Movie Look Addicted: i migliori look di “Ballerina”, lo spin-off di John Wick

Muovendosi sinuosa ma letale tra ineccepibili pirouette e granate, Ana De Armas è la nuova eroina d'azione della saga di John Wick: trama e costumi di "Ballerina"

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Sara Iaccino

Beauty e Fashion Editor

Make-up artist e amante della scrittura, ha lavorato come Beauty e Fashion Editor per vari magazine con l'obiettivo di unire le sue passioni in una sola professione.

Dallo scorso 12 di giugno non si parla d’altro: chi alla notizia dell’uscita nelle sale di Ballerina ha storto il naso, pensando di trovarsi dinanzi al solito spin-off tutto al femminile costruito a tavolino, più per esigenze di mercato che per pura e semplice urgenza creativa, ha dovuto prontamente ricredersi. Il nuovo film Lionsgate diretto da Len Wiseman – da Underworld – fa parte della saga di John Wick e ha assolutamente ragione d’essere, nulla da invidiare ai capitoli più famosi di quell’universo.

“Ballerina”, tutto sul nuovo film con protagonista una splendida e letale Ana De Armas: trama e costumi

Posto a metà tra un action movie ed una fiaba dalle atmosfere oscure, parliamo di quello che gli esperti del settore amano definire un sidesequel, ossia un film che si svolge parallelamente agli eventi di John Wick 3 – Parabellum: al centro delle vicende la tragica storia di Eve Macarro, giovane cresciuta in un mondo governato da violenza e vendetta, all’interno della Ruska Roma, la misteriosa scuola di assassini a fondere danza classica e addestramento letale introdottaci nel capitolo della saga del 2019. Era proprio lei, infatti, la ballerina tatuata che si era intravista allora addestrarsi per diventare un’assassina, oggi tornata nel ruolo di protagonista in cerca di vendetta.

Lì, sin da bambina, sotto la guida de La Direttrice (Anjelica Huston) Eve ha appreso e affinato l’arte di uccidere, ma ciò che la spinge tuttora a farlo non è la sete di sangue bensì un affare strettamente personale, insieme alla disperata ricerca di un’identità tristemente perduta durante l’infanzia: l’efferato omicidio di suo padre – un sicario in pensione legato al leggendario Continental – scena con cui ci viene introdotta l’intera trama.

Venti anni dopo, ormai adulta, l’orfana viene a conoscenza di nuove informazioni in merito al passato oscuro dell’uomo e decide così di rintracciare e giustiziare i responsabili della sua morte. Dall’altra parte del grande schermo lo spettatore la accompagna in un viaggio che la vede confrontarsi con fazioni criminali, assassini in pensione e figure ambigue, su di un cammino disseminato di silenzioso dolore e ostacoli. Centrale è l’incontro con John Wick (Keanu Reeves), il quale le concede un’ora di libertà per completare la sua missione prima che il contratto su di lei venga eseguito.

Ad interpretare la nuova eroina d’azione, sulla stessa scia di Angelina Jolie in Wanted, Uma Thurman in Kill Bill, Scarlett Johannson in Black Widow e Charlize Theron in Atomic Blonde, è Ana de Armas, splendida e letale, perfettamente calata nel ruolo: dopo il primo approccio a questo mondo nei panni di “Bond Girl” in No Time To Die ci troviamo di fronte ad un’icona femminile non convenzionale, non una giustiziera iper-sessualizzata, piuttosto una donna in guerra sé stessa e con il proprio passato, disciplinata e rigorosa come un’artista, fatale come un’arma. Se il più celebre John Wick, Baba Yaga, è facilmente associato alla figura di angelo della morte, in Ballerina lei danza con il dolore e fa della vendetta la sua migliore coreografia.

Sulla scena efferatezza e grazia, quella tipica del balletto, si incontrano e si fondono nelle le luci e nelle ombre di un’anima spezzata, tra passi sulle punte e mosse d’arti marziali, avvincenti lotte corpo a corpo e sequenze spesso splatter servite dall’abile uso di lanciafiamme, fucili, pattini improvvisati armi contundenti, rompighiaccio e pistole.

Ana De Armas, i look di Eve Macarro in “Ballerina” tra eleganza e violenza

A distinguere il personaggio principale, cupo, silenzioso, e mosso nel profondo da una determinazione glaciale, sono anche i costumi: chi si è occupata della loro scelta e realizzazione è stata la nota vestiarista premio Oscar Judianna Makovsky, la quale ha svolto prima di ogni altra cosa un grosso lavoro di analisi e progettazione per cucirglieli – a volte letteralmente – addosso.

Gli eterogenei – e a tratti contraddittori – look con cui Eve Macarro si muove, misurata, sulla scena vogliono essere lo specchio perfetto della sua duplice natura, quella ibrida ed in un equilibrio degno d’arabesque tra ineccepibile atleta e implacabile assassina: nelle scene iniziali la vediamo sì indossare tutù scuri, sinuosi abiti da danza dalle silhouette pulite, minimaliste, ma accostati ad immancabili quanto grintosi elementi in pelle o metallo. Onnipresenti i guanti neri, gli stivaletti con carrarmato e le cinture tattiche militari. Ma ecco, allo snodarsi delle vicissitudini, i costumi farsi via via più funzionali, seppur mai privi della sua cifra stilistica.

Nella scena topica ambientata nel ristorante di alta classe trasformato attimi dopo in campo di battaglia, Ana De Armas è fasciata in un abito da sera nero e aderente, il quale si strappa progressivamente mentre il combattimento di inasprisce, rivelando sotto di sé quella che ha tutte le sembianze di una tuta da combattimento in piena regola.

In un’altra sequenza, ancora, la si vede pattinare sul ghiaccio con addosso un vestito ispirato al balletto classico ma rinforzato con borchie e protezioni, dando luogo ad un mix affascinante tra grazia e aggressività.

Appare chiaro nel corso di tutto il film quanto ogni capo sia stato selezionato con estrema accuratezza per somministrare poco a poco a chi guarda elementi preziosi della psicologia di Eve: una giovane donna nata adulta, che ha imparato a non tradire emozioni e ad impiegare la bellezza come scudo, la grazia come arma.

Il cruciale contrasto tra leggerezza (solo) visiva ed esagerata violenza fisica è uno dei tratti caratterizzanti della pellicola, una narrazione messa in atto anche e soprattutto dai costumi di scena. Fa tutto parte di un mondo inflessibile e spietato, che pretende e prevede l’eleganza anche nella morte, come lo stesso stile personale di combattimento dell’eroina dimostra, combinando balletto e arti marziali in uno solo.

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