Era il sogno di tutte le bambine: quello di indossare l’abito bianco e percorrere la navata per raggiungere l’uomo che sarebbe stato l’amore della propria vita. Oggi, però, il matrimonio non costituisce più quel sogno ne tanto meno, una priorità (ne un’esigenza) ne delle donne ne degli uomini. Ma il tempo dei fiori d’arancio è davvero giunto al capolinea? Per molti sembrerebbe proprio di sì e a confermarlo sarebbero i numeri: negli ultimi 10 anni i matrimoni in Italia hanno subito un crollo numerico. Un dato che sorprende visto il paese familista per eccellenza oltre che cattolico. Di seguito cercheremo di capire il perché di questo addio alle nozze.
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I dati in Italia
I matrimoni hanno rappresentato, nel corso degli anni, un indicatore importante in Italia: fiducia nell’altro e nella sua fedeltà, ma anche nel futuro. I dati attuali, però, parlano chiaro: i giovani credono meno nel matrimonio perché, a diventare instabili, sono le stesse strutture sociali tradizionali.
Stando ai dati dell’ISTAT, nel 2021 ci sono stati 180416 matrimoni, ovvero il 2% in meno rispetto all’anno 2019. Si assiste ad un calo del 5,1% anche dei matrimoni celebrati in Chiesa. In Italia, infatti, si assiste alla celebrazione di 1 matrimonio su due con rito civile. Benché il dato delle prime nozze sia in calo, quello delle seconde nozze è in crescita.
C’è da dire anche che i matrimoni sono di meno perché i Millennials sono meno rispetto i Boomers. Negli ultimi venti anni, infatti, le nuove generazioni si sono ridimensionate numericamente, sin dagli anni Settanta.
Parallelamente, si assiste ad un aumento delle convivenze (triplicate nel biennio 2020/2021) anche se, le donne, preferiscono uscire dalla propria famiglia per ragioni matrimoniali (dato registrato nel 40% delle donne nate negli anni ‘80).
In amore vince…chi fa carriera
Più che indossare l’abito bianco, oggi le donne sentono il bisogno di realizzarsi dal punto di vista della carriera. Prima, il matrimonio, veniva visto come un punto di arrivo della propria esistenza: metter su famiglia e fare figli non poteva che essere l’aspirazione massima per una donna. Oggi, con la parità dei sessi, le carriere, sia quella maschile che quella femminile, dovrebbero avere lo stesso peso e la realizzazione professionale diventa un elemento irrinunciabile della propria vita.
Certo, si diventa più egoisti ma bisogna anche fare i conti con il disintegrarsi di un cliché della società occidentale: l’uomo che lavora tutto il giorno fuori casa per portare a tavola la pagnotta, la donna che deve occuparsi di casa e figli, protetta sotto l’ala dell’uomo tuttofare (per lo meno finanziariamente parlando). Oggi sembrerebbe quasi che l’uomo si senta spaventato e minacciato da una donna che potrebbe essere in grado di provvedere allo stesso modo (o in modo superiore) al fabbisogno della famiglia.
Kate Bolick, giornalista americana, ha scritto che non esistono più molti uomini da matrimonio. Questa sua affermazione potrebbe essere spiegata con il fatto, appunto che prima il tenore di vita di un individuo di sesso maschile veniva sancito dalla casa in cui viveva con sua moglie e i suoi figli, con la sua famiglia, appunto. Oggi la famiglia è qualcosa di fuori moda.
A non venire meno, però, è la voglia di amare e sentirsi amati in un mondo, però, dove questo concetto spesso ha dei confini sempre meno definiti. Il matrimonio dava sicurezza. Oggi sappiamo che anche al matrimonio può essere messa la parola fine. Non è raro, infatti, che ai primi segnali di crisi si decida di separarsi e divorziare.
Non ci si sposa più giovanissimi
In passato, sposarsi da giovani o giovanissimi era un’esigenza. Convolare a nozze tra i 20 e i 30 anni, infatti, era l’unico modo per potersi rendere indipendenti dalla propria famiglia di origine, per poter fare esperienze ed autodefinirsi nel mondo. Diciamo anche che soltanto dopo il matrimonio era legittimato fare l’amore, ai fini della procreazione, naturalmente.
Oggi, invece, seppure si decidesse di sposarsi, le nozze arrivano generalmente attorno ai 30 anni d’età e, spesso, nemmeno si prende in considerazione l’idea di poter procreare. Non è escluso che si decida di convolare a nozze dopo una convivenza e, magari, già un figlio insieme. Insomma, il matrimonio non è la conditio sine qua non per diventare genitori. La maternità o la paternità non sono dei diritti soltanto delle persone che si sposano.
Il fattore economico
Impossibile non menzionare anche il fattore economico. In un periodo in cui gli stipendi sono sempre gli stessi ed il costo della vita cresce in modo esponenziale, celebrare un matrimonio rappresenta un costo che non tutti possono permettersi. Che sia una cerimonia per pochi intimi o in grande stile, comunque necessita di budget che, non sempre può essere destinato ad una festa, da parte delle famiglie in difficoltà sempre più crescenti. La coppia preferisce, dunque, tenere i soldi da parte per qualcos’altro: un’auto nuova, un viaggio tanto agognato. Viene meno quella cultura di investire dei soldi in un giorno speciale.
La precarietà è uno dei fattori che contraddistingue la società al giorno d’oggi. Una precarietà che non sempre consente di fare grandi progetti per il futuro. Per questo, si assiste anche alla tendenza di rimanere quanto più tempo possibile in famiglia. Se si esce dalla famiglia di origine si sceglie la strada della convivenza e, dopo, il matrimonio posticipato. In alcuni casi, inoltre, il matrimonio viene concepito non più come un atto comunitario di rilevanza sociale ma un vero e proprio adempimento burocratico di cui si può fare a meno.
Si assiste ad un calo delle nozze anche per questioni fiscali. Infatti, spesso, non conviene sommare redditi alti tra loro poiché le famiglie ne risultano penalizzate. Inoltre, non si può contare nemmeno più sull’aiuto dei genitori che, un tempo, aiutavano ad acquistare, ad esempio, la prima casa.
Sembrerebbe, dunque, che le difficoltà per una giovane coppia, più che legate alla sessualità e all’affettività, fanno riferimento alle incombenze da pagare. Per questo, ci si allontana sempre di più dal matrimonio visto come istituzione, perché costoso.