L’ambiente dove lavoro è diventato tossico e non sopporto più i miei colleghi

Non possiamo andare d'accordo con tutti, anche se idealmente sarebbe bello. Possiamo però scegliere che peso dare ai comportamenti delle persone che non consideriamo amiche

Sabina Petrazzuolo

Lifestyle editor e storyteller

Ciao, spero mi potrete aiutare a uscire da una situazione che da mesi ormai mi priva della mia serenità. Mi chiamo Chiara, ho 36 anni e lavoro come segretaria in una piccola azienda. Non è il lavoro dei miei sogni ma tutto sommato mi è sempre andato bene: un ottimo stipendio, vicinanza da casa e orari di lavoro flessibili. Da quando è arrivata D. però le cose sono cambiate. Anche lei è una segretaria come me, eppure non solo si comporta da capo supremo, dispensando ordini a tutti, anche ai nostri superiori, ma tutti glielo lasciano fare. Non so come ma è riuscita a entrare nelle grazie dei responsabili, e di altri colleghi, e ora quelli che la seguono si comportano come in un branco, un po’ da bulli. Ignorano gli altri, rispondono male, fanno battute e mandano frecciatine. Sono davvero insopportabili. Io cerco di ignorarli, eppure la loro presenza mi fa sempre sentire a disagio, come se stessero lì ad aspettare il minimo errore per rinfacciarlo o fare la spia. Sembro paranoica, ma in realtà è una cosa che hanno notato anche gli altri e questa situazione non mi fa lavorare serena. Percepisco tanta negatività che mi trascino poi anche a casa. La mattina, quando mi sveglio, non sono per niente contenta di andare in ufficio. Come posso fare? Aiutatemi!

Mia cara Chiara, mentirei se ti dicessi che ci vuole poco per ignorare le persone che consideriamo tossiche, soprattutto quando queste non fanno parte della nostra cerchia di amicizie e relazioni, perché la verità è che il lavoro ricopre un ruolo molto ingombrante nella nostra vita, anche quando siamo al di fuori di questo.

Ecco perché ti capisco. Comprendo benissimo il disagio che provi nel frequentare un ambiente che, ormai, consideri negativo. Ma come ti dicevo, anche se quel lavoro non è quello che sognavi da bambina, fa comunque parte della quotidianità. E, inevitabilmente, occupa anche uno spazio nelle tue emozioni.

Questo non vuol dire che non esista una soluzione per uscire dall’impasse, abbiamo sempre una via di fuga dalle situazioni più scomode, anche se spesso non riusciamo a vederla.

Da quello che intuisco dalle tue parole è che tutto è cambiato con l’arrivo di D., una persona con la quale, probabilmente, non ti sei presa. E va bene così, sarebbe strano, anche se idealmente bello, se riuscissimo ad andare d’accordo con tutti.

D. Avrà probabilmente dei pregi e delle qualità affascinanti, come le abbiamo tutti, se è riuscita comunque a costruire dei legami con i tuoi colleghi. Ma questo cosa toglie davvero a te e alla tua persona?

Voglio dire, anche qualora i suoi comportamenti, uniti a quelli della sua cerchia, fossero opinabili e piuttosto bambineschi, perché farti carico di qualcosa che non ti appartiene? L’atteggiamento da branco, le battute e le frecciatine, qualificano loro, non te. Diverso sarebbe nel caso in cui le loro abitudini diventassero persecutorie o aggressive nei tuoi confronti o di quello dei colleghi. Ma, mi pare evidente, non è questo il caso.

Quindi amica mia, quello che ti invito a fare e di usare tutta la tua lucida razionalità per analizzare il quadro completo della situazione. Si tratta del tuo lavoro, e a meno che tu non voglia una scusa per lasciarlo (e questa potrebbe diventarla), sei comunque destinata a incontrare quelle persone ogni giorno.

Questo, è chiaro, non puoi cambiarlo. Ma puoi decidere che peso dare ai loro comportamenti. Alleggeriscilo più che puoi, fallo concentrandoti sugli aspetti positivi della giornata, trascorrendo il tempo con i colleghi con i quali ti trovi bene, per esempio, ma soprattutto lasciandoti alle spalle il lavoro una volta varcata la soglia d’uscita.

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