Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva (BPCO): cos’è, sintomi e perché la donna è a rischio

Scopriamo cos'è la BPCO, una malattia dell'apparato respiratorio causata dal fumo che può diventare molto grave

Federico Mereta

Giornalista Scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

Dispnea. Questa parola, che non entra nel nostro vocabolario quotidiano, indica la difficoltà di respirare. O ancora, per certi versi, il semplice fatto di “accorgersi” che si sta respirando. Respirare è un atto automatico, di cui non dovremmo accorgerci. In molti casi, e non solo negli anziani, questo sintomo e la conseguente carenza di ossigeno per l’organismo rappresentano il segnale d’allarme della BPCO (Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva). Questa patologia rappresenta una delle malattie croniche più diffuse, anche se spesso lo dimentichiamo. E non interessa solo l’anziano, come erroneamente si crede. Può comparire in età adulta e soprattutto può colpire anche le donne. A rivelarlo è un’indagine condotta da Doxa Pharma su 100 pneumologi che oltre a valutare se (e come) il Covid ha cambiato nella popolazione italiana la percezione – e di conseguenza i comportamenti – delle malattie respiratorie, e in particolare della BPCO, ha esaminato la situazione al femminile.

Perché la donna è a rischio

Stando all’indagine le donne (35% delle pazienti vs 65% di maschi) sono più brave degli uomini, ma questa non è una novità. Hanno una storia di malattia più breve rispetto a quella degli uomini: 9 anni rispetto a 12. Presentano una condizione e comorbidità meno gravi: disturbi dell’umore e osteoporosi, mentre gli uomini soffrono di patologie cardiovascolari. Quello che fa la differenza è che le donne si preoccupano prima (41% contro l’11% degli uomini); sono più attente alla propria salute (qui il gap è più marcato: 62% vs 22%); alle prescrizioni e ai consigli del proprio medico (39% rispetto al 21%), si curano meglio (39% – 24%). E già che ci siamo aggiungiamo un terzo elemento. La BPCO, se mai lo è stata, non è una patologia da vecchi. L’abitudine al fumo e la precocità nell’accendersi la sigaretta (e vedremo tra qualche tempo le conseguenze dei surrogati) ha abbassato l’età della diagnosi a 50 anni.

Quanto pesano le malattie respiratorie

Nel mondo più di mezzo miliardo di persone convive con malattie respiratorie croniche come l’asma, la BPCO, la bronchiectasia e altre gravi patologie. In Italia sono 2,6 milioni quelle che soffrono di asma, 3,3 milioni di BPCO, più di 50 mila presentano infezioni delle basse vie respiratorie e abbondantemente oltre le 60 mila sono malate di cancro ai polmoni. Mettendo insieme tutto ciò le malattie respiratorie croniche rappresentano la terza causa di morte sul pianeta, con una stima di più di 50 mila decessi l’anno. Che equivale, anche se è brutto dirlo,  a costi diretti e indiretti pari a 45,7 miliardi di euro (assistenza medica, perdita di giornate lavorative, diminuzione della produttività e consumo di farmaci e ossigeno). Numeri che peraltro sono in aumento, a causa dell’invecchiamento progressivo della popolazione e, come si diceva prima, all’aumento dei fumatori. Secondo i dati del Rapporto sul fumo in Italia dell’Istituto Superiore di Sanità, presentati li scorso anno in occasione della Giornata Mondiale contro il tabacco, quasi un italiano su 4, il 24,2%, è un fumatore: una percentuale che non si registrava dal 2006.

Come nasce la BPCO

Si respira male, si ha quasi sempre la tosse e a volte si va incontro a febbre, perché nei bronchi pieni di muco i batteri si sviluppano a grande velocità. Dando luogo a infezioni ripetute. Potrebbe essere questo l’identikit della Bronco Pneumopatia Cronica Ostruttiva (BPCO), sigla che comprende due malattie molto diffuse: bronchite cronica ed enfisema polmonare. Ma cosa succede nei bronchi di chi soffre di questa patologia? Le difficoltà a far uscire l’aria dai polmoni e quindi a farne entrare della nuova, ricca di ossigeno, riconoscono due diversi elementi causali. Nel caso dell’enfisema il problema è legato soprattutto alla progressiva distruzione degli alveoli polmonari, che rappresentano la “stazione” anatomica in cui si verificano gli scambi tra l’aria ed il sangue. In pratica è nell’alveolo che il sangue lascia l’anidride carbonica e le altre sostanze tossiche ricuperate dall’organismo e ricupera l’ossigeno che dovrà giungere a tutto l’organismo. Nel momento in cui queste “stazioni” vengono distrutte, la possibilità che avvenga questo scambio si riducono e di conseguenza il sangue che circola nel corpo è sempre meno utile. Nel caso della bronchite cronica, invece, il meccanismo di base consiste nella riduzione del diametro delle vie aeree, che porta ad un’oggettiva difficoltà per l’aria ad entrare ed uscire dalle vie respiratorie. Se poi si pensa che spesso queste due malattie si associano nello stesso individuo ecco spiegato come sia pesante da sopportare il danno per la respirazione, e alla fine per l’intero organismo.

Come si riconosce la BPCO

Chi soffre di BPCO ha quasi sempre nella sua storia un passato da fumatore e quindi tende a sottovalutare sintomi come la tosse o una leggera dispnea. In genere, quindi, il paziente si rivolge al medico non tanto per la comparsa di tosse, quasi sempre mattutina, quanto per la comparsa di febbre con dolore toracico che si accompagnano a tosse con abbondante espettorato. In molti casi può essere presente anche difficoltà di respirazione. In genere, comunque, ecco quali sono i sintomi presenti nelle fasi in cui la BPCO si manifesta più classicamente oppure in caso di riesacerbazioni, che possono portare al ricovero ospedaliero e rappresentano il pericolo principale per chi presenta la malattia. ecco, in sintesi, i segnali cui prestare attenzione, oltre ovviamente a indici di peggioramento come la febbre.

Come scoprire se la BPCO peggiora

Normalmente i malanni più comuni dell’apparato respiratorio portano sintomi come tosse, febbre, spossatezza. Capita con le influenze di stagione, i repentini cambiamenti di temperatura e le infezioni respiratorie. Ma a volte questi fastidi durano anche  per settimane, e magari si accompagnano ad altri sintomi. In questi casi occorre prendere con attenzione questi disturbi, che possono segnalare situazioni patologiche più gravi. Ecco quali sono i principali segnali d’allarme delle vie del respiro.

Come si studia la BPCO

Incassati nel torace, i polmoni sono assai difficili da raggiungere con le comuni tecniche diagnostiche. Basti pensare ad esempio che l’ecotomografia, l’indagine non invasiva più usata, è praticamente inutile nello studio di questi organi perché i “mantici” sono pieni d’aria, e l’aria non è in grado di riflettere gli ultrasuoni e quindi di dare immagini ecografiche chiare. Questo non significa comunque che non si possano individuare e studiare eventuali lesioni. Ecco come.

Quali sono i fattori di rischio per la BPCO

Il fumo di sigaretta si correla direttamente all’insorgenza di BPCO. ma anche ambiente, stile di vita e predisposizione endogena del soggetto concorrono a determinare una gran mole di possibili elementi di rischio. Tuttavia, mentre per alcuni è ormai accertato un ruolo preciso nella patogenesi della BPCO, per altri non sono ancora ben definiti le caratteristiche della possibile pericolosità. Ecco comunque, in sintesi, i fattori di rischio certi e ipotizzati.

In collaborazione con GSK

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