Da giorni non si parlava che di lei, di Dora Piarulli, un’anziana signora di 80 anni che era stata ricoverata in una RSA contro la sua volontà. A portarla all’interno della residenza sanitaria assistenziale di Aulla, un piccolo comune in provincia di Massa-Carrara, non era stata sua figlia che, al contrario, si era opposta con tutte le sue forze a quella decisione, ma l’amministratore di sostegno.
Sono stati quasi due i mesi di permanenza all’interno della struttura, un periodo durante il quale Dora non ha mai nascosto il suo malessere. “Voglio tornare a casa mia, qui non mi trovo bene”, ha raccontato la donna alla Nazione solo qualche giorno fa – “Non ho capito perché mi abbiano portato qui, ma certo io non ci volevo venire”.
A fare eco alle sue parole, anche la voce della figlia Anna Estdahl che, dal primo momento, si è opposta alla decisione dell’amministratore di sostegno presentando istanza al Tribunale di Lucca.
Perché Dora Piarulli era stata ricoverata senza il suo consenso
La storia di Dora ha avuto una forte risonanza mediatica negli scorsi giorni, raccogliendo la solidarietà di moltissime persone in tutta Italia. Per ricostruire quello che è successo e che ha portato al ricovero coatto dell’anziana, dobbiamo fare un passo indietro e tornare al mese di febbraio, quando la donna era stata ricoverata in un ospedale cittadino.
Al momento delle dimissioni, Dora doveva tornare a casa, come previsto, accompagnata in ambulanza. E, invece, si è ritrovata all’interno della RSA di Aulla, a quasi 60 chilometri da casa sua. A decidere le sue sorti è stato l’amministratore di sostegno presente in ospedale in quel momento.
Sua figlia Anna, è stata avvertita della decisione solo il giorno dopo, manifestando tutto il suo dissenso nei confronti della scelta dell’amministratore di sostegno: “A ogni problema di salute avuto da mia madre, io sono corsa da lei e le ho sempre assicurato tutte le cure necessarie”. Così la donna ha scelto di rivolgersi al tribunale con la richiesta di riportare mamma Dora a casa. La stessa che, nelle scorse settimane, ha più volte affermato di non voler restare nella struttura e, al contrario, di poter riprendere la quotidianità tra le sue cose e gli affetti.
Così Dora torna a casa
Anna si è subito mobilitata contro quella decisione presentando istanza al tribunale che però, in prima battuta, ha dato ragione all’amministratore di sostegno. “Le persone anziane possono essere curate al meglio in casa, coccolate nell’ambiente familiare”, aveva detto Anna, affermando che a casa, sua madre, avrebbe trovato il suo amatissimo gatto e una badante che da tempo si occupa di lei.
E per fortuna, dopo settimane di permanenza nella RSA di Aulla, Dora ha avuto il suo lieto fine. Dopo il ricorso al Tribunale di Lucca, l’udienza fissata per il 30 marzo ha dato ragione a Anna Estdahl e a sua madre, permettendo quindi all’ottantenne di tornare a casa. “Io ho cercato di rispettare sempre i desideri di mia madre” – ha dichiarato Anna – ” Mia madre vuole stare a casa sua ed essere assistita da una badante”.