I social hanno un potere enorme, arrivano a tutti, toccano i cuori e le menti. Ma permettono anche di ferire, offendere, insultare, provocare ondate di odio verso una persona o una sua caratteristica. Così tutti possono diventare bersaglio degli hater, gente codarda e disturbata che spesso si nasconde dietro un nickname. Gli hater si scagliano contro chiunque: bassi, magri, leader, neri, famosi, belli, brutti, gay, disabili, influencer, over 50.
Gli insulti contro le persone grasse sono uno degli sport preferiti dagli hater: si chiama fat shaming (vergogna del grasso) l’azione di insultare ferocemente le persone sovrappeso per metterle in difficoltà. Dobbiamo capire come difenderci e non farci convincere, dai loro commenti velenosi, di essere sbagliate, brutte, negative. Eppure una valutazione critica può nascondersi anche dietro un commento in apparenza gentile di un’amica: “Però sei carina, se dimagrisci diventerai bellissima”.
Quando non dobbiamo prendercela
E’ vero che quando qualcuno (in buona fede, si spera) ci fa un complimento che nasconde una critica sulla nostra forma fisica commette una scortesia nei nostri confronti, ma è un gesto motivato dalle consuetudini sociali spesso nemmeno percepite. Quindi non dobbiamo prendercela se nei dm ci propongono di fare movimento per buttare giù qualche chilo. Il più delle volte sono suggerimenti dati con sincerità e premura, dettati dal senso comune.
Lo sappiamo bene che un peso eccessivo può rivelarsi pericoloso per la salute. Ma se siamo soddisfatte di come siamo e vogliamo mostrarlo al mondo, insieme alle nostre idee, a ciò che ci appassiona, ai nostri pensieri e ai nostri talenti, possiamo farlo al di là di come siamo fatte. Ed è nostro diritto affermare la nostra fisicità qualunque essa sia, come chiede anche la recente affermazione (mondiale) della body positivity, che promuove l’accettazione di ogni aspetto fisico a prescindere da taglia, forma, colore della pelle, genere.
Non possiamo tollerare però gli insulti e la volgarità degli haters. Sono una categoria di maleducati per piacere, di cocciuti per vocazione, di ignoranti per diletto. Non cambieranno idea, non smetteranno di insultare e non si pentiranno mai. Quindi facciamoli fuori così.
Il metodo “soft”: cacciamoli con cortesia
Possiamo rispondere agli insulti con una sola frase: “Ti ringrazio per le tue critiche, mi aiuteranno a migliorare, se ti va continua a criticarmi, mi servirà”. L’hater di base è un po’ ottuso, ma una frase così cortese dovrebbe spiazzarlo (meglio se ripetuta): viene ringraziato e spronato a fare altre critiche per aiutarci a migliorare la nostra persona! Accidenti, lui che voleva buttarci giù sta addirittura contribuendo a farci essere migliore. Too much anche per un misero odiatore che voleva solo farci a pezzi.
Il metodo “strong”: cacciamoli con energia
Se invece scegliamo un approccio più “aggressive”, abbiamo tre opzioni: bloccare l’hater, silenziarlo e, nel caso estremo di diffamazione e minacce gravi, querelarlo. Nei primi due casi facciamo da sole: per bloccare l’odiatore ci vuole un attimo e lui non vedrà più nulla di noi (ma può riemergere con un altro profilo falso, che si blocca di nuovo). Oppure possiamo silenziarlo: noi non lo vedremo più ma lui continuerà a vedere i nostri post senza poter fare più nulla. Nel terzo caso dovremo ricorrere innanzitutto alla Polizia Postale: molto spesso gli haters sono anonimi e solo la Polizia può risalire all’identità del “disturbatore” rintracciando il suo indirizzo IP.
Non crediamo agli altri, crediamo in noi stesse
L’importante è non credere mai a ciò che ci scrive un leone da tastiera. O anche cento, perché gli haters si spalleggiano e si danno ragione uno con l’altro, anche se scrivono cose ignobili e false. Lasciamo fuori dal nostro cuore le loro parole (oltre che bannare gli autori) perché, se le facciamo entrare, saremo noi che abbiamo aperto loro la sua porta. Piuttosto, cerchiamo di ricordarci sempre che siamo libere di esprimerci, al di là di come siamo fatte.
Questo vale per i social, ma anche per la vita reale, quella in 3D, in cui incontriamo persone, facciamo scelte, esprimiamo idee, cerchiamo la nostra strada per la felicità. E che valiamo per ciò che abbiamo in testa, non per il nostro BMI, l’Indice di Massa Corporea. A quello ci penseremo se e quando decideremo noi, e non perché un cretino ci ha insultate.