Amanda Lear: “Il segreto per stare in forma è una vita noiosa. Dalì? Oggi sarebbe su TikTok”

Amanda Lear si racconta a DiLei, dagli anni londinesi con David Bowie al rapporto con Dalì. E ci svela cosa pensa di Achille Lauro e dei Maneskin

Pubblicato: 20 Maggio 2021 10:43

Federica Cislaghi

Royal e Lifestyle Specialist

Dopo il dottorato in filosofia, decide di fare della scrittura una professione. Si specializza così nel raccontare la cronaca rosa, i vizi e le virtù dei Reali, i segreti del mondo dello spettacolo e della televisione.

Quando la brezza innovatrice degli Swinging Sixties londinesi smette di soffiare, scompare Andy Warhol e lo Studio 54 chiude i battenti, Amanda Lear è già un’icona. Il suo viso, tanto lontano dalle convenzioni dell’epoca, ricopre le prime pagine di tutti i giornali del mondo, fotografato al fianco di ogni genere di leggenda del rock e del pop.

Da semplice studentessa al St Martin’s di Londra diventa amica di Brian Jones e nel giro di pochi anni conquista tutti, da Mick Jagger a Keith Moon, da David Bowie a Bryan Ferry, che decide di renderla protagonista della copertina di un indimenticabile disco dei suoi Roxy Music, For Your Pleasure.

Ma Amanda ha vissuto molte altre vite, in tanti luoghi diversi. Da studentessa di Belle Arti a Parigi ha la fortuna di incontrare Salvador Dalí e diventarne la compagna, musa e discepola. Per lei che era già una modella di punta, amica di tutti gli stilisti in voga, appare semplice esibirsi nelle discoteche e stupire, oppure diventare un personaggio televisivo che gira l’Italia, la Germania e la Francia con i suoi spettacoli teatrali.

Oggi Amanda Lear vive in Francia, nella sua casa in Provenza dove confessa di fare una vita quasi noiosa. “Con il confinamento non riesco a venire spesso in Italia”, racconta. “Dovevo essere ospite da Mara Venier, ma alla fine ho cancellato perché sarei stata costretta a cinque giorni di quarantena”.

Fonte: Amanda Lear
Amanda Lear

Ma per fortuna esiste il web e anche i telefoni, senza i quali non avremmo potuto farvi leggere questa stupenda intervista che ci ha rilasciato in esclusiva.

Non hai mai pensato di abitare in Italia?
Sono sposata con un francese e lui voleva continuare ad abitare qui. In Italia ho sempre fatto avanti e indietro, soprattutto negli anni ’80 quando partecipavo alle trasmissioni Rai e Mediaset quasi ogni settimana. Molti mi hanno chiesto perché non comprassi un appartamento a Roma o a Milano, e non sarebbe stato neanche così difficile con tutti i soldi che ho speso di albergo. Ma ormai non ci penso più, voglio solo vivere questi anni nella mia casa in Provenza, con i miei gatti e i miei ulivi.

Che atmosfera bucolica.
Sì, vivo una vita molto sana, in mezzo alla natura. Non bevo, non fumo, non mi drogo, non esco più. Quando mi chiedono come faccio ad essere ancora così in forma, rispondo che vivere così è il mio segreto.

Fonte: Amanda Lear
Amanda Lear

È sufficiente una vita sana?
Più che sana, direi quasi noiosa. A volte gli amici mi chiedono di uscire, di andare al ristorante. Accetto purché alle undici sia già a casa e nel mio letto. Non vado più in discoteca o nei locali, per me è un incubo la musica forte. Quando penso che quarant’anni fa, durante il boom delle discoteche, ero in giro per l’Italia tutte le sere fino alla mattina, non ho idea di come facessi a reggere il ritmo.

