L’ipertimesia è una condizione per la quale alcune persone possiedono una memoria autobiografica fuori dal comune. Altre persone, invece, possono soffrire di perdita di memoria. Ma cos’è la memoria? E come funziona?
Indice
Memoria: cos’è e quali caratteristiche ha
La fisiologia della memoria ci offre un’affascinante panoramica dei circuiti neurali coinvolti nel trasferimento delle informazioni nella memoria a lungo termine.
Il processo di memorizzazione coinvolge modifiche nelle connessioni neuronali attraverso l’attivazione di segnali e l’espressione genica e proteica nei neuroni. Queste modifiche favoriscono il rinforzo o la formazione di sinapsi, i punti di contatto critici per la comunicazione neurale. L’informazione viene inizialmente memorizzata nell’ippocampo e poi trasferita alla corteccia cerebrale, dove viene conservata a lungo termine.
L’ippocampo svolge un ruolo cruciale nella formazione della memoria, non tanto come luogo di memorizzazione, ma come struttura coinvolta nella codifica delle informazioni provenienti dalla corteccia cerebrale associativa. Anche l’amigdala, nel lobo temporale, contribuisce al processo di memorizzazione, soprattutto nelle esperienze legate agli aspetti emotivi ed affettivi.
Nel corso del ciclo di vita, le capacità mnemoniche si sviluppano progressivamente, passando dalla memoria motoria alla memoria iconica e poi alla memoria semantica o linguistica. Studi recenti hanno evidenziato che i bambini già nei primi mesi di vita mostrano capacità di riconoscimento e categorizzazione, con un progressivo affinamento delle abilità mnemoniche nel corso degli anni.
Il sonno riveste un ruolo fondamentale nel consolidamento della memoria. Durante il sonno, le connessioni neurali vengono rafforzate, consentendo al cervello di stabilizzare e conservare i ricordi. La privazione del sonno può compromettere il processo di consolidamento, riducendo l’efficienza dell’apprendimento e aumentando il rischio di false memorie. Il sonno, soprattutto durante le fasi a onde lente, favorisce la riattivazione dei ricordi e il loro trasferimento nella memoria a lungo termine, contribuendo così al miglioramento delle capacità mnemoniche.
I ricordi possono essere conservati nella memoria a breve o a lungo termine, a seconda della loro importanza. La memoria a breve termine trattiene temporaneamente informazioni come una lista della spesa, mentre quella a lungo termine conserva ricordi importanti per lungo tempo.
Perdita di memoria: cos’è e come avviene
La perdita di memoria può essere un campanello d’allarme che indica un possibile malfunzionamento cerebrale. È un sintomo che porta molte persone, soprattutto gli anziani, a consultare un medico. Talvolta, sono i familiari a notare e segnalare il problema.
Per gli individui affetti da perdita di memoria, la principale preoccupazione, così come per i loro familiari e i medici, spesso ruota attorno alla possibilità che sia un primo segno di malattia di Alzheimer, una forma progressiva e incurabile di demenza.
Le cause più comuni di perdita di memoria includono cambiamenti correlati all’età, deficit cognitivo lieve, demenza e depressione. I cambiamenti legati all’età si riferiscono alla normale diminuzione delle funzioni cerebrali legate all’invecchiamento, che può comportare la necessità di più tempo per ricordare nuove informazioni. Il deficit cognitivo lieve è una condizione in cui i problemi di memoria non sono abbastanza gravi da influenzare le attività quotidiane, ma possono progredire verso la demenza. La demenza, invece, rappresenta un grave declino delle facoltà mentali e può portare alla perdita di memoria di eventi completi.
Esistono anche cause meno comuni di perdita di memoria, come l’ipotiroidismo, l’idrocefalo, gli ematomi subdurali e la carenza di vitamina B12. Alcuni di questi disturbi possono essere trattati con successo, mentre altri possono essere solo parzialmente reversibili.
