Olimpiadi, Angela Carini dopo il match contro Imane Khelif: “Dico ciao alla boxe”

Angela Carini ha chiarito la sua posizione dopo l'abbandono del match contro Imane Khelif alle Olimpiadi di Parigi

Pubblicato: 2 Agosto 2024 13:09

Paola Landriani

Lifestyle Editor

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Dopo tante parole, critiche e dure opinioni sulla sua presenza alle Olimpiadi nella categoria della boxe femminile, Imane Khelif ha vinto la competizione contro l’azzurra Angela Carini dopo soli 47 secondi. Un risultato inaspettato ottenuto grazie alla rinuncia della Carini, che ora chiarisce meglio le motivazioni della sua scelta.

Angela Carini, il commento dopo il match contro Imane Khelif

L’incontro di boxe femminile dei 66kg delle Olimpiadi di Parigi avvenuto il primo agosto è stato discusso ben prima che potesse avere luogo. Al centro delle opinioni poco sport, molte critiche rispetto alla decisione del CIO di ammettere alla categoria Imane Khelif, atleta algerina erroneamente considerata trans per via di una differenza dello sviluppo sessuale che le alza i livelli di testosterone.

Quando il Comitato ha dichiarato la sua idoneità spiegando che i suoi livelli sono invece nella norma e rientrano nei parametri consentiti e che non c’è nessuna evidenza del fatto che l’atleta appartenga al genere maschile, in tanti hanno urlato allo scandalo. Politici di Destra e opinione pubblica hanno condiviso opinioni che stigmatizzavano la sua presenza in vista del match che avrebbe dovuto combattere contro l’atleta azzurra Angela Carini.

Parole che non si sono placate nemmeno il giorno della competizione: Angela e Imane sono salite sul ring pronte a sfidarsi, ma in meno di un minuto la gara è finita. Dopo due colpi dell’atleta algerina, Angela ha deciso di interrompere il match lasciando la vittoria alla sua avversaria tra le lacrime, senza nemmeno salutare Imane nonostante un suo avvicinamento.

Post competizione, in molti si sono chiesti i reali motivi della sua scelta, e Angela, dopo essersi ripresa dall’accaduto, ha voluto raccontare meglio la sua idea in un’intervista per La Stampa: “Non me la sono più sentita di combattere dopo meno di un minuto. Ho preso un colpo al naso e ho perso l’equilibrio, non respiravo e quindi ho detto basta”.

Fonte: IPA
Imane Khelif nel match contro ll’azzurra Angela Carini

Per quanto riguarda il mancato saluto ha dichiarato: “Ho sbagliato, sono scesa dal ring per rabbia, ma non verso la mia avversaria”.

Un duro colpo sul naso che non le ha permesso di continuare quindi; nulla che avesse a che fare con le polemiche degli ultimi giorni: “Non sono nessuno per poter giudicare. Non sono nessuno per prendere una decisione. Se questa ragazza è qui ci sarà un motivo. Io ho combattuto e sono salita sul ring, come è giusto che facessi”.

Nonostante le riprese del match mostrino Angela dire “non è giusto”, l’atleta ci tiene a sottolineare che non ha mai dato peso alle polemiche e che “Non c’è stata nessuna irregolarità”.

Angela Carini, addio alla boxe?

Un gesto, quello di abbandonare la competizione, osannato da chi non crede che Imane dovrebbe gareggiare nella categoria femminile e stigmatizzato da chi pensa che questo accanimento verso l’atleta sia una caccia alle streghe fomentata dalla disinformazione. Imane è una donna che si è sempre allenata e ha combattuto con le donne, e non senza sconfitte.

C’è chi dice che Angela abbia premeditato la resa e che le polemiche l’abbiano portata a prendere una posizione senza provare a combattere, cosa che lei nega fermamente. Per lei la resa non è una sconfitta: a La Stampa dichiara di essersi arresa con maturità e che, nonostante si senta demoralizzata, non si vergogna.

Fonte: Getty Images
Angela Carini

Non mi vergogno di certo, e poi di cosa devo avere vergogna? Perché mi sono arresa, non ho potuto combattere? Questo non è vergogna, anzi”. Alla richiesta su un commento sul futuro, però, Angela chiude dicendo “Dico ciao alla boxe”.

Nessuno può ancora sapere cosa succederà nel futuro di entrambe le pugilesse, ma una cosa è certa: la disinformazione è un fenomeno pericoloso che spesso si manifesta in brutte pagine come quella a cui abbiamo dovuto assistere provocando dolore, in modi differenti, a entrambe le parti.

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