A parte la stanchezza, che ricordi hai di quegli anni?
Meravigliosi, è stato un periodo unico e spensierato. Pensavamo solo a divertirci, alla musica e ai viaggi. Quando sono arrivata in Italia, mi sono immediatamente innamorata d questo Paese e del suo modo di vivere. Negli anni ’80 poi ho scoperto la televisione, quando Berlusconi mi ha chiamata. E da lì ho iniziato a fare meno spettacoli dal vivo nelle discoteche, anche se poi sono tornata anni dopo a farli in teatro.

E prima di scoprire l’Italia?
Prima di scoprire l’Italia ho vissuto a Londra, dalla fine degli anni ’60, durante quel periodo che viene chiamato Swinging London, ovvero la nascita di una rivoluzione culturale che aveva il suo centro proprio in questa città. C’erano i Beatles, i Rolling Stones, la minigonna: dovevi per forza passare di qui per capire cosa stava succedendo. E io ho trascorso diversi anni assieme a molti amici musicisti e attori. C’era un’atmosfera davvero molto creativa e anche l’ambiente era molto stimolante, a differenza di oggi in cui tutti si definiscono creativi ma continuano a copiare cose che sono già state fatte.

Fonte: Amanda Lear
Amanda Lear e George Harrison

Anche nella moda?
Specialmente nella moda. Collezione dopo collezione vedo troppi elementi già visti e già fatti. Forse siamo arrivati ad un punto di non ritorno, una specie di stanchezza creativa.

Ultimamente quindi nulla d’interessante su questo fronte?
Fino all’anno scorso venivo sempre alle sfilate di Milano e mi divertivo tantissimo, adesso si è trasferito tutto online. In Francia ho conosciuto bene Jean-Paul Gaultier e Yves Saint Laurent, ma la vera differenza rispetto agli stilisti italiani è che non mi hanno mai regalato nulla. In Italia negli anni ’80 ad ogni trasmissione che partecipavo, mi regalavano un abito. In Francia non è mai successo.

I tuoi look iconici sono rimasti nella storia: come li creavi?
Avevo capito fin da subito che non potevo competere con Mina, Milva e le altre grandi cantanti italiane, per cui dovevo lanciarmi su altro. Per esempio colpire e provocare con dei look pazzeschi. E quindi, prendendo ispirazione dai fumetti, creavo delle tutte strappate, piene di zip, abbinate con gli stivali e i cappelli. Un look alla Paco Rabanne, molto aggressivo, che negli anni mi ha connotato. Almeno la gente mi guardava, e non faceva caso alle stonature.

Fonte: Amanda Lear
Amanda Lear

Tra l’altro questi look sono oggi tornati molto di moda, penso ad Achille Lauro a Sanremo.
C’è sempre qualcuno che tira fuori il rossetto e pensa di rifondare il glam rock. Achille Lauro esagera un po’ troppo, tanto che alla fine non si fa più caso alla canzone ma solo a come si è vestito. Quest’anno sono contenta abbiano vinto i Maneskin, perché riescono invece a coniugare un look rock e accattivante, con un grande talento musicale. Pensa che mi avevano invitata a duettare con loro sulle note di “Amandoti” dei CCCP, ma per colpa della pandemia non sono riuscita a venire.

Quindi non hai detto addio alla musica?
Avevo giurato di non cantare più, eppure ho finito proprio pochi giorni fa di registrare il mio nuovo album che uscirà a settembre. È la prima volta in tutta la mia carriera in cui lascio da parte la disco music e gli arrangiamenti, per fare le cose semplici: voce e chitarra.

Hai dei rimpianti nella vita?
Non serve a niente. Ho inciso dei dischi che a sentirli oggi mi fanno schifo, ho girato qualche film che è meglio dimenticare, ma non posso farci nulla. Tutti abbiamo dei rimpianti, ma non si può tornare indietro. L’unica cosa che ancora possiamo cambiare è il futuro.

Come vedi il tuo?
Spero che qualche produttore italiano si ricordi di me e di tutto il teatro che ho fatto. Mi piacerebbe lavorare con Paolo Sorrentino e questa nuova generazione di registi italiani molto in gamba. Sarebbe bello mostrare un lato di Amanda che il pubblico italiano ancora non conosce.

