Un tempo c’erano le favole, quelle che narravano le vicende di principi forti e valorosi che, in sella a un cavallo bianco, andavano alla ricerca di una principessa da salvare. Non c’era molto spazio per l’immaginazione, ma per i sogni sì, perché tutte queste storie si concludevano sempre con il tanto agognato lieto fine.
Crescendo, poi, lo abbiamo capito che quel finale era destinato solo ed esclusivamente alle storie della buonanotte. Che nessun principe sarebbe venuto a salvarci e che la parola “Fine” non sarebbe stata accompagnata da nessun altro aggettivo. I più romantici, però, non hanno mai smesso di credere nell’amore (e per fortuna!) nonostante la difficoltà oggettiva e sempre più evidente di trovare la persona giusta. Del resto la prospettiva di poter condividere la vita con qualcuno esercita sempre un certo fascino.
C’è chi, però, adattandosi ai tempi e armato di tanta razionalità, ha scelto di sperimentare nuove forme di relazioni che sono ben lontane da quelle alle quali eravamo abituati. Uno dei più recenti esempi è dato dalla situationship, una situazione in cui si sta insieme, ma senza impegnarsi poi così tanto. Ci si prende cura dell’altro sì, ma solo durante i momenti intimi e condivisi. Si vive il presente e non si fanno progetti per il futuro, ma soprattutto non si lascia alcuno spazio alle promesse e alla chiarezza.
Cos’è la situationship
Diversa dalla frequentazione e dai flirt estivi, la situationship è una relazione non ordinaria che trova proprio il suo massimo significato nella parola anglosassone scelta per identificarla. I millenials, quelli rimasti single per scelta o per necessità, stanno familiarizzando oggi con questo termine che, invece, è già caro alla Gen Z. Ma cos’è esattamente questa situazione relazionale in cui molti sono già rimasti intrappolati?
Definire a parole qualcosa che di per sé è indefinito è una missione assai complessa. Quello che possiamo dirvi sulla situationship è che si tratta di una relazione non ufficiale e non ufficializzata dalle parti coinvolte. Un rapporto che non vuole e non chiede promesse, né tanto meno ha obiettivi futuri e condivisi.
Le situazioni sono diverse e variegate, ma hanno in comune tutte le medesime caratteristiche: si sta insieme quando si ha voglia, si vive il presente e non ci si etichetta in nessun modo, anche se questo non vuol dire rinunciare ai momenti romantici o alle esperienze condivise, per esempio. La libertà lasciata all’altro è tanta, perché non ci sono vincoli. E forse è proprio questo il successo della situationship. Ma il pericolo è in agguato perché una relazione di questo genere porta con sé l’assoluta mancanza di chiarezza e di stabilità.
Trappola o libertà?
Ci si incontra, ci si diverte, si passa del tempo insieme e poi si prosegue per la propria vita, fino al prossimo appuntamento, senza promesse o impegni già definiti in agenda. Questa è la situationship, un limbo che non conosce limiti ben definiti. Più di amici di letto, ma meno che fidanzati: chi le decide le regole? Una domanda questa, che in realtà non ha una risposta, perché nella situationship le regole non esistono, ed è per questo che tutto si complica.
Certo, c’è un’estrema libertà, quella che spesso non appartiene a chi invece è impegnato in situazioni ufficiali, e che rende tutto più leggero e affascinante. Il vero problema nasce quando ci si chiede come fissare dei limiti tangibili in una situazione che limiti non li ha. Se a questo poi ci aggiungiamo il fatto che uno dei due può essere più coinvolto dell’altro, il disastro è praticamente annunciato.
Come comportarsi quindi? La prima cosa da fare è riconoscere di essere in una situationship, assumere la consapevolezza che la relazione che stiamo vivendo, in realtà, è destinata a non evolversi mai. Se questo epilogo indefinito non ci turba, allora possiamo continuare, pur consapevoli del fatto che le cose con tutta probabilità non cambieranno mai. Se invece ci rendiamo conto di volere qualcosa di diverso, l’unica cosa da fare è parlare con sincerità al proprio partner – che partner non è – per chiarire le cose e per non far sì che quella libertà si trasformi in una trappola.