Colesterolo alto, perché è pericoloso (anche) per il cuore della donna

I valori del colesterolo che non vanno superati, come prevenirlo e quando la donna è più a rischio

Pubblicato: 30 Agosto 2022 15:52

Federico Mereta

Giornalista Scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

Ipertensione. Diabete. Colesterolo. Secondo Alberico Catapano, ordinario dei Farmacologia all’Università di Milano – Irccs Multimedica, questi tre “nemici” del cuore non sono solo elementi da controllare, ma veri e propri fattori causali per l’insorgenza di patologie ischemiche come l’infarto. Scoprire se qualcosa non funziona a dovere con visite ed esami è fondamentale, così come è importante parlare della situazione con il medico e mettere in atto tutte le contromisure necessarie per arrivare agli obiettivi che ci si propone.

Per il colesterolo LDL, quello cattivo, sarebbe importante tenersi sotto i 115 milligrammi per decilitro se si è in buona salute, sotto i 70 se si è ad alto rischio e sotto i 55 se si è ad altissimo rischio. Quindi, se c’è bisogno di farmaci, assumeteli con costanza. È il messaggio che viene dagli esperti presenti al Congresso della Società Europea di Cardiologia in corso a Barcellona.

Uomini e donne non sono uguali

In termini generali, la donna ha cuore e vasi più piccoli rispetto a quelli maschili. Vista l’importanza della procreazione, risulta protetta dai principali eventi cardiovascolari (infarto, ictus), ma solo fino alla menopausa, quando perde lo scudo ormonale e diventa vulnerabile a queste patologie come l’uomo, seppure con un ritardo di qualche anno. Questo dato, unito all’aumento dell’aspettativa di vita, deve indurre le donne a una maggiore prevenzione. Così, nel corso della vita, le patologie cardiovascolari colpiscono la donna ben di più di tutti i tumori femminili messi insieme (seno, utero, polmone).

Ai classici fattori di rischio cardiovascolari, infatti, la donna elementi esclusivi legati alla sua vita biologica: anzitutto, la menopausa, che può diventare ancora più aggressiva se precoce, tra i 30 e 40 anni; un menarca precoce o tardivo; malattie come ipertensione o diabete in gravidanza; la sindrome dell’ovaio policistico. Insomma: durante la fase fertile della vita, le donne presentano un profilo ormonale caratterizzato dalla presenza degli estrogeni, ormoni che influenzano in senso positivo i fattori di rischio e generalmente limitano l’insorgenza delle malattie cardiovascolari. ma poi la situazione cambia.

La generale protezione esercitata dagli ormoni dura fintanto che questi siano prodotti dall’organismo. Quando la loro produzione viene meno, come succede durante la menopausa o dopo intervento chirurgico di rimozione delle ovaie, il vantaggio che le donne hanno avuto durante il periodo fertile viene meno e l’incidenza e la gravità delle malattie cardiovascolari diventano uguali a quelle degli uomini. Con la menopausa l’organismo femminile va incontro ad una serie di cambiamenti che lo accompagnano per il resto della vita.

“Nel periodo perimenopausale si può avere un aumento del 10-15% dei livelli di colesterolo, anche per l’azione di un possibile ipotiroidismo latente che andrebbe sempre individuato – fa sapere Catapano. Tutto questo ovviamente aumenta il rischio, che poi tende a crescere tanto che le donne muoiono di più per malattie cardiovascolari rispetto agli uomini, seppur vivano più a lungo”.

L’importanza di raggiungere gli obiettivi

Se il colesterolo Ldl si mantiene elevato occorre ovviamente ridurlo. Le buone abitudini, con il controllo del peso, l’assunzione di frutta, verdura e olio extravergine d’oliva come condimento limitando gli alimenti di origine animale, la regolare attività fisica e lo stop al fumo sono importanti in questo senso. Ma per il colesterolo alto occorre spesso affidarsi anche ai farmaci.

“Bisogna giungere ad una terapia personalizzata, che si basa sulle statine oltre ad ezetimibe – segnala Catapano. Per chi non tollera questi farmaci o comunque non ottiene i risultati desiderati nel prossimo futuro dovrebbe diventare disponibile anche in Italia l’acido bempedoico, che agisce sempre sul fegato ma ad un livello diverso rispetto alle statine (pur se l’obiettivo rimane sempre la riduzione della sintesi del colesterolo). Viene attivato soltanto nel fegato e non va nel muscolo. Poi, per i casi più complessi nei soggetti a rischio molto elevato in cui è necessaria una riduzione drastica del colesterolo Ldl, abbiamo a disposizione gli anticorpi monoclonali”.

L’importante è che le donne sappiano che la comparsa di alterazioni metaboliche e della pressione aumenta il rischio di andare incontro alle malattie cardiovascolari; pertanto è necessario avere più attenzione in menopausa a monitorare la loro insorgenza. E, se possibile, meglio iniziare prima con le buone abitudini. Il rischio che queste modificazioni compaiano è più basso se già prima della menopausa si erano acquisite regole dietetiche e comportamentali sane.

Quattro consigli per il benessere del cuore

Seguendo alcune regole è possibile prevenire la loro comparsa e ridurre l’incidenza delle malattie cardiovascolari:

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