività quotidiane, isolamento sociale e problemi sul lavoro. La diagnosi richiede un’attenta valutazione da parte di un professionista della salute mentale, che tenga conto dei sintomi del paziente, della storia clinica e di eventuali esami di laboratorio.

Il trattamento dell’apatia dipende dalle cause sottostanti e può includere farmaci, psicoterapia e cambiamenti dello stile di vita. Ad esempio, la terapia farmacologica può essere prescritta per affrontare le condizioni di base come la malattia di Alzheimer o la depressione. È essenziale combinare la terapia farmacologica con la psicoterapia per ottenere i migliori risultati nel trattamento dell’apatia. Il sostegno della famiglia è anche cruciale per aiutare il paziente a recuperare interesse e motivazione nella vita quotidiana.

Cos’è l’isolamento sociale

Negli ultimi anni, l’aumento dell’isolamento sociale ha suscitato crescente preoccupazione riguardo alle conseguenze della solitudine sulla salute individuale.

La solitudine non è semplicemente il trascorrere del tempo da soli, ma piuttosto uno stato di isolamento sociale che porta a una mancanza di connessione emotiva e sociale con gli altri. L’avvento della connettività digitale ha contribuito a intensificare questa sensazione, portando a un aumento della solitudine nella società moderna. Un problema che solitamente interessava soltanto le persone anziane, oggi si può ritrovare anche nelle generazioni più giovani.

L’isolamento sociale prolungato può avere conseguenze gravi sulla salute fisica e mentale. Studi recenti hanno suggerito che la solitudine può essere paragonabile a fumare una dozzina di sigarette al giorno in termini di rischi per la salute. La depressione, l’ansia e lo stress cronico sono spesso associati all’isolamento sociale, insieme a un senso di inadeguatezza e bassa autostima. Inoltre, la solitudine può contribuire a disturbi cognitivi, aumentare il rischio di malattie cardiache, ictus, diabete e persino incidere sulla durata della vita.

Nonostante i rischi associati alla solitudine, esistono diverse strategie per affrontarla e mitigarne gli effetti negativi. Tra questi è certamente importante, ove presente, il sostegno di amici, familiari o gruppi di supporto che possono aiutare a rompere l’isolamento e fornire un senso di connessione.

Anche la tecnologia, utilizzata in modo intelligente, può aiutare a facilitare le interazioni sociali, ma deve essere bilanciata con i contatti personali. Infine, attività come l’esercizio fisico, la meditazione e il supporto professionale posso contribuire a migliorare il benessere emotivo.

La solitudine rappresenta un rischio significativo per la salute e il benessere individuale. Riconoscere l’importanza delle relazioni sociali e adottare strategie per affrontare l’isolamento sono passi cruciali per mantenere un equilibrio emotivo e una vita soddisfacente.

Cos’è la depressione

La depressione è una patologia complessa, la cui diagnosi si base su una serie di sintomi che perdurano per una certa durata di tempo. La depressione può compromette la capacità di svolgere le normali attività quotidiane o di godere delle attività che solitamente procuravano piacere.

Le cause esatte della depressione non sono ancora del tutto comprese. Tuttavia, ci sono alcuni fattori che possono aumentare il rischio di sviluppare depressione, come la storia familiare di depressione, eventi traumatici, gravi problemi di salute o l’assunzione di farmaci con effetti collaterali depressivi.

La depressione può essere più comune in determinati periodi dell’anno, come autunno e inverno, quando la quantità di luce diurna è ridotta. La depressione può manifestarsi con sintomi come perdita di interesse nelle attività piacevoli, sensazione di inutilità, cambiamenti nei pattern di sonno o alimentazione, difficoltà di concentrazione, pensieri suicidi e altri. I sintomi possono manifestarsi gradualmente nel tempo.

Il medico di fiducia o lo specialista possono sospettare la presenza di depressione in base ai sintomi e alla storia familiare. Possono essere eseguiti esami fisici e test di laboratorio per escludere altre cause dei sintomi.

Il trattamento della depressione può includere farmaci antidepressivi, psicoterapia individuale o di gruppo, esercizio fisico, partecipazione a gruppi di sostegno e, in casi gravi, terapie più intensive come la terapia elettroconvulsivante.

In alcuni casi, la fototerapia può essere utilizzata per trattare la depressione stagionale. È importante consultare un medico se si sospetta di essere affetti da depressione o se si conosce qualcuno che potrebbe esserlo dal momento che la depressione è una condizione grave che richiede un adeguato trattamento e supporto.

La situazione in Italia

La situazione sociale degli anziani in Italia è stata valutata dall’ISTAT nel 2020, evidenziando una nuova emergenza sociale rappresentata dalle persone anziane (over 74) che vivono sole. Questo gruppo conta ben 2.5 milioni di individui, corrispondenti al 4% circa della popolazione totale, e rappresenta oltre il 40% degli over 74 in totale.

Spesso, con l’avanzare dell’età e a causa di eventi come la perdita di un coniuge o di un genitore, gli anziani affrontano una progressiva diminuzione dei rapporti sociali. La solitudine può essere oggettiva o soggettiva e rappresenta una condizione complessa che richiede attenzione, soprattutto da parte di medici di famiglia e geriatri.

Nonostante l’alto impatto sulla salute pubblica e sociale, la solitudine è spesso trascurata dai servizi sociali e dai professionisti della salute. È cruciale che medici e infermieri, specialmente nel caso di anziani autosufficienti, valutino attentamente se la solitudine è una condizione voluta o se coesiste con altri sintomi come dolore, depressione o insonnia.

La valutazione dei deficit sensoriali e l’intervento sociale sono passaggi fondamentali per affrontare la solitudine. La solitudine colpisce maggiormente gli anziani fisicamente autosufficienti e, pertanto, è importante discutere con il paziente la situazione e considerare soluzioni sociali condivise, tenendo conto anche della situazione economica.

L’integrazione sociale è fondamentale per mantenere le funzioni cognitive e migliorare la qualità di vita nell’invecchiamento, rappresentando un pilastro dell’invecchiamento attivo e di successo.

In conclusione, abbiamo approfondito i concetti di apatia, isolamento sociale e depressione, concentrandoci sul perché sono importanti per una buona salute dell’individuo e della società. La situazione attuale in Italia, specie per quanto riguarda le persone anziane, dovrebbe far emergere nel dibattito politico e sanitario la consapevolezza della necessità di esplorare a fondo il problema e di proporre soluzioni praticabili per migliorare la condizione di chi si trova ad affrontare queste situazioni.

Fonti bibliografiche:

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