Se ti è mai capitato di sentire il cuore battere un po’ più forte mentre torni a casa di sera, o di cambiare strada per evitare una via troppo buia, sappi che non sei sola. È un’esperienza che condividono tantissime persone, soprattutto donne, e non c’è niente di strano o sbagliato nel provare questa sensazione.
Di giorno magari tutto sembra normale, ma quando cala il buio e le strade si svuotano, i passi rimbombano sull’asfalto, e quello che dovrebbe essere semplicemente un rientro a casa diventa invece un momento in cui ogni senso è all’erta. E questa modalità comporta delle azioni precise, come scegliere sempre la strada più illuminata, far finta di parlare al telefono anche se non stai chiamando nessuno, tenere le chiavi pronte in tasca e ascoltare ogni rumore intorno a te.
E attenzione: non serve aver vissuto un’aggressione per provare questa paura. Molte testimonianze raccontano che il timore cresce anche solo ascoltando le storie delle altre, respirando un clima di allerta collettiva e sentendosi quotidianamente più vulnerabili quando si è fuori.
Indice
Da dove nasce la paura di rientrare da sole?
Le ragioni sono tante e spesso si intrecciano tra loro.
Dal punto di vista psicologico, possono entrare in gioco diverse cose:
- l’ansia generalizzata, quella sensazione di perdita di controllo che a volte ci accompagna;
- l’ansia sociale, che rende difficile stare in mezzo a sconosciuti;
- l’agorafobia, che trasforma ogni uscita in un momento di tensione;
- oppure quella che chiamano “sindrome della capanna”, cioè la difficoltà a tornare nel mondo sociale dopo periodi di isolamento.
Ma, come dicevamo, non è una questione individuale. C’è anche tutto un mondo intorno a noi che influenza come ci sentiamo: i racconti che sentiamo, le esperienze dirette o quelle delle persone a noi care, le notizie di cronaca, le pressioni familiari (come “non uscire troppo tardi”, o “mandami un messaggio quando arrivi”), e in generale il modo in cui ci viene insegnato a muoverci nello spazio pubblico.
La paura, insomma, non parla solo di noi, parla anche del mondo in cui viviamo.
Cosa dicono i numeri
I dati confermano che questo fenomeno è piuttosto diffuso.
In Italia, una donna su due non si sente al sicuro quando esce da sola la sera: secondo ISTAT parliamo del 51% delle donne, a fronte di oltre il 70% degli uomini. Una differenza evidente, che non riguarda il coraggio individuale, ma una più ampia e radicata condizione di fragilità sistemica.
Una ricerca di Eumetra per Telefono Donna, poi, ha rivelato che oltre il 60% delle ragazze evita i mezzi pubblici la sera, e non solo; molte mettono in atto vere e proprie strategie di difesa. Cambiano tragitto, chiedono a qualcuno di accompagnarle, tengono le chiavi in mano, evitano di mettere gli auricolari per restare vigili, camminano fingendo di essere al telefono con qualcuno.
Il peso delle notizie e delle esperienze personali
Le notizie di violenza sui giornali e sui social non aiutano, anzi, amplificano la percezione del rischio, anche quando statisticamente il nostro contesto è sicuro. Il cervello, purtroppo, non sempre distingue tra una minaccia reale e una minaccia raccontata e tende a generalizzare per proteggerci, cosa che rende la paura ancora più radicata e persistente.
Chi poi ha vissuto direttamente molestie, inseguimenti, commenti indesiderati o situazioni ambigue sviluppa spesso una sorta di “memoria del corpo“, ovvero una tensione anticipatoria che riemerge ogni volta che si trova sola per strada, come se il corpo ricordasse e si preparasse a difendersi ancora prima che la mente lo elabori.
Non tutti i luoghi sono uguali
La percezione di sicurezza cambia molto anche a seconda di dove ci troviamo.
Nelle grandi città, soprattutto in zone poco illuminate, nelle periferie o nelle strade poco frequentate, il senso di allerta tende ad aumentare. Nei piccoli centri, dove magari ci si conosce un po’ tutti, può esserci una maggiore sensazione di protezione, ma anche lì, nei luoghi isolati o con poca mobilità, le paure restano.
Perché riguarda soprattutto le donne?
La psicologia ci spiega che la ragione è duplice:
- da un lato, esiste un rischio reale, testimoniato tanto dall’esperienza quotidiana quanto dai dati sulle molestie e sulle aggressioni;
- dall’altro, c’è una forte pressione culturale che insegna alle donne, fin da piccole a proteggersi, mentre raramente agli uomini viene insegnato a non creare situazioni di pericolo per chi hanno intorno.
Questa asimmetria crea un sistema sbilanciato di responsabilità: chi ha paura deve prevenire, prevedere, controllare ogni situazione, chi invece può generare insicurezza non sempre viene educato a riconoscere il proprio comportamento e a cambiarlo.
Cosa possono fare gli uomini
Ridurre questa paura non è compito solo di chi la prova, ma una responsabilità sociale, che riguarda tutti.
Ci sono piccoli gesti che possono fare una grande differenza:
- evitare di camminare troppo vicino o dietro a una persona sola di notte;
- allontanarsi o cambiare lato della strada se si percepisce che l’altra persona è a disagio;
- non fare commenti sul corpo o sull’abbigliamento;
- offrire aiuto solo se chiaramente richiesto o utile, senza insistere;
- sostenere associazioni e progetti che lavorano contro la violenza e per città più sicure;
- parlarne con amici e conoscenti, perché la cultura cambia anche attraverso le conversazioni quotidiane.
Come affrontare la paura senza giudicarsi
Se questa paura ti condiziona la vita, sappi che ci sono strumenti e percorsi che possono aiutarti, senza che tu debba sentirti “esagerata” o “troppo sensibile”.
Una psicoterapia individuale o gruppi di sostegno possono essere molto utili, soprattutto quando la paura compromette davvero la quotidianità.
Si possono adottare strategie progressive, come fare uscite brevi, scegliere orari in cui ci si sente più tranquille, percorrere tragitti già conosciuti.
Poi, c’è l’allenamento all’autoefficacia che aiuta a rafforzare la sensazione di “potercela fare” ed infine esistono strumenti pratici, come app che condividono la posizione con persone fidate o servizi di supporto telefonico durante le tratte serali, ad esempio:
- DonnexStrada: offre accompagnamento virtuale o reale per rientrare a casa in sicurezza;
- Wher: un’app che indica strade considerate più sicure da altre donne;
- Viola Walk Home: un servizio di camminata virtuale per il rientro sicuro;
- Telefono Donna / Telefono Amico: ascolto, supporto emotivo e segnalazioni.
Una responsabilità condivisa
La paura di uscire da sole o di rientrare la sera non è debolezza, né un limite personale da superare “con la forza di volontà”. È una risposta naturale e adattiva a un contesto che non garantisce a tutte le persone la stessa libertà di muoversi nello spazio pubblico.
Trovare soluzioni significa cambiare infrastrutture, cultura, narrazioni e comportamenti; significa costruire città più sicure, ma anche relazioni più sicure. Significa, in fondo, riconoscere che la libertà di muoversi senza paura non dovrebbe essere un privilegio di pochi, ma un diritto di tutti.
E se stai vivendo questa esperienza, ricordati: non sei sola, non stai esagerando e meriti di sentirti al sicuro.