Sebbene non se ne parli troppo spesso e nella maggior parte dei casi venga sottovalutato, l’alluce valgo non è solo un problema di natura estetica, ma una patologia che può colpire chiunque e provocare serie complicazioni che vanno dal dolore intenso alle difficoltà di deambulazione. Osservando i dati, emerge che più di un terzo delle donne italiane soffre di questo disturbo; complici calzature inadeguate, postura sbagliata e predisposizione individuale.
Nello specifico, le donne risultano il genere più colpito con un rapporto di 15:1 rispetto agli uomini. Secondo le stime, in Italia sarebbe affetto circa il 40% delle donne e la fascia d’età più colpita è tra i 40 e i 60 anni – con un picco tra i 45 e i 50 – sebbene possa insorgere a qualsiasi età. Infatti, esistono anche forme giovanili che si manifestano intorno ai 20-25 anni o forme che affiorano in concomitanza con patologie degenerative come l’artrosi, che si manifestano, quindi, in età più avanzata.
Indice
Cos’è l’alluce valgo
L’alluce valgo è una deformazione che colpisce il primo dito del piede – a livello dell’articolazione metatarso-falangea – che viene deviato lateralmente nella direzione delle altre dita; ciò comporta, di conseguenza, una sporgenza mediale del primo osso metatarsale che appare come un rigonfiamento a livello della faccia mediale del piede. L’angolo che viene a formarsi tra l’alluce e il secondo dito si modifica progressivamente, con conseguente spostamento della base dell’alluce verso l’esterno.
Nel corso degli anni, poi, la deformità può riguardare anche le altre dita. In genere, questa modificazione della struttura ossea si associa ad un’infiammazione costante o intermittente della borsa sierosa che si trova alla base dell’alluce, provocando quindi dolore. Inoltre, la protuberanza mediale – la cosiddetta “cipolla” – tende a peggiorare con lo sfregamento della scarpa e non sorprende che, se trascurato, questo problema tende a cronicizzarsi e a degenerare. Sono particolarmente frequenti i casi (75% del totale) in cui l’alluce valgo riguarda entrambi i piedi.
Prevenire l’alluce valgo: è possibile?
Non è facile fare prevenzione per l’insorgenza dell’alluce valgo, perché la maggior parte delle cause sono da ricercarsi in una predisposizione genetica e in errate posture. Tuttavia, la malformazione potrebbe insorgere a causa dell’utilizzo di scarpe strette, con tacchi alti e a punta, quindi si può ridurre la probabilità di sviluppare la patologia indossando scarpe comode e funzionali.
È importante assicurarsi che siano della giusta dimensione, che lascino il corretto spazio spazio alle dita dei piedi in modo che possano muoversi liberamente e che bilancino bene il peso tra tallone e parte anteriore del piede.
Sintomi dell’alluce valgo
Ovviamente, il sintomo più evidente è la deformazione dell’articolazione metatarso-falangea del primo dito del piede. La progressiva modificazione dell’angolazione dell’alluce porta diversi disturbi: nelle forme iniziali o meno gravi, si assiste ad un’infiammazione del 1° metatarso con l’insorgenza del tipico rigonfiamento sul versante mediale del piede (la cosiddetta “cipolla”) che può risultare arrossato ed edematoso a causa dello sfregamento delle scarpe, causando dolore e difficoltà a camminare.
Nelle forme avanzate, la deviazione dell’alluce diventa sempre più marcata, tanto che ne risentono anche le altre dita del piede: il carico si trasferisce sulle dita centrali, provocando dolore (metatarsalgie) ed ulteriori deformità (dita a martello).
Le principali cause dell’alluce valgo
Da un punto di vista eziologico, la causa principale dell’insorgenza dell’alluce valgo è riconducibile a fattori genetici, come il piede piatto o cavo. Inoltre, va valutato il peso di fattori di rischio quali l’uso di calzature non adatte. Nel caso in cui la malattia insorga nell’adolescenza o addirittura nell’infanzia, le cause sono sicuramente da attribuirsi ad una predisposizione genetica.
La causa secondaria – come accennavamo prima – dell’alluce valgo è l’utilizzo di calzature non idonee: quando il piede nudo è appoggiato a terra il carico è diviso per il 55% sul tallone e il restante 45% sulle dita. Se utilizziamo un tacco di 2cm il carico si riequilibra, dividendosi equamente tra le due zone, ma se alziamo il tacco, per esempio a 9cm, il carico sarà totalmente sbilanciato: 80% sull’avampiede e 20% sul calcagno.
La situazione peggiora ulteriormente quando la calzatura, oltre ad avere un tacco alto, è anche a punta stretta: in questo modo alluce e 5° dito vengono spinti verso il centro del piede, nella posizione “in valgo” per l’alluce.
Ricapitolando, le cause possono essere:
- Congenite: alterazioni della morfologia del piede presenti dalla nascita, come il piede piatto o cavo. Chi soffre di questi disturbi ha una maggiore probabilità di sviluppare l’alluce valgo. Rientra in questa categoria anche chi presenta una familiarità con il problema, segno che lo sviluppo della patologia è, in qualche modo, legato a fattori ereditari.
- Secondarie: calzature inadeguate alla fisiologia del piede, come scarpe con tacchi alti e a punta stretta oppure troppo piccole, che costringono l’alluce in una posizione non naturale.
- Conseguenza di patologie come artrite reumatoide e gotta.
