Controllare la placca batterica e, nei casi più gravi, la mano dell’odontoiatra. Queste i due fattori chiave per tenere lontane le parodontopatie, una delle affezione più comuni della bocca, che interessa il parodonto, cioè il tessuto che circonda il dente, ed in particolare le gengive. L’infiammazione interessa circa otto milioni di italiani e con le buone abitudini può essere controllata al meglio.
Come comportarsi
La Società Italiana di Parodontologia e Implantologia (SIdP) pone l’accento sull’importanza della prevenzione, in particolare per quanto riguarda la placca batterica. “Come confermano le linee guida recentemente pubblicate dalla Federazione Europea di Parodontologia, non esistono farmaci efficaci per la cura della parodontite – spiega Luca Landi, presidente SIdP – Questa patologia infiammatoria, che riguarda 8 milioni di italiani, deriva da uno squilibro batterico nel cavo orale che la risposta immunitaria non riesce a contrastare. La terapia non chirurgica di eliminazione del biofilm di placca batterica è perciò il primo passo per tenere sotto controllo la progressione della patologia, che nei casi più gravi invece richiede un trattamento chirurgico”.
Prosegue Landi: “Tuttavia, senza un adeguato controllo domiciliare della placca batterica da parte del paziente non si può arrivare alla guarigione dei tessuti né alla stabilizzazione del disturbo gengivale: ecco perché è indispensabile una stretta alleanza con il farmacista, che può aiutare il paziente nella scelta dei presidi di igiene orale come spazzolini e scovolini interdentali e di prodotti come dentifrici e collutori, che contengono principi attivi specifici per la prevenzione e la terapia di infiammazione gengivale, carie e ipersensibilità dentale. Il farmacista, figura di riferimento fondamentale per i cittadini, può diventare così complice e motivatore del paziente nel supportarne la salute e gli stili di vita”.
Insomma: occorre gestire a 360 gradi la salute della bocca. Landi ricorda che “Per il controllo farmacologico della placca batterica su può usare l’antibatterico clorexidina, che riduce l’infiammazione gengivale – riprende: “Somministrata in sciacqui orali per un periodo di tempo limitato, oppure applicata localmente nella tasca parodontale attraverso appositi chips, rappresenta un presidio farmacologico efficace, da utilizzare in associazione alla terapia di rimozione meccanica della placca. Anche l’applicazione locale di alcuni antibiotici nelle tasche parodontali sembra dare buoni risultati, che vengono mantenuti nei 6-9 mesi successivi al trattamento; l’uso degli antibiotici sistemici invece è raccomandato solo in alcune categorie di pazienti e va scoraggiato su ampia scala per evitare lo sviluppo di antibiotico resistenze”.
Le buone abitudini per combattere il nemico
La parodontite è un’infiammazione profonda delle gengive provocata dai batteri presenti nella placca dentale non adeguatamente rimossa con una corretta igiene orale. Purtroppo si tratta di un nemico spesso sottovalutato: troppi credono che avere gengive sanguinanti o che si ritirano sia normale o che non ci si possa fare granché.
In alcuni casi il problema è superficiale, dovuto a metodi non ottimali per lavarsi i denti, ma per quattro italiani su dieci la diagnosi è parodontite, ovvero una situazione in cui i batteri presenti nella placca sono riusciti a entrare sotto le gengive distruggendo l’ancoraggio che mantiene il dente saldamente attaccato all’osso. Purtroppo la maggioranza si allarma solo quando sente i denti muoversi e spostarsi, così la conseguenza, se la malattia non viene trattata adeguatamente e in tempo, è la perdita dei denti.
Ciò comporta un cambiamento della dieta molto negativo, perché per alimentarsi con una dieta ricca di frutta e verdura fresca come quella mediterranea serve una buona masticazione; inoltre, proprio i vegetali ricchi di vitamina C servono per mantenere le gengive sane e devono perciò essere un caposaldo dell’alimentazione quotidiana. Chi ha perso dei denti invece tende a scegliere cibi più morbidi e favorire carboidrati, zuccheri raffinati e grassi con un impatto negativo sulla salute e sul portafoglio.