La pelle umana è davvero un miracolo. Va protetta, idratata, mantenuta in forma. Perché altrimenti questo naturale mantello rischia di perdere le sue caratteristiche. E soprattutto può diventare un tramite per composti che dall’esterno passano nel corpo e viceversa, con effetti non sempre positivi.
È il caso dei cosiddetti “perturbatori endocrini”. Pucci Romano, dermatologa, docente di Tecniche dermatologiche applicate alla cosmetologia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore e presidente Skineco, Associazione internazionale di dermatologia ecologica, ha ideato un’iniziativa dal titolo “I perturbatori endocrini. Salute, ambiente e strategie di prevenzione dermatologica” che ha riunito dermatologi, endocrinologi, pediatri, cosmetologi, chimici ed esperti del settore ambientale su questo tema e sull’importanza dell’ecocompatibilità e della dermocompatibilità.
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Pelle come organo di passaggio
La pelle umana è impermeabile all’acqua, capace di regolare la temperatura del corpo, evitandoci di sentire troppo freddo e di soffrire eccessivamente per il caldo, in grado di intercettare i batteri nocivi, facendo in modo che non giungano fino agli organi interni dove potrebbero provocare malattie potenzialmente molto gravi.
Oppure anche di assorbire i raggi solari, e in particolari quelli ultravioletti, grazie ai quali l’organismo riesce a trasformare alcuni elementi chimici in vitamina D, ovvero la sostanza di cui il corpo ha bisogno per assimilare il calcio e quindi accumularlo nelle ossa.
Insomma: una vera e propria barriera per la salute, che protegge tutto il corpo. Soprattutto questa struttura che può pesare da 2,7 a 4,5 chili e, se distesa su un piano, coprire un’area di nove metri per due, deve essere considerata un organo e non un involucro statico. “È la superficie di incontro tra l’ambiente esterno e quello interno – precisa Pucci Romano. Ciò che fa male alla pelle fa male all’ambiente e viceversa. Ecco perché è davvero importante parlare di ecodermocompatibilità, oggi declinata su una tematica importante come gli interferenti endocrini”.
Cosa sono i perturbatori endocrini
Secondo la definizione dell’OMS, i perturbatori endocrini sono “una sostanza o miscela di sostanze esogene che alterano la funzione o le funzioni del sistema endocrino e, pertanto possono causare effetti nocivi sulla salute di un organismo intatto, o la sua progenie, o le (sotto)popolazioni”.
Nel 2021 il Rapporto ANSES – Agenzia nazionale per l’alimentazione, l’ambiente e la salute e la sicurezza sul lavoro francese – ha identificato ben 906 sostanze da attenzionare, presenti in molte categorie di uso quotidiano: non solo pesticidi e diserbanti, ma anche plastica e cosmetici.
La pelle, in qualche modo fa da tramite per le sostanze che incontra. Pensate: ogni giorno l’epidermide viene a contatto con almeno 500 sostanze presenti nei cosmetici: si possono immaginare circa 31 componenti in un balsamo, 45 in una crema da giorno, 28 in un bagnoschiuma, ben 40 in una lacca per capelli.
“Purtroppo il sicuro per legge non esiste – continua Pucci Romano – dobbiamo affidarci al principio di precauzione. Nel caso dei perturbatori endocrini, la pelle fa da tramite, si lascia ingannare da queste sostanze e mette il semaforo verde. In questo modo penetrano al suo interno con un meccanismo simil-ormonale”. Le conseguenze possono essere diverse. Secondo l’esperta questi stimoli potrebbero favorire diverse problematiche, come pubertà precoce o tardiva, deficit di fertilità maschile o aumento dell’endometriosi.
Gli effetti sull’obesità
“Gli inquinanti ambientali agiscono come veri e propri interferenti endocrini, in grado di alterare profondamente l’equilibrio ormonale dell’organismo – spiega Annamaria Colao, Vice Presidente del Consiglio Superiore di Sanità, Professore Ordinario di Endocrinologia e Malattie del Metabolismo, Università Federico II di Napoli .
L’aumento dell’obesità osservato negli ultimi decenni è in parte correlato alla diffusione di queste sostanze, che interferiscono con i meccanismi di regolazione metabolica”.
Tutti gli inquinanti condividono la capacità di comportarsi come ormoni o di legarsi ai loro stessi recettori, modulandone o inibendone gli effetti fisiologici. Molte di queste sostanze mimano l’azione di estrogeni e testosterone, anticipando la pubertà o alterando la normale funzione riproduttiva.
“I derivati fluorurati mostrano effetti tossici sugli spermatozoi e tendono a depositarsi nei tessuti, così come altri composti che si accumulano negli organi endocrini, dove il metabolismo più lento ne rallenta l’eliminazione – precisa l’esperta. L’esposizione a metalli pesanti come ferro, piombo e manganese può determinare ipofunzione endocrina, soprattutto a carico della tiroide, la cui infiammazione autoimmune, come nella tiroidite di Hashimoto, risulta oggi in costante aumento”.
Cosa fare
“La prevenzione individuale rimane fondamentale – fa notare Colao . È consigliabile evitare i cibi ultraprocessati, preferendo alimenti freschi e di alta qualità, cucinati a casa a basse temperature. Un’alimentazione antinfiammatoria, eventualmente associata a periodi di digiuno controllato, può favorire i processi di depurazione naturale dell’organismo. Tuttavia, in un mondo sempre più globalizzato e contaminato, appare chiaro che gli interferenti endocrini, governando silenziosamente molti aspetti della nostra fisiologia, contribuiscano anche all’aumento dei disturbi metabolici e ormonali, inclusa l’obesità”.
E ricordiamo che pelle ed ambiente risentono reciprocamente di eventuali mutamenti. Lo conferma Pucci Romano: “un cosmetico deve rispondere a due esigenze: l’affinità con la pelle (dermo-compatibilità), ossia la compatibilità del prodotto con l’ecosistema cutaneo, e il rispetto per l’ambiente ovvero l’ecologicità, che riguarda tutta la filiera produttiva, dalla composizione al packaging al corretto smaltimento. Questo perché tutto ciò che ci spalmiamo addosso, attraverso l’acqua, va a finire nei fiumi e da lì nel mare, rischiando di inquinare interi ecosistemi. Inoltre, dobbiamo educare il consumatore a leggere l’INCI, ossia la lista degli ingredienti contenuti in un cosmetico, elencati in ordine di quantità dalla percentuale più elevata”.