Chi è Elena Gregori, la moglie di Philippe Daverio

Originaria della Provincia di Belluno, ha sposato il celebre critico d'arte e ha collaborato con lui in numerose occasioni

Pubblicato: 2 Settembre 2020 13:05Aggiornato: 31 maggio 2024 11:10

Virginia Leoni

Giornalista e Lifestyle Editor

Nata nel 1981, giornalista, ufficio stampa e socia di una casa editrice, ha trasformato la sua passione in lavoro. Ama scrivere, leggere e raccontare.

Una lunga storia d’amore, una vita insieme, immersi nell’arte e nella cultura: Elena Gregori è stata per quasi 50 anni la moglie di Philippe Daverio: storico dell’arte, critico, mente vivace e attenta, curiosa e appassionata.

Lui è mancato nel 2020, lasciando un vuoto culturale enorme. Lei gli è stata accanto tutta la vita condividendo con lui un bellissimo percorso comune fatto di sentimenti, ma anche di collaborazione.

Tutto quello che c’ da sapere su Elena Gregori e sul lungo amore che l’ha unita a Philippe Daverio.

Elena Gregori, chi è la moglie di Philippe Daverio

Se del marito Philippe Daverio si sanno tantissime cose, la vita di Elena Maria Gregori è stata più ritirata nonostante la fama enorme del critico e storico dell’arte. Sembra che lei sia originaria del Veneto (Belluno) ed è senza dubbio una donna molto riservata.

A quanto pare, si sono conosciuti durante gli anni dell’università e da allora non si sono mai lasciati. Philippe era nato in Francia, ha studiato in collegio, poi alla Scuola europea di Varese e, infine, all’Università Bocconi di Milano non laureandosi.

Il suo cammino nel mondo dell’arte è stato ben definito: dall’apertura di una prima galleria a Milano, poi a New York e novamente nella città meneghina.  Ha dato vita a tante mostre e pubblicato numerosi libri, ma si è appassionato anche alla politica e alla televisione. Sul piccolo schermo ha condotto programmi televisivi e ha collaborato con diversi giornali. Nel lungo curriculum di Daverio non mancano libri e insegnamento.

E la moglie? Della loro gioventù aveva detto in un’intervista rilasciata a Il Corriere della Sera che si erano conosciuti: “Nel movimento studentesco a Milano, lui era arrivato alla Bocconi a sedici anni, era un fuoriclasse. Andammo al cinema, davano un film di Polański. A me all’inizio stava pure antipatico, ma poi ci mettemmo insieme e non ci siamo più lasciati. Come vede, ancora adesso io vivo con lui, tra le sue cose, tra i ricordi. Sapesse quante volte, nel corso della giornata, penso “ah, questo lo dico a Philippe, più tardi”. Ma no, non posso, purtroppo”.

Un legame profondo e lungo tantissimi anni da cui è nato un figlio, Sebastiano che del papà aveva detto in un’intervista rilasciata a Il Giorno: “Per me papà è stato Wikipedia prima di Wikipedia, non c’era una mia domanda che restasse senza risposta!”

Elena e Philippe hanno scritto alcuni libri a quattro mani: A pranzo con l’Arte, Arte in tavola, Il vizio della curiosità e lei ha scritto la prefazione di Elogio delle donne (per fortuna sono diverse dagli uomini) pubblicato postumo.

Elena Gregori e Philippe Daverio, la loro storia d’amore

Un rapporto profondo, fatto di stima e amore e un matrimonio lungo 46 anni. Elena Gregori e Philippe Daverio sono stati tantissimi anni insieme collaborando anche alla stesura di alcuni testi. Inoltre, era lei la sua lettrice.

A Il Corriere della Sera aveva spiegato scherzando su questa pratica di farle rileggere ciò che scriveva: “Il problema era che scriveva all’una di notte e così mi svegliava per farmi rileggere i capitoli”. In merito nella stessa situazione le era stato chiesto se accettasse le correzioni che lei gli proponeva: “Figuriamoci, mai! Però sui nostri cinque cani sono stata inamovibile. Lui faceva il burbero, diceva che erano miei ma in realtà a viziarli era soprattutto lui”.

E a tal proposito aveva detto in una precedente intervista al Corriere rilasciata dopo la scomparsa del marito che non si sono mai detti “ti amo”: “No, perché sia io che lui “ti amo” lo abbiamo detto soltanto ai nostri due cani”.

E sulla tomba insieme (la sua salma si trova al Famedio del Monumentale) aveva spiegato: “Pensi che lui nemmeno ci voleva andare. O almeno, non ne ha mai parlato. Un giorno chiese a Mario Botta di progettare una tomba abbastanza grande per noi due in Cadore, ma io intervenni: “Ah no, almeno nell’aldilà stiamo separati”.

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