Conseguenze dell’alluce valgo
Oltre a dolori e infiammazioni croniche e recidive, l’alluce valgo può comportare lesioni ossee, ulcere, callosità e, nei casi più gravi, un’alterazione funzionale della dinamica del piede. Per questo, con il tempo questo disturbo può trasformarsi in una vera e propria sindrome posturale, dato che un corretto posizionamento dell’alluce è una condizione fondamentale per una corretta deambulazione. Possiamo così dividere le conseguenze dell’alluce valgo in due grandi categorie:
- Conseguenze locali, che riguardano il piede nello specifico, come degenerazione articolare, borsite, metatarsalgie, deformità e lussazioni delle dita.
- Conseguenze posturali, come la tendenza al ginocchio valgo, con conseguente dolore alle componenti interne del ginocchio, rigidità alle anche, accentuazione della curva lombare che si associa a lombalgia cronica.
Indagini da effettuare per diagnosticare l’alluce valgo
In genere, il percorso inizia con una visita ambulatoriale in cui il medico valuterà le condizioni generali del paziente, controllando la postura sia in posizione eretta sia durante la camminata. Si potrà valutare il modo in cui il paziente appoggia il piede al suolo.
Si eseguirà poi una radiografia, sempre in posizione eretta, in modo da verificare il carico sul piede che permette di stabilire l’angolo del valgismo per indirizzare il paziente verso la cura più adeguata. Dopo queste prime indagini, se il medico lo ritiene opportuno, potrebbero essere necessarie ulteriori approfondimenti strumentali, come ecografia, risonanza magnetica o tac.
Solo dopo aver ottenuto un quadro chiaro e completo della situazione, considerando anche lo stile di vita del paziente, le sue abitudini e le sue necessità, il medico potrà proporre un piano terapeutico personalizzato che riesca a tener conto di tutti i fattori.
Le cure: trattamento conservativo o chirurgia
Nelle fasi iniziali della patologia, intervenendo tempestivamente, si potrà fare ricorso a terapie conservative per evitare peggioramenti, ma la patologia non può risolversi se non con un intervento chirurgico. Quindi, in un primo momento, verrà consigliato di utilizzare scarpe comode con pianta larga e tacco basso, nonché plantari, tutori e dispositivi medici appropriati, ma anche farmaci antidolorifici per l’eventuale gestione della sintomatologia dolorosa. Nei casi più gravi, si consiglierà un intervento chirurgico.
La scelta della tecnica chirurgica da adottare in ortopedia è una decisione che spetta al chirurgo, basata sulla sua esperienza, sulle specifiche necessità del paziente e sulla sua familiarità con le diverse metodologie. È fondamentale ricordare che non esiste una “tecnica migliore” in assoluto, ma piuttosto la migliore è quella con cui il chirurgo si sente più a suo agio, purché sia efficace e supportata da validazione scientifica.
Tecnica Open
La tecnica chirurgica tradizionale, o “open”, richiede incisioni sulla pelle per esporre l’articolazione, permettendo così una visione completa e una valutazione accurata di eventuali danni articolari. Questo metodo utilizza impianti per mantenere la correzione chirurgica, che vengono inseriti direttamente nell’osso e non necessitano di rimozione successiva.
Tecnica Mininvasiva Percutanea
L’approccio percutaneo mininvasivo mira a raggiungere gli stessi risultati della chirurgia open attraverso incisioni minori, riducendo così l’invasività. Questo metodo evita l’uso di impianti, richiedendo un bendaggio post-operatorio molto accurato, realizzato esclusivamente da personale qualificato, per assicurare il mantenimento della correzione fino alla guarigione dell’osso. Sebbene questa tecnica possa abbreviare i tempi chirurgici, l’assenza di impianti può prolungare leggermente il periodo di gonfiore post-operatorio del piede.
Tecnica Mista
Esiste anche l’opzione di una tecnica mista, che combina gli approcci mininvasivo e open. Questa metodologia fa uso di incisioni minori, che, grazie ai progressi tecnologici, sono significativamente più piccole rispetto a quelle utilizzate in passato. L’obiettivo è sfruttare i benefici della chirurgia mininvasiva adattandola a situazioni che precedentemente richiedevano un approccio open, estendendone l’applicabilità anche a casi precedentemente considerati meno adatti. Ciò permette a un numero maggiore di pazienti di godere dei vantaggi combinati delle due tecniche.
Il decorso post-operatorio per l’alluce valgo
In linea di massima, grazie a calzature post-operatorie e fasciature, il paziente potrà poggiare subito i piedi a terra senza l’uso di stampelle. Si effettueranno poi dei controlli a distanza di qualche giorno per valutare l’andamento della situazione. In genere, dopo circa 45 giorni si procederà con un nuovo controllo radiografico.
Le possibili complicazioni dell’alluce valgo
Come detto prima, l’alluce valgo non può essere risolto senza un intervento chirurgico, se trattato tempestivamente, però, è possibile evitare una rapida degenerazione. Un ritardo nell’inizio del trattamento può peggiorare la sintomatologia, favorendo l’insorgenza di ulteriori disturbi come l’artrite a livello delle articolazioni e la deformità delle altre dita del piede che vengono “spinte” dall’alluce fuori dalla loro sede fisiologica.
Anche l’intervento potrebbe associarsi ad alcune complicanze, come infezioni, rigidità alle articolazioni delle dita, guarigione dell’osso in posizione errata, ispessimento del tessuto cicatriziale o recidiva dell’alluce valgo con necessità di un ulteriore intervento chirurgico.
Fonti bibliografiche:
- Federico Usuelli, Alluce valgo: le principali tecniche chirurgiche
- Il Corriere, L’alluce valgo
- GVM Care&Research, Alluce valgo