Metodi di cottura. Quali sono i migliori?

Alcuni permettono di cuocere senza grassi, altri riducono i tempi di esposizione al calore, altri ancora sono ritenuti dannosi. I dietisti dell’Andid fanno chiarezza 

Luana Trumino

Editor specializzata in Salute & Benessere

Laureata in Scienze dell’Alimentazione e Nutrizione Umana, da oltre 15 anni scrive di benessere, occupandosi prevalentemente del rapporto tra nutrizione e salute.

C’è chi cucina solo a vapore, chi teme gli effetti del forno a microonde, chi rinuncia al fritto per paura di ingrassare. A torto, come abbiamo visto in questo articolo. Ma esiste davvero un metodo di cottura migliore dell’altro? Non è corretto mettere semplicemente a confronto i vari metodi di cottura degli alimenti, perché nessuno è preferibile agli altri, sostengono gli esperti dell’Andid (Associazione nazionale diestisti). Ognuno – secondo i dietisti – può essere utilizzato in maniera corretta, a seconda della ricetta, del tempo che abbiamo a disposizione, delle circostanze.

La perdita di vitamine

Nel processo di cottura, la perdita di vitamine è abbastanza consistente, e si aggira intorno al 50% per la vitamina C, fino ad arrivare al 70% per i cosiddetti folati. Le vitamine liposolubili, come la A, la D, la E e la K sono invece più resistenti (la loro perdita si aggira intorno al 25%). Così come i sali minerali che tendono, in minima parte, a sciogliersi nei liquidi di cottura: si passa dal 20% del calcio al 40% del rame passando, ad esempio, per il 25% del magnesio.

I consigli da tenere a mente

In generale, raccomandano i dietisti, per ridurre al minimo la perdita di sostanze nutritive dobbiamo focalizzarci sul tempo di cottura e sulla temperatura. Entrambi dovrebbero essere i più rapidi e bassi possibile. Tempi di cottura troppo lunghi e temperature troppo elevate, infatti, non solo possono impoverire molto gli alimenti, ma – addirittura – provocare la formazione di sostanze potenzialmente dannose. 

Occhio all’ossidazione

Altri fattori importantissimi, da tener presente anche prima e dopo la cottura, sono l’esposizione all’aria e alla luce. Quando cuociamo le verdure, per esempio, non riduciamole in pezzetti troppo piccoli perché questo espone una superficie maggiore all’aria e quindi può aumentare la perdita di vitamine, come la C. Un’altra buona abitudine che dovremmo adottare è quella di preparare i vegetali immediatamente prima del loro consumo e comunque di tenerle sempre in frigo o coperte per evitare che si ossidino. 

La quantità ideale di acqua

Altro accorgimento importante è quello di evitare di utilizzare quantità eccessive di acqua per il lavaggio degli alimenti, anche in questo caso soprattutto delle verdure, o lasciarle in ammollo per troppo tempo. Anche questa pratica, infatti, può “lavare” via alcune vitamine, soprattutto la niacina e la tiamina. È inoltre utile ridurre al minimo indispensabile la quantità di acqua utilizzata per cuocere le verdure, ma anche la pasta e il riso. Nel primo caso, infatti, ridurremo al massimo la perdita di vitamine e sali minerali nell’acqua di cottura (che può essere comunque riutilizzata per brodi e zuppe). Nel secondo – scrivono gli esperti Andid – permetteremo a pasta e riso di assorbire la quasi totalità dell’acqua, evitando anche in questo caso di buttare via anche amidi, sali minerali e vitamine insieme all’acqua di cottura. Infine, per gli alimenti che possono essere cotti con la buccia, come le patate ad esempio, consideriamo che tale modalità permette la migrazione delle sostanze nutritive al loro interno e quindi ne comporta una perdita molto minore. 

Queste le principali tecniche di cottura, con le diverse caratteristiche:

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