A parte la musica e la moda, quali sono gli altri grandi amori della tua vita?
L’arte e la pittura, non si può vivere senza. Se penso che oggi esistono culture che vogliono cancellare e distruggere quello che è stato fatto, mi turba. Ho sempre avuto un’anima da artista, tanto che ho fatto l’Accademia di Belle Arti a Parigi. Un giorno sono andata in una discoteca dopo la scuola e ho incontrato Salvador Dalì; da quel momento ho iniziato a frequentare ancora di più il mondo della pittura e ho conosciuto molti altri pittori. Anche in questo periodo di lockdown ho dipinto molto, è la mia terapia.

Lo stai raccontando come se incontrare Dalì in discoteca fosse una cosa normale. Che reazione hai avuto?
A me Dalì non piaceva, ero innamorata di Picasso. Mi facevano un po’ paura i suoi quadri e all’inizio mi era sembrato anche molto antipatico. La prima cosa che disse – pensando di farmi un complimento – fu: “Che bel teschio!”. Ho pensato fosse un cretino e che non avrei più voluto vederlo. Poi però mi ha telefonato e mi ha invitata a pranzo: aveva capito che il primo incontro non era andato bene e voleva rifarsi. Al pranzo eravamo solo io e lui, senza quella corte di adoratori e parassiti che aveva sempre attorno. In quell’occasione ho scoperto una persona squisita, adorabile, colta e intelligente, il contrario esatto di quello che ricordavo: Dottor Jekyll e Mr. Hyde. Da quel momento abbiamo sviluppato prima una grande amicizia e poi un grande amore, che è durato sedici anni, fino alla sua morte.

Fonte: Amanda Lear
Amanda Lear Dalì

Stanno girando anche un film su Dalì, proprio in questo momento.
Ho incontrato Ezra Miller, che lo impersonerà da giovane e devo dire che gli assomiglia abbastanza, da vecchio invece lo interpreterà Ben Kingsley. Per me hanno scelto un’attrice australiana alta due metri. Peccato che anziché girarlo in Spagna, lo stanno girando a Liverpool.

Cos’hai imparato da un uomo come lui?
Da Salvador ho imparato tantissimo, sull’arte e la pittura, ma anche sulla vita. È stata una presenza molto importante nella mia esistenza. E quello che continuo a fare, adesso che non c’è più, è difendere la sua memoria. Spesso viene criticato, additato come un pagliaccio, e tutto ciò lo trovo sbagliato. Non lo conoscono realmente, Salvador non era così. Aveva un personaggio pubblico antipatico perché voleva far parlare di sé a tutti i costi ma poi aveva anche un lato privato, che al contrario era un geniale e profondo.

Quindi, mai giudicare le persone dall’apparenza.
Eh, darling, purtroppo siamo in un periodo in cui conta solo l’apparenza. Prima si parlava di talento, di gavetta, di lavorare. Adesso non c’è più questa cultura dello sforzo, la gente vuole tutto e subito. Vanno su Instagram e pensano di diventare famosi.

Parli degli influencer?
Per me è la negazione totale del talento e del carisma. Ormai conta solo apparire, quello che c’è dentro non si guarda più.

Un personaggio come Chiara Ferragni però è riuscita a coniugare questa attività con dei valori.
L’ho anche incontrata, è una ragazza molto carina e simpatica. Il problema non è lei, ma il fenomeno degli influencer in generale, che è iniziato con Paris Hilton. “Sono famosa”. “E perché?”. “Perché sono famosa”. È una cosa molto strana.

Secondo te Dalì avrebbe aperto un profilo Instagram?
Penso proprio di sì, lui adorava comunicare: aveva addirittura girato uno spot pubblicitario per una marca di cioccolato. Forse gli piacerebbe anche essere su TikTok, magari a modo suo.

Fonte: Amanda Lead
Amanda Lear e Dalì

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