Quando si valuta la perdita di memoria, lo specialista cerca di determinare se è dovuta a cambiamenti correlati all’età, deficit cognitivo lieve, depressione o demenza. Alcuni segnali d’allarme includono difficoltà nell’esecuzione di attività quotidiane, fluttuazioni della coscienza che possono indicare delirio, e sintomi depressivi come perdita di appetito e pensieri suicidi.
Se si sospetta la presenza di una demenza, il medico può raccomandare esami come la risonanza magnetica o la tomografia computerizzata per escludere altre cause di perdita di memoria. Il trattamento dipende dalla causa sottostante.
Per mantenere la salute mentale e ridurre il rischio di perdita di memoria, si consiglia uno stile di vita sano che includa attività fisica regolare, una dieta equilibrata, sonno sufficiente e evitare il fumo e l’abuso di alcol. Inoltre, l’attività mentale stimolante come l’apprendimento di nuove abilità e la partecipazione ad attività sociali possono aiutare a mantenere soddisfacenti le funzioni cerebrali.
Ipertimesia: cos’è la super memoria
L’ipertimesia, o sindrome ipertimesica, è una condizione sorprendente in cui l’individuo ha una memoria autobiografica così eccezionale da poter ricordare gran parte degli eventi vissuti nella sua vita. Questa sindrome è anche nota con l’acronimo HSAM, che sta per Highly Superior Autobiographical Memory.
I ricercatori inglesi che hanno descritto per primi questa sindrome nel 2006 hanno coniato il termine ispirandosi ai termini greci “iper” (eccessivo) e “thymesis” (ricordare). Le caratteristiche dell’ipertimesico includono un notevole investimento di tempo nel ricordare gli eventi passati e una grande capacità di ricordare dettagli specifici della propria vita.
L’individuo ipertimesico è in grado di ricordare quasi ogni giorno della sua esistenza, così come eventi pubblici che abbiano avuto un significato personale per lui. Questi ricordi sono descritti come vivide rappresentazioni che emergono spontaneamente e senza sforzo. È importante distinguere l’ipertimesia da altre forme di memoria eccezionale, poiché i ricordi non sono il risultato di strategie mnemoniche volontarie, ma piuttosto si manifestano in modo involontario e automatico.
Un caso notevole, documentato nel 1965 dallo psicologo russo Aleksandr Romanovič Lurija, è quello di Solomon Šereševskij, che differisce dal primo caso di ipertimesia descritto. Šereševskij era in grado di immagazzinare enormi quantità di informazioni in modo volontario, il che lo distingue dall’ipertimesico, che si concentra principalmente sui ricordi autobiografici e sugli eventi personali.
In termini epidemiologici, sono documentati circa 60 casi di ipertimesia, ma il più famoso è quello di AJ (in seguito identificata come Jill Price), il primo caso descritto dai ricercatori dell’Università della California, Irvine. AJ sembra essere in grado di ricordare ogni giorno della sua vita a partire dal 5 febbraio 1980.
La diagnosi dell’ipertimesia coinvolge test di memoria, valutazione delle funzioni cognitive e altri esami per valutare le capacità mnestiche dell’individuo.
Tuttavia, nonostante le impressionanti capacità mnestiche degli ipertimesici, queste abilità sembrano avere un impatto negativo sulle loro funzioni cognitive complessive. Gli ipertimesici possono sentirsi sopraffatti dai loro ricordi e possono avere difficoltà a partecipare pienamente alla vita presente e a pianificare il futuro. Questo potrebbe essere dovuto alla difficoltà nel dimenticare le informazioni considerate superflue, che porta a una sovraccarico di ricordi.
Gli studi sulla eziologia dell’ipertimesia suggeriscono un possibile coinvolgimento di un deficit nel circuito frontostriatale, che è associato a disturbi neurologici come l’ADHD, l’autismo e il disturbo ossessivo-compulsivo. Questo circuito è coinvolto nella regolazione delle funzioni esecutive e potrebbe essere correlato alle anomalie osservate negli ipertimesici.
Fonti bibliografiche:
- MSD Manual, Perdita